L'ultimo, ma probabilmente solo in ordine di tempo, si chiama Bryan Reynolds, difensore del FC Dallas. È nato il 20 giugno 2001 a Fort Worth, alle porte di Dallas, ha debuttato nella MLS il 19 maggio 2019 contro i Los Angeles FC e lo scorso settembre ha firmato un quadriennale, nel mirino della nazionale maggiore USA, ha già giocato nell'Under 16, 17 e 18.

Il ragazzo piace al calcio italiano, dalla Roma al Cagliari, ma davanti a tutti c'è ovviamente la Juventus la vecchia Signora che sta diventando sempre più americana. Ha scoperto e preso Weston McKennie, diventato in fretta giocatore da Juve, che guarda caso anche lui è texano, nato a Little Elm, uscito proprio dal Dallas FC prima di crescere, a livello internazionale, con i tedeschi dello Schalke 04. Tecnica, velocità, forza fisica: Reynolds incarna il giocatore moderno. Terzino destro, non si limita però alle funzioni difensive, lo si vede anche in attacco e finora, solo in questa stagione, appena conclusa, 4 assist in 17 incontri con l'aggiunta di tre premi in uno arrivati dalla sua società: rivelazione, miglior difensore e MVP per il più giovane calciatore nella storia del Dallas FC a firmare un contratto da pro, nel 2016 quando non aveva ancora 15 anni.

Reynolds potrebbe arrivare presto in Italia, per ora solo sotto l'ombrello della Juve, che, avendo i posti da extracomunitari tutti occupati, potrebbe farlo passare dal Cagliari oppure potrebbe anche entrare in scena la Roma. Prima di Reynolds però nel raggio Juve è entrato Caden Clark, 17 anni, centrocampista offensivo dei New York Bulls: negli ultimi 10 mesi è passato prepotentemente dalla squadra B dei Red Bulls al debutto nella MLS segnando poi 3 reti in 8 gare, primo gol il giorno dell'esordio assoluto contro l'Atlanta United. I RB lo avevano acquistato per appena 75.000 dollari dal Minnesota United. Adesso il suo valore, anche solo per il fatto di essere entrato nell'orbita 'Vecchia Signora' si è moltiplicato. E sembrano davvero lontanissimi i tempi in cui Alexi Lalas, il difensore con la barba, nel 1994 debuttava in serie A con il Padova: il primo americano vero del calcio italiano, gli altri, quelli che lo avevano preceduto negli anni Trenta e Quaranta, erano infatti figli di italiani che poi, per svariati motivi, avevano fatto il percorso inverso rispetto ai genitori e ai nonni. Ma adesso, quasi trent'anni dopo Lalas, il calcio a stelle e strisce è cambiato e cresciuto, i talenti ci sono e soprattutto c'è un enorme mercato che la Juventus vuole sfruttare.

L'anno scorso le maglie bianconere della Vecchia Signora sono apparse anche al Barclays Center, a Brooklyn, durante l'incontro di basket NBA tra i locali, i Nets e Toronto: era stata organizzata la 'Juventus Night'. E visto poi che lo sponsor Juve si chiama Jeep (gli ultimi due anni di accordo da $46,7 milioni, questa è la seconda stagione, già avviate le negoziazioni per il rinnovo del contratto che scade nel 2021) l'approccio è ancora facile. "Da nostre ricerche - aveva dichiarato l'anno scorso Giorgio Ricci, Chief Revenue Officer della società torinese - è risultato che negli Stati Uniti ci sono 27 milioni di fan bianconeri potenziali. Sono le persone che hanno dichiarato di essere interessate o molto interessate al nostro club".

La storia americana della Juve, ha spiegato ancora Ricci, "...è cominciata nel 2003 quando si è giocata la Supercoppa nel New Jersey nello stadio dei Giants. Sempre dalla stessa indagine che abbiamo commissionato è emerso che gli Stati Uniti hanno un alto potenziale in termini di nuove persone che possono essere attirate dal nuovo posizionamento del nostro marchio come brand di intrattenimento e non solo come squadra di calcio". La Juve poi ha partecipato ai tornei estivi organizzati dalla Relevent Sport Group che, se ora momentaneamente sospesi per la pandemia, dovrebbero tornare non appena la situazione sanitaria, a livello mondiale, tornerà alla normalità. Il futuro della Juve sembra davvero sempre più a stelle e strisce.

di Roberto Zanni