Il mitico dilemma di Amleto - essere o non essere - si é trasformato in tempi di pandemia nella domanda “mi vaccino o non mi vaccino?”. Ormai tutti siamo diventati esperti in materia di COVID 19, ma curiosamente e malgrado da piú parti si chieda ai governi urgenza per disporre le vaccinazioni, molti di noi esprimono dubbi sulle stesse o addirittura si negano a sottoporsi alla fatidica siringa. Alcuni, anche a partire da allergie o malattie preesistenti, resistono il vaccino; altri semplicemente lo fanno per quella specie di spirito anarchico e antisociale che si annida in molti di noi. I risultati che giungono via via che si estende il processo di vaccinazione in Italia e Uruguay, confermano che non sono pochi coloro che non vogliono esporre il braccio l'ago della siringa.

Tutto ció mi sorprende e voglio essere chiaro: io attendo il mio turno e mi vaccineró appena possibile. Lo considero un dovere del cittadino. La volontá di vaccinarmi non mi é dettata dal privilegiare la mia salute o per aumentare il mio senso di sicurezza, ma é spinta dal desiderio di non recare danni agli altri. Tutti noi abbiamo il dovere non solo di proteggerci, ma di proteggere tutta la comunitá, contribuendo a stabilire la migliore situazione sanitaria in tempi di pandemia globale. Fin qui, non mi sembra di aver detto niente di straordinario. Ma ecco che nasce un dibattito tra i miei colleghi consulenti del lavoro. Un datore di lavoro può licenziare il lavoratore che si nega a vaccinarsi?

Considero che può farlo, specialmente in quei settori a maggior rischio (ospedali, centri di riunione, ristoratori, case di salute, e via dicendo). Ma ció che può sembrare ovvio, non lo é per gli avvocati, pronti a ragionare o cavillare sui diritti e i doveri degli imprenditori e dei lavoratori. E cosí mi sono trovato al centro di un dibattito, in cui la maggior parte dei miei colleghi sostengono che il lavoratore ha diritto a non vaccinarsi, perché non vi é una legge che abbia stabilito l'obbligo del vaccino. Farlo - o non farlo - é un diritto della persona, che non puó essere risolto a partire dai poteri dell’azienda. La vaccinazione - sostengono - é volontaria e quindi nessuno mi puó obbligare a farlo, tranne la legge. Un altro collega, anche lui molto impegnato, afferma come fatto sacrosanto: “Se un datore di lavoro obbliga al lavoratore a fare qualcosa non previsto dalla legge, chi incorre nella illegalitá é il datore di lavoro e non il suo dipendente”. Un altro ancora vocifera: “L’imprenditore non puó costringere al lavoratore a fare qualcosa che va contro il libero diritto di quest’ultimo di decidere cosa é bene o male per la sua salute”.

Come é messa la questione in Italia? L'avvocato Aldo Bottini spiega alla rivista on line “Business Insider Italia” che anche in Italia, in mancanza di una normativa specifica, nessun datore di lavoro può obbligare un dipendente alla vaccinazione anti Covid. “Tuttavia - aggiunge il legale, flessibilizzando la sua opinione - , l’azienda potrebbe decidere di sospendere il lavoratore che rifiuta la somministrazione, senza diritto alla retribuzione, per la necessità di garantire la sicurezza, nei confronti del resto del personale: “Il datore di lavoro ha una doppia responsabilità, verso i dipendenti ma anche verso tutti quei soggetti che vengono a contatto con loro, dagli ospedali alle case di riposo, passando per supermercati e aziende di trasporto. La salvaguardia della loro salute è un principio fondamentale di cui l’azienda non si può disinteressare”.

E per garantirla -continua l’esperto -, i manager possono prendere diverse iniziative nei riguardi di chi è contrario all’inoculazione: “In quest'ottica, se il vaccino è considerato una misura di protezione sia personale che per la collettività, il datore può considerare il lavoratore, che non si sottopone alla profilassi temporaneamente, non idoneo allo svolgimento della sua mansione perché impossibilitato a renderla in sicurezza”.

Il dibattito é aperto e non condivido l’opinione di coloro che affermano il diritto del lavoratore a non vaccinarsi. Il criterio troppo individualista non tiene in conto la necessitá di tutelare gli spazi di lavoro, dove tanti altri lavoratori hanno diritto ad essere tutelati. Penso alle fabbriche, agli uffici pieni di impiegati, alle scuole dove decine di maestri insegnano a centinaia di alunni, ed anche ai mezzi di trasporto casa-lavoro dove solitamente decine di lavoratori trascorrono un lungo tempo in un forte contatto reciproco. ¿Mi vaccino o non mi vaccino? Non mi importa capire se ho giuridicamente il diritto di rifiutare il vaccino, ma io mi vaccino. Non per mé, ma sí per “l’altro” e “gli altri”, perché ho il dovere di proteggere l’altrui salute.

JUAN RASO