Non si ferma la protesta di commercianti, ambulanti e ristoratori scesi nuovamente in piazza, ieri, un po’ in tutta Italia, per manifestare il proprio dissenso contro le misure restrittive imposte dal governo. Tutto questo proprio nel giorno in cui Mariastella Gelmini, ministra per gli Affari Regionali e le Autonomie, intervenendo via web agli Stati Generali del settore matrimoni ed eventi, ha annunciato che per le riaperture bisognerà attendere il prossimo mese di maggio anche se qualcosa potrebbe riaprire i battenti anche fin dal prossimo 20 aprile.

“Ma è chiaro che eventi oceanici sarà complicato organizzarli anche nei prossimi mesi" ci ha tenuto a spiegare l’esponente del governo Draghi. Parole, le sue, che non hanno tuttavia placato la rabbia di quanti, in queste settimane, sono stati costretti a rimanere al palo. Così ieri molti mercati, da Nord a Sud della Penisola, sono stati aperti, seppure in modo simbolico, con tanto di bancarelle allestite (la merce però non era in vendita), e negozi, bar e ristoranti hanno tenuto le luci accese anche dopo le 18, pur senza ricevere clienti.

Proteste evidentemente simboliche in attesa di risposte da parte del governo. Per capirci, a Napoli, in piazza del Plebiscito, hanno manifestato 15 categorie d'impresa, rappresentate da altrettante croci. La Toscana ha invece replicato quanto andato in scena due giorni fa a Roma e Milano con una vera e propria mobilitazione, organizzata dagli ambulanti aderenti all'associazione Assidea, che ha preso il via alle 9 in piazza Duomo a Pistoia ed è proseguita nel pomeriggio a Firenze.

A Genova bar e ristoranti sono rimasti con le serrande alzate anche dopo le 18, con tanto di luci accese, sia pur non effettuando alcun servizio da asporto. E così a Foggia, dove hanno manifestato gli ambulanti (“fateci lavorare” il logo appello) e in Sicilia, dove i ristoratori hanno proclamato lo stato di agitazione permanente. Insomma: la situazione è pesante, molte attività sono ormai sull'orlo del collasso. “Servono sostegni immediati” è il grido d'allarme degli esercenti, perché le risorse stanziate finora, sono insufficienti.