Il Brasile sviluppa ogni settimana "delle super mutazioni di Covid che potrebbero vanificare la lotta mondiale alla pandemia". I decessi giornalieri hanno superato quota 4.000 e gli scienziati, preoccupati, definiscono la situazione come "Fukushima ma sul piano biologico".

Un quadro tragico: gli ospedali sono al collasso, le persone muoiono in attesa di cure e c'è inoltre l'aumento di ceppi super mutanti che "minacciano" la lotta mondiale contro il virus.

Miguel Nicolelis, medico brasiliano e docente alla Duke University, che in Brasile sta seguendo da vicino l'evoluzione del virus, ha descritto la risposta della nazione alla crisi come una "calamità totale". Secondo l'esperto questa è "la più grande tragedia umana nella storia del Brasile, ed entro il 1° luglio, secondo l'ultima stima, potrebbe arrivare a 500.000 morti.

"Ma l'Università di Washington ha rilasciato un'altra stima in cui ipotizza che se il tasso di diffusione aumentasse di circa il 10%, potremmo arrivare a 600.000 decessi. È simile a un reattore nucleare che ha innescato una reazione a catena, ed è fuori controllo. È come Fukushima, ma sul piano biologico", riferendosi all'esplosione della centrale nucleare in Giappone, in seguito allo tsunami del 2011.

Nicolelis ha spiegato che "per quanto riguarda il controllo della pandemia il Brasile attualmente è una minaccia per l'intera comunità internazionale. "Stiamo assistendo a nuove varianti, ogni settimana, e alcune potrebbero essere più letali. Alla fine si diffonderanno in tutto il mondo".

Secondo i rapporti, al momento nel Paese sono state rilevate 92 varianti, inclusa la variante P.1 o Brasile, diventata fonte di grande preoccupazione in quanto si ritiene che sia molto più contagiosa.

L'epidemiologo Ethel Maciel ha riferito che il Paese si trova in una "situazione spaventosa". All'agenzia di stampa AFP ha dichiarato: "Alla velocità con cui stiamo vaccinando, l'unico modo per rallentare la diffusione estremamente rapida del virus sarebbe un lockdown di almeno 20 giorni".

Tuttavia, nonostante la crescente minaccia del virus, il presidente Jair Bolsonaro si è rifiutato di imporre restrizioni.

DI CATERINA GALLONI