Di Ottorino Gurgo

C'è stato un momento, la scorsa settimana, nel vertice che ha preceduto la riunione del consiglio dei ministri convocata per mettere a punto i nuovi provvedimenti atti a gestire la pandemia, nel quale si è avuta la sensazione che Matteo Salvini potesse lasciare la maggioranza. L'astensione annunciata dal leader della Lega sulle misure del governo ha fortemente infastidito Mario Draghi che ha parlato (l'uomo è abituato a pesare bene le parole) di "precedente grave". Già nei giorni precedenti al vertice, peraltro, era emerso un certo contrasto tra il capo del Carroccio e il presidente del Consiglio e ora, nei palazzi della politica, ci si chiede apertamente se e quanto potrà durare la convivenza tra i due personaggi. Per rispondere a questo interrogativo c'è un dato del quale è indispensabile tenere conto: l'essersi collocata praticamente da sola all'opposizione sta mettendo le ali a Giorgia Meloni e al suo Fratelli d'Italia che i sondaggi indicano in una crescita esponenziale. In queste condizioni Salvini avverte il pericolo che, quando pure il centrodestra, nelle prossime elezioni, dovesse ottenere la maggioranza, non sarebbe più la Lega il principale partito della coalizione, ma Fratelli d'Italia e, per conseguenza, la sua leader diverrebbe la più autorevole candidata alla guida del governo. Non è un mistero, inoltre, che all’interno del Carroccio, esistano diffusi malumori per l’appoggio del partito a Draghi e soprattutto per la coesistenza, nella maggioranza con i Cinquestelle ;una coesistenza che mette a disagio lo stesso Salvini sia perché non da oggi il suo rapporto con Conte, che dei pentastellati ha ormai assunto la guida, è tutt'altro che amichevole sia perché, dopo la sua ultima performance, stare in maggioranza con Beppe Grillo è decisamente imbarazzante per chi ha definito "disgustosa" la difesa del figlio fatta dall'ex comico genovese. C'è, poi, da tener presente che un'analoga difficoltà vive il Pd alla cui base l'alleanza con Salvini non è mai andata a genio. E non a caso Enrico Letta ha avvertito Salvini che il governo potrebbe andare avanti anche senza,il suo appoggio. Insomma è chiaro che, nonostante la sua ampiezza e l'elevato numero di consensi dei quali dispone in Parlamento, il governo si basa su una maggioranza quantomai fragile. Ci si chiede, allora, alla luce delle tensioni determinate dagli ultimi screzi, se il governo potrà durare ancora a lungo e che cosa provocherebbe una eventuale dissociazione di Salvini. Certo, ipotizzarne una caduta a breve termine, nel momento in cui è impegnato a fronteggiare i devastanti effetti della pandemia, è impossibile. Oltre tutto si creerebbe un vuoto assoluto di potere poiché ormai i tempi per ricorrere ad elezioni anticipate sono, di fatto, scaduti. Al più la Lega potrebbe passare dall'appoggio attuale all'astensione. Non cambierebbe molto, come sostiene Letta (contrastato duramente da Franceschini) ma il prestigio internazionale dell'esecutivo, che Draghi sta facendo di tutto per salvaguardare, ne risulterebbe fortemente scosso. Si tratterebbe di tirare a campare. Forse è vero, come disse Giulio Andreotti che "tirare a campare è meglio che tirare le cuoia", ma non sarebbe, comunque, un bel vivere.