Censura e Ddl Zan: le parole di Fedez, che dal concertone del Primo Maggio ha attaccato duramente la Lega per lo stop al ddl Zan e denunciato “pressioni” da viale Mazzini, hanno scatenato il dibattito politico, dividendo il Paese (come sovente accade), in pro e contro. Ad aprire le danze ci hanno pensato Pd e 5Stelle, i quali si sono schierati in pompa magna con il rapper milanese. L'ex premier (e reggente dei pentastellati) Giuseppe Conte ha invocato “una riforma della governance con una fondazione” mentre il segretario dem Enrico Letta ha manifestato la propria solidarietà al musicista, ringraziandolo e chiedendo alla Rai di scusarsi con lui. “Nessuna censura” è stata però la secca replica dell'azienda di Stato. Ed immediata è stata anche la risposta del leader del Carroccio Matteo Salvini il quale, commentando l'intervento di Fedez, che sul palco ha letto alcune frasi omofobe pronunciate da esponenti leghisti, ha bollato quelle frasi come “disgustose” ma “no alla galera per chi esprime idee” ha detto. “Chi augura la morte a chiunque va curato. Io stesso ricevo minacce. Poi chi aggredisce un omosessuale, un nero rischia già 16 anni di galera" ha spiegato il segretario del partito di via Bellerio.