di Vincenzo Musacchio

 

Le mafie sono pronte per aggiudicarsi i prossimi trasferimenti pubblici che l’Europa stanzierà per il nostro Paese. In Italia in questo momento il rischio che almeno una parte di quei finanziamenti confluisca nelle casse della criminalità organizzata è altissimo.

Se questo accadrà, ovviamente, i danni per i risultati economici da perseguire negli anni a venire saranno ingenti e produrranno effetti deleteri sulla vita di molte persone.​ Questa conclusione è la logica conseguenza dell’infiltrazione mafiosa che, di fatto, sarà responsabile anche di una perdita (ovviamente da quantificare) del PIL pro capite durante tutto il periodo di erogazione dei fondi all’Italia.

 

La criminalità mafiosa con le complicità della cosiddetta “area grigia” potrà influire negativamente anche sull’accesso al credito.​ I mutuatari nelle aree ad alta densità mafiosa pagano tassi d’interesse più elevato, impegnano più garanzie e ricorrono meno a prestiti garantiti da attività e più a linee di credito fluttuanti.

 

Nel caso dei sussidi pubblici che andranno alle imprese - data la presenza pervasiva della criminalità organizzata nella vita socio-economica e politica quotidiana e al fatto che durante la pandemia molte aziende sono già finite in mani mafiose - impossessarsi dei fondi europei sarà per loro una procedura semplice, legale e quindi anche priva di rischi.​

 

La criminalità organizzata oggi controlla un gran numero di imprese e aziende, anche di non piccole e medie dimensioni, per cui, nessuno noterà nulla di sospetto quando i soldi, in questa modalità, andranno a finire nelle casse delle nuove mafie.

 

Partiamo dal presupposto che la criminalità organizzata è ben radicata soprattutto a livello di enti locali (prova ne sono le interdittive prefettizie e gli scioglimenti di enti locali) se i trasferimenti pubblici europei arriveranno direttamente alle imprese a livello locale, il gioco è fatto.​ Se così sarà la prima conseguenza, sarà la mancata riduzione delle disparità economiche presenti in Italia.

 

Se non ci sarà un nuovo sistema di controllo per l’assegnazione di questi fondi,​ l’Italia rischia di perdere la sua occasione di riscatto soprattutto nei confronti dei cittadini più deboli.​ Serve un nuovo sistema di controlli incrociati, preventivi e in corso d’opera che impedisca il dirottamento di tali fondi in mani mafiose. Lo Stato centrale deve opporsi fortemente a queste alterazioni aumentando le opportunità di controllo attraverso il monitoraggio dei finanziamenti alle imprese situate soprattutto, ma non solo, in aree ad alta densità mafiosa (Campania, Puglia, Calabria, Sicilia).​

 

Lo Stato ottenendo​ 209 miliardi di euro​ deve offrire questi sussidi garantendo gli investimenti per scopi di sviluppo economico generale e impedendo l’accaparramento da parte delle imprese legate alla mafia che sicuramente non creerebbero sviluppo e prosperità economica. Studiando i meccanismi di erogazione dei prossimi fondi europei presso la Commissione Bilancio del Parlamento europeo abbiamo già presentato al suo presidente alcune linee guida per l’attività di controllo e monitoraggio dei fondi europei e per l’impedimento delle infiltrazioni mafiose.

 

Nell’elaborazione delle nostre linee guida abbiamo individuato alcuni meccanismi attraverso i quali le mafie devieranno i trasferimenti pubblici alle imprese da loro controllate:

 

1) Creeranno imprese fittizie, esistenti solo sulla carta e con l’unico scopo di richiedere finanziamenti pubblici.

 

2) Corromperanno politici e funzionari pubblici che soprintendono all’assegnazione dei finanziamenti in Europa e nei singoli Stati membri.

 

3) Gestiranno il settore pubblico locale nel modificare i piani di assegnazione per consentire alle imprese fittizie di utilizzare i fondi stanziati per i propri interessi.

 

4) Sfrutteranno i loro collegamenti con le banche locali (alcune eterodirette) coinvolte nell’erogazione di fondi pubblici.

 

A tal proposito basterebbe già agire su tali aspetti per erigere un sistema idoneo a porre un freno alla razzia di fondi europei da parte delle mafie. Ho spiegato al presidente della Commissione Bilancio del Parlamento europeo che occorre recidere il legame tra mafie e imprenditoria locale. Creare un’azienda fittizia è solo il primo passo di un sistema più complesso in cui le mafie moderne tirano le fila delle loro connessioni con le istituzioni, poiché, subito dopo c’è il legame tra mafia e corruzione nella pubblica amministrazione locale.​

 

Le nuove generazioni di mafiosi hanno compreso che corrompere è meglio che usare violenza. Sui trasferimenti pubblici che arriveranno all’Italia, è molto probabile che ci saranno anche frodi e truffe frutto proprio delle collusioni tra mafie e avvocati, notai, commercialisti e imprenditori. Il collegamento tra le organizzazioni criminali e la realtà economica e politica ormai è un dato di fatto inconfutabile.

 

Premesso ciò, dobbiamo chiederci come possono l’Unione europea e l’Italia impedire che i finanziamenti pubblici siano deviati dalla criminalità organizzata a proprio uso e consumo? Sicuramente monitorando i fondi dalla assegnazione alla realizzazione del progetto realizzando al contempo un’analisi dettagliata delle attività criminali mafiose locali. Le politiche di finanziamento del governo italiano dovrebbero tenere conto del rischio che almeno una parte del denaro confluisca nella criminalità organizzata. Il pericolo è molto serio poiché le mafie potranno avere effetti disincentivanti a lungo termine escludendo le imprese sane dall’imprenditoria beneficiaria, influenzando così negativamente l’economia non solo nel breve periodo ma anche a lungo termine.​ Manipolando l’assegnazione di fondi pubblici che arriveranno dall’Europa e saranno destinati alle aree più povere, la criminalità organizzata in realtà mina anche la crescita, gli investimenti e lo sviluppo e può mettere in crisi persino la sicurezza e la tenuta democratica di uno Stato. Agire per impedire che ciò accada è compito primario del governo in carica. Presidente Draghi, se c’è, batta un colpo!​