"Ruby Martinez stava mangiando una banana quando si è resa conto di non sentire nulla. Masticava ma non sentiva alcun sapore. Annusava, annusava, ma nulla. Ha preso una bottiglia di profumo. Niente. Ha mangiato un sottaceto. Ancora nulla". Questo, narrato dal The Atlantic, è solo un esempio di ciò che può accadere a chi perde il senso dell'olfatto a causa del Covid-19: riacquistarlo non è così facile, anzi. Il percorso è lungo e complesso.

Nell'articolo, intitolato "You Recovered From COVID-19. Now Your Coffee Smells Like Sewage", si parla di ciò che molti malati di coronavirus hanno sperimentato nell'ultimo anno, ovvero anosmia, la perdita del senso dell'olfatto, fantosmia, l'allucinazione olfattiva che consiste nella percezione di un odore per il quale, nell'ambiente circostante, non è presente alcuna molecola, e parosmia, condizione per la quale gli odori appaiono distorti.

Nulla di piacevole, insomma: "Nel caso della parosmia, in particolare, gli odori risultano cattivi - si legge nel pezzo -. Le persone trovano stressante bere un caffè che sa di fogna o uscire dalla doccia con addosso l'odore di spazzatura". Secondo Pamela Dalton, psicologa cognitiva al Monell Chemical Senses Center, è "peggio del non avere affatto il senso dell'olfatto". In molti casi, queste condizioni sono temporanee, ma il processo per re-imparare a sentire gli odori è misterioso tanto quanto quello che ci porta a perderli.

Tornando al caso di Ruby Martinez, 23 anni, anche il suo percorso di riappropriazione dell'olfatto è stato accidentato: a mesi di distanza dal Covid-19, sapori e odori hanno iniziato a fare ritorno, ma in modo intermittente e strano. "Per due settimane in estate tutto sapeva di fumo - scrive il The Atlantic -. L'odore era così forte che una mattina si è svegliata convinta che qualcosa stesse andando a fuoco. Dopo un po' di tempo ha cominciato a sentire di nuovo il profumo del suo fidanzato, ma invece dell'odore familiare che amava, sentiva un odore chimico e stomachevole. Il sapone per le mani al lavoro sapeva di panino del Burger King".

La giovane è riuscita a riprendere l'olfatto piano piano, grazie a uno "smell training", una specie di allenamento messo a punto anni fa da un medico tedesco, Thomas Hummel, per aiutare i pazienti che soffrivano di perdita dell'olfatto, tipicamente dopo aver subito un trauma alla testa o un'infezione virale. Il training, sconosciuto ai più, è stato riscoperto proprio in concomitanza con il Covid-19 e consiste nell'annusare olii essenziali per venti secondi ogni giorno per diversi mesi. Alcuni profumi sono fatti apposta per ricordarne altri: ad esempio, l'olio al limone può portarci alla mente una torta al limone. Sebbene non sia di certo un rimedio immediato, lo "smell training" è l'unico metodo scientificamente provato per "curare" la perdita dell'olfatto.

Altri esperimenti curiosi si sono susseguiti nella storia, prima dell'avvento del Covid-19. Negli anni '80 uno scienziato di nome Charles Wysocki stava studiando un feromone chiamato androstenone trovato nella saliva dei maiali maschi. All'inizio gli sembrava inodore ma più passava il tempo più si rendeva conto che non appena apriva la bottiglia nel suo laboratorio avvertiva un odore di muschio. Potevano altre persone avvertire lo stesso odore? Wysocki cercò venti volontari: all'inizio anche loro non avvertivano il "profumo" del feromone ma dopo sei settimane ad annusarlo per tre minuti, tre volte al giorno, la metà di loro riusciva a sentire l'odore della molecola.

L'olfatto quindi è un senso che si può allenare e migliora con il tempo. La prova l'ha data infine Thomas Hummel, medico dell'Università di Dresda, che nel 2009 ha eseguito un test su un campione di 40 persone con anosmia: il loro compito era quello di annusare quattro olii esseziali due volte al giorno per dieci secondi. Dopo dodici settimane, alcuni avevano ripreso l'olfatto, altri no. "Non è una medicina miracolosa - ha affermato -. Ma aiuta a recuperare più in fretta". E agire in fretta è importante perché l'anosmia, essendo un fenomeno invisibile e sottovalutato, è associata a depressione, perdita di appetito e decadimento della qualità della vita. E se è vero che ad ogni odore corrisponde un ricordo va da sé che il training di Hummel richieda concentrazione e non sia soltanto un lavoro passivo. Lo sa bene Ruby Martinez: quando sentiva l'odore di cannella pensava subito ai dolci della mamma. Ricordava il profumo diffuso per la casa. Per fortuna, sapori e odori, per lei hanno fatto ritorno.