DI GIOVANNA CHIARILLI

Mentre si riducono gli eventi (pandemia a parte) dedicati a chi vive all’estero, quella che doveva rappresentare una “marcia in più”, ovvero la presenza in Parlamento degli eletti all’estero, si distingue per assenteismo e mancate prese di posizione

Da qualche tempo, ma potrebbe essere solo una “sensazione”, sembra che le notizie riguardanti gli italiani all’estero siano solo negative… le elezioni dei Comites, previste per dicembre, probabilmente slitteranno; Rai Italia, dopo la ben nota vicenda del mancato rinnovo dei diritti del Campionato di serie A per l’estero, è fortemente in agonia e alla richiesta di fondi per l’Associazionismo all’estero, come ricorda Ricardo Merlo, l'attuale Sottosegretario con delega all’emigrazione, Benedetto Della Vedova, ha regalato un “no”. Uno dei tanti, troppi “no” riservati a chi vive all’estero.

La lista delle doglianze che quotidianamente arrivano dalle comunità all’estero sarebbe infinita, ma come non ricordare le lunghissime attese per la cittadinanza italiana (tra l’altro, oltre a dover dimostrare le proprie origini, è bene poter contare anche su una certa disponibilità economica considerato il costo della pratica), così come per avere un appuntamento o rinnovare il passaporto; dopo decenni è arrivato il diritto all’esercizio del voto per i cittadini italiani all’estero, ma con modalità diverse, sia per quanto riguarda la percentuale tra elettori ed eletto, sia per il sistema… all’estero, come noto, occorre scrivere la preferenza); si vanta spesso il fatto che la lingua italiana sia tra le più amate nel mondo, ma i finanziamenti per i corsi, e quindi lo studio, diminuiscono anno dopo anno; inoltre, visto che abbiamo citato la Rai, perché un cittadino italiano all’estero, in possesso di una casa in Italia è costretto a pagare due volte l’abbonamento, una volta attraverso la bolletta energetica e una volta se vuole vedere Rai Italia? Possibile non esista una soluzione studiata appositamente per chi magari viene in Italia per brevi periodi? Senza parlare dell’Imu… o dei diritti, essenziali, legati all’assistenza sanitaria… inutile ricordare che in Italia possono concedersi il lusso di ammalarsi entro tre mesi e solo se è necessario un intervento di pronto soccorso… poi… ci si deve arrangiare. Insomma, per gli italiani all’estero sembrano lievitare i doveri e diminuire, drasticamente, i diritti.

Fino a qualche anno fa, numerose erano le delegazioni politiche che si recavano in visita alle comunità, magari anche per far vedere ai vari Ambasciatori che non erano abbandonate, che c’era il loro occhio vigile a verificare se quell’edificio che deve rappresentare un pezzo d’Italia, davvero rispondeva alle esigenze di chi vive all’estero… ora è il Ministro di turno a definire il nuovo corso della diplomazia, sempre più lontana dall’Altra Italia.

Insomma, con le scelte degli ultimi Governi, la cosiddetta “Altra Italia” risulta sempre più abbandonata a se stessa, ignorata, e non ci si accorge che quei legami ritenuti fino a qualche anno fa “forti”, “indissolubili”… si stanno sfilacciando.

E la domanda è d’obbligo: costa sta accadendo? Perché invece di impiegare energia per costruire rapporti, creare intese, si deve perdere tempo per evitare chiusure, tagli e un’infinità di “no” che riguardano tutti i settori legati alle comunità all’estero: dall’informazione (quanto sofferti sono i finanziamenti per la stampa) alla cultura, dai corsi per la lingua italiana alle scuole italiane all’estero fino all’assistenza. E’ stata fortemente penalizzata anche una significativa “eccellenza” italiana nel mondo: la Dante Alighieri che già dal 2010 ha visto dimezzati i finanziamenti passati a 600 mila euro contro i 220 milioni destinati al British Council, i 218 milioni del Goethe Institut e i 90 milioni del Cervantes. (Fonte la Repubblica).

E’ vero che anche vari settori in Italia hanno subito infiniti tagli (a cominciare da quelli alla sanità, tanto per citare un settore di rilevanza vitale, e il covid ha evidenziato tutto il dramma di scelte scellerate), ma forse è arrivato il momento di smetterla di riempirci la bocca con parole diventate senza senso... quante volte, in ogni occasione, si è sentito ripetere la frase “gli italiani all’estero sono una risorsa”, o che sono i veri ambasciatori del Made in Italy... eppure, l’ultimo periodo è stato caratterizzato da un depotenziamento continuo... di tutto. 

Come non dimenticare gli anni in cui si assisteva a una nutrita serie di eventi dedicati all’Altra Italia tra Convegni e Seminari oltre alle Assemblee del CGIE... ed era facile pensare che con il voto, con gli eletti all’estero, tutta questa attenzione si sarebbe amplificata. Invece… 

Le Regioni, da sempre considerate i primi interlocutori, i primi referenti delle comunità all’estero, con il lavoro delle Consulte organizzavano convegni, soggiorni per anziani e giovani, affinché non si scordasse il sacrificio dei primi pionieri e per far scoprire, e amare, alle nuove generazioni le proprie origini. Oggi, dove sono finite le Consulte per l’Emigrazione? A parte pochissimi esempi non ci pervengono notizie sul tema dalla maggior parte delle Regioni… molte di loro non hanno più l’Assessorato all’emigrazione e, come ci è stato raccontato, alcune sembrano aver troncato, drasticamente, i rapporti con le loro comunità all’estero. Circa tre anni fa, ci risulta che alla Regione Lazio siano arrivate richieste per regalare alle associazioni dei laziali in Argentina la bandiera della loro amata regione: nulla, nessuna risposta. Ma ancora più doloroso, il silenzio dietro la richiesta di ripristinare la Consulta dell’emigrazione! 

Anche il mondo dell’associazionismo è fortemente in crisi mentre fino a non molto tempo fa erano numerosi gli eventi, le pubblicazioni, gli studi realizzati che diventavano preziose fonti; anche le Associazioni in attività si possono contare sulle dita di una mano. Tra gli eventi rimasti (se non l’unico), la presentazione del “Rapporto Italiani nel Mondo” della Fondazione Migrantes che si prepara alla sedicesima edizione. 

Tra le diverse realtà di cui si sono perse le tracce nel corso degli ultimi anni, anche il Comitato per le questioni degli Italiani all’estero del Senato che sotto la presidenza di Claudio Micheloni aveva avviato un intenso programma fatto di audizioni, missioni all’estero e incontri per analizzare temi come riforma del CGIE e dei Comites, legge elettorale, questioni INPS.

Sempre in passato, numerosi incontri sono stati riservati all’informazione all’estero, proprio perché rappresenta un veicolo, un ponte per restare uniti all’Italia grazie alla lingua, prima di tutto, e oggi una realtà ancora più preziosa considerato che i lettori sono anche elettori.

Nel 1988, un secolo fa, a Montesilvano, il Convegno “L’Italia fuori d’Italia” accolse un centinaio di operatori dell’informazione (comprese le radio e le televisioni, particolarmente numerose in Sud America) che fecero sentire la loro voce, anche quando Stefano Rolando, allora Direttore del Dipartimento Informazione ed Editoria della Presidenza del Consiglio, affermò che gli italiani all’estero non fanno notizia! Ricordo, con ammirazione, Gaetano Bafile, fondatore e direttore de “La Voce d’Italia” di Caracas, alzarsi e raggiungere Rolando per manifestare tutta la sua indignazione! Sono spariti anche i Direttori che sanno come usare la penna e le parole! (dopo Bafile, che io sappia, ne è rimasto solo uno). E ricordo altri convegni, sempre dedicati all’informazione… a Milano, Montecatini, senza dimenticare le pre-conferenze in preparazione della Prima (e anche ultima) Conferenza degli Italiani nel Mondo del 2000, dopo la Conferenza nazionale dell’Emigrazione del 1975 e la seguente del 1988… sempre se non ricordo male.

Negli anni del Ministero per gli Italiani nel Mondo, Tremaglia portò il “meglio dell’Altra Italia” davanti al Presidente della Repubblica, davanti a tutta l’Italia per far conoscere quanti scienziati, imprenditori, ristoratori operano in ogni angolo del mondo. E proprio agli imprenditori, l’allora Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, disse: “Adoperatevi per il consolidamento dei legami fra l’Italia e il Paese in cui operate. Privilegiate ove possibile i rapporti con aziende italiane. Investite in Italia”. In quell’occasione, emerse un altro fondamentale concetto: la proiezione internazionale del Made Italy sarà fortemente penalizzata se non si rafforza, se si perde il legame con le comunità all’estero. “Bisogna collegare gli italiani nel mondo con gli italiani in Italia, per contribuire non solo a mantenere saldi i rapporti e il senso d’appartenenza dei connazionali alla madre patria, ma anche per verificare le potenzialità della promozione congiunta di nuove iniziative di collaborazione economico-commerciale tra il nostro Paese e l’Altra Italia”, affermava il Ministro Mirko Tremaglia. 

Mi raccontarono che in Canada c’era un gruppo di amici calabresi che ogni volta che si ritrovava a cena al ristorante, chiedeva se avevano il Cirò, il vino della loro terra… se mancava, andavano via.... Un piccolo, forse banale esempio - che di certo si è ripetuto in ogni Paese a forte emigrazione - di quanto le comunità all’estero abbiano inciso sulla voce “export”: quanti prodotti sono stati, e sono, richiesti dall’estero proprio perché i primi e principali acquirenti sono gli italiani? 

Nel 2000, altro significativo convegno, quello dei parlamentari di origine italiana. Secondo i dati dell’Associazione Parlamentari di origine italiana, solo in Argentina nel 2020 erano 101, in Brasile 99, 13 in Canada, 19 in Cile, 13 in Paraguay, 30 negli USA, 18 in Venezuela, 56 in Uruguay!!! … per un totale di 527 in tutto il mondo! Si riesce a comprendere il “peso” di questi numeri? 

In genere, a ogni conclusione dei lavori, l’auspicio era quello di ripetere periodicamente questi eventi, invece… non si è dato nessun seguito, nessun valore a questo infinito potenziale.

E i giovani… cosa ne è stato di loro dopo la Conferenza del 2008? Certo, gli ultimi due anni non hanno permesso grandi iniziative, ma per fortuna resta in loro una attrazione-attenzione verso la terra dei loro antenati che manifestano anche creando associazioni, tra le ultime, quella nata a Cape Town… “per raccontarsi esaltando quell’identità italiana che anche se lontani dalla madre patria resta radicata nel dna degli italiani all’estero”, come descriveva un comunicato sull’incontro organizzato dal CGIE a Palermo nel 2019 che ha accorciato “le distanze” con le nuove generazioni all’estero. Qualche progetto si è salvato, come “Origini Italia” riservato agli oriundi con l’obiettivo di “favorire la collaborazione tra le imprese italiane e i cittadini di origine italiana nel mondo”… ne occorrerebbero a decine di queste iniziative, perché oggi, questo legame forte, indissolubile, sembra a senso unico!

Va bene, basta parlare di nostalgia, di sentimenti struggenti ormai obsoleti, è giusto, i tempi sono cambiati, e allora parliamo di business… non si accorgono che L’Altra Italia, se si vuole rinnegarne il legame emotivo, rappresenta un enorme potenziale “economico”? E’ stato riconfermato da diversi interventi nei Convegni citati, ed oggi basta leggere l’articolo di Roberto Zanni per capire quanto questo “scherzetto” dei diritti del Campionato di serie A abbia rappresentato un vero affare… sì, ma per le tv estere!!! pronte ad accaparrarsi spazi pubblicitari dei più grandi marchi italiani… immaginiamo che le case di moda, i produttori di pasta, vino, oggetti di design, siano molto interessati al mercato estero; anche in questo caso, un potenziale, una fonte di introiti che la Rai non ha valutato, non ha preso in considerazione, o semplicemente non ha voluto. Eppure, parlando di Rai Italia, si è spesso parlato di strategie per attivare programmi di interesse anche per un pubblico di italofoni, innamorati di tutto quanto sia Made in Italy, ed anche pronto a comprare. Così come forse non hanno ben presente che le nostre comunità sono formate, in maggioranza, da imprenditori, uomini d’affari che vogliono identificarsi come italiani anche nello stile, al Ministero degli Esteri parlano di “Vivere all’italiana!”. Assurdo! Lo capiscono tutti meno che i vertici Rai più attenti a difendere (e a trarre quanti più vantaggi possibili) la loro porzione di potere che non a lavorare, decidere per il bene se non degli abbonati, almeno dell’Azienda. Anche in questo caso, non vogliamo parlare più di amore per la propria terra (e per la propria squadra), ma di come lo sport rappresenti un investimento. Lo ha ricordato a La Gente, Fausto di Berardino, abruzzese in Canada, che ha fatto innamorare dell’Italia due amici canadesi proprio guardando la Giostra del Gol!

Gli italiani all’estero continuano a voler partecipare alla ripresa del nostro Paese, come a suo tempo aveva manifestato Michele Schiavone, Segretario del CGIE, al Presidente del Consiglio Mario Draghi, e come ha ricordato qualche giorno anche fa al Sottosegretario Benedetto Della Vedova in occasione della video-conferenza per discutere delle elezioni dei Comites, ma l’Altra Italia è un potenziale che a quanto pare non interessa, non viene realmente capito. E a rimetterci, è proprio l’Italia. Possibile che sia così ottusa la nostra classe dirigente? Intanto il CGIE continua, con grande difficoltà ad organizzare eventi, come quello dedicato alle donne nel 2018, ed oggi una serie di incontri che porteranno alla Conferenza Stato-Regioni (sembra entro quest’anno): un appuntamento rincorso da dieci anni! 

E se all’estero si conferma, giorno dopo giorno, quanto seguito sia ogni prodotto firmato “Italia”, (lo dimostrano le varie iniziative organizzate dalla rete consolare dedicate alla moda, al cinema, alla letteratura, alla musica, e anche al cibo italiano), non si riesce ad avere in Italia la consapevolezza che a questo successo ha enormemente contribuito l’Altra Italia, quindi va molto di moda l’Italia, ma non gli italiani all’estero? I nostri politici, in vari contesti, quando si tratta di elogiare il Made in Italy, amano ripetere che il mondo “mangia” italiano, “cammina e veste” italiano, “compra” italiano (dalle macchine ai mobili)… peccato che dimenticano sempre di aggiungere… “grazie agli italiani all’estero”!

E una forte responsabilità in questo non riconoscere il ruolo fondamentale dell’Altra Italia anche a livello economico, è da riservare alla stampa nazionale (e anche alla Rai che tra l’altro solo in rarissime occasioni ha concretizzato l’informazione di ritorno) che regala articoli a chi vive all’estero solo quando qualche celebrità può vantare avi italiani, come la moglie del Presidente degli Stati Uniti, o quando in Italia arriva il divo/diva di turno che subito coglie l’occasione per ricordare quanto si sente italiano grazie ai nonni, come è accaduto recentemente per Lady Gaga.

Fino a qualche anno fa c’era fermento, gloriose associazioni, giornalisti che controbattevano tesi false sugli italiani all’estero… e non era insolito ascoltare queste parole: “Voi vi proponete di raggiungere gli italiani d’origine, fino alla terza e alla quarta generazione, per ravvivare in essi i legami con le loro antiche radici, per diffondere il patrimonio linguistico e i grandi valori culturali di quello che Dante ha chiamato ‘il bel Paese’, per elevare il livello sociale del migrante, facilitare il suo pieno inserimento nella terra che lo accoglie, realizzare una promozione umana più autentica, fare di lui un ambasciatore accreditato della propria patria”. Parole necessarie, ancora attualissime… a pronunciarle, Papa Giovanni Paolo II nel messaggio indirizzato ai giornalisti del citato Convegno “L’Italia fuori d’Italia”. Ma dopo oltre 30 anni ci ritrova a fare i conti con i finanziamenti negati alle Associazioni, con i tagli dei corsi per la lingua italiana, e con la mancanza di attenzioni verso problematiche ed esigenze di comunità ancora bisognose, come quella in Venezuela.

Infine, ancora una nota sulla questione del “taglio” del campionato di Serie A… ci sembra a dir poco curioso che ad intervenire, grazie alla battaglia portata avanti da La Gente d’Italia, siano stati solo quattro dei parlamentari eletti nella circoscrizione Estero, mentre quelli che hanno firmato l’interrogazione del Senatore Giacobbe sono 21! E’ facile a questo punto percepire il pensiero di molti… ma allora a che servono? Ed il riferimento non è certo solo a questa vicenda…