DI MARCO FERRARI

Al Museo Leone di Vercelli è stata inaugurata la mostra “Da una Vita all'altra. I fratelli Garrone: eredità di affetti e di ideali dal fronte della Grande Guerra" che resterà aperta sino al 31 ottobre. L'esposizione rientra nel progetto di catalogazione e digitalizzazione del patrimonio epistolare dei due eroi vercellesi composto da oltre 3.711 lettere provenienti dalla sezione cittadina dell'Associazione Nazionale Alpini e dagli eredi dei fratelli, i Galante Garrone e i Maraghini Garrone. Trenta pannelli uniscono testi e immagini, tratti da quel grande racconto di vita e di guerra che è l’epistolario dei fratelli Garrone e che, con i documenti e i cimeli della Grande Guerra, hanno prodotto un catalogo di mostra pubblicato da Edizioni Effedì con un saggio introduttivo di Paolo Borgna e la prefazione del Ministro per le Politiche Giovanili On. Fabiana Dadone. L’esposizione nel Corridoio delle Cinquecentine comprende lettere, documenti, partecipazioni di nozze, fotografie di fanciulle, le immagini delle vacanze nella Monterosso montaliana, passeggiate montane, soldati in marcia, busti bronzei, lapidi in onore, copertine di libri, come “Ascensione eroica” nella prima edizione del 1919.

Giuseppe ed Eugenio Garrone, detti Pinotto e Genio, sono morti l'uno accanto all'altro, durante la Prima guerra mondiale, al Col della Berretta, sul Monte Grappa, durante la ritirata di Caporetto, l’offensiva austro-ungarica e tedesca che prese l’avvio alle ore 2 del 24 ottobre 1917. A costo di enormi sacrifici umani, il generale Cadorna riuscì a condurre un’azione offensiva che teneva impegnato l’esercito austro-ungarico sul Carso e a tenere testa a situazioni critiche. In seguito a questa offensiva Cadorna decretò l’approntamento di postazioni difensive sul Monte Grappa, decisione che si rivelerà vincente dopo la rotta di Caporetto, ma che cosò molte vite umane, tra le quali i due fratelli Garrone.

Non avevano passato da molto i vent’anni quando decisero di arruolarsi e partire per la guerra. Giuseppe, classe 1886, era un giovane magistrato e aveva già avuto un’esperienza come giudice in Libia a districarsi nei conflitti tra occupanti italiani e nativi. Eugenio invece, classe 1888, anche lui laureato in giurisprudenza, era stato assunto presso il Ministero della Pubblica istruzione. Pur essendo stati riformati dal servizio militare per insufficienza toracica, si arruolarono, combatterono insieme, morendo uno nelle braccia dell’altro, lasciandoci però migliaia di lettere dal fronte e uno splendido archivio fotografico, anch’esso porzione della mostra, assieme ad altre fotografie provenienti dagli eredi, che raccontano la spensierata vita in famiglia nella Vercelli di inizio Novecento, ignara della prossima Grande Guerra 1915-18.

Margherita “Margot” Galante Garrone, nota poetessa e cantautrice, raccontava che “con la nonna si poteva parlare di tutto, ma non degli zii partiti per la guerra e mai più tornati: il rischio era di risvegliare in lei un dolore mai sopito”.

Giuseppe morì sotto i colpi dei cannoni austriaci il 14 dicembre 1917, mentre l’esercito si ritira dopo il disastro di Caporetto. Il fratello Eugenio era accanto a lui, gravemente ferito anch’egli dal colpo che all’improvviso colse la colonna dei soldati italiani. Eugenio passò la notte a vegliare il cadavere del fratello, mentre altri soldati in rotta lo derubavano e lo spogliavano anche dei vestiti.  A scovarlo furono gli austro-ungarici che lo portarono all'ospedale militare di Salisburgo dove spirerà il 6 gennaio 1918. Da lì scrisse l’ultimo telegramma alla madre senza aggiungere troppo dolore ai genitori già al corrente della scomparsa del fratello. Un dolore che sarà in parte colmato solo quando Giuseppe ed Eugenio furono insigniti della Medaglia d'Oro al valor militare. Il corpo di Giuseppe non sarà ritrovato, quello di Eugenio torna nel 1922 con tutti gli onori. Va a prenderlo Ermenegildo Gallardi, direttore de “La Sesia” e amico di famiglia, che già l’anno prima aveva recuperato il feretro di suo figlio, Carluccio, anche lui Medaglia d’Oro, anche lui morto in guerra.

La sorella Margherita manterrà il cognome Garrone accanto a quello del marito, Luigi Galante. Dal loro matrimonio nasceranno Alessandro e Carlo Galante Garrone. Alessandro Galante Garrone (Vercelli, 1º ottobre 1909 – Torino, 30 ottobre 2003) è stato uno storico, scrittore e magistrato italiano, militante antifascista durante il Ventennio e combattente della Resistenza italiana, uno dei padri fondatori della Repubblica Italiana. Il fratello Carlo Galante Garrone (Vercelli, 2 dicembre 1910 – Torino, 20 giugno 1997) è stato magistrato, partigiano italiano a lungo parlamentare della sinistra indipendente.

Il lavoro di catalogazione, condotto in due fasi, è stato portato avanti dalla discendente dei due fratelli Chiara Maraghini Garrone, da Luca Brusotto, Conservatore del Museo Leone e da Riccardo Rossi, responsabile della biblioteca museale. La schedatura sarà terminata dagli archivisti incaricati dalla Soprintendenza.

Il lavoro permetterà di riunificare il fondo aumentandone accessibilità e fruizione, tenendo in vita la saga dei Galante Garrone, ruotante intorno alla vercellese casa avita dell’Omino di ferro, in contrada di Santa Caterina, di fronte al monastero di Santa Chiara.