Il CGIE – riunito in Assemblea Plenaria il 7 giugno, insieme con i Presidenti delle Commissioni Affari Esteri della Camera, On. Piero Fassino, e del Senato, Sen. Vito Rosario Petrocelli – ha approvato all’unanimità una Mozione con cui: “….impegna Governo e Parlamento a intraprendere con urgenza tutte le dovute iniziative per garantire il corretto svolgimento delle elezioni per il rinnovo dei Com.It.Es., valutando la possibilità di procrastinare la data delle elezioni, da tenersi comunque nel primo semestre del 2022”. Il rinvio si chiede in base alla situazione pandemica con conseguente impossibilità di svolgere un regolare processo elettorale in tutto il mondo, in particolare nell’intera America Latina, l’Africa e parte dell’Asia schiacciate dal virus, al fine di garantire che le elezioni dei Comites godano della massima partecipazione degli aventi diritto. Scoppia l’immediata opposizione di alcuni eletti all’estero. La Sen. Garavini e l’On. Ungaro di Italia Viva e l’On. Nissoli di Forza Italia sono drastici sostenitori del mantenimento della data del 3 settembre 2021 per l’indizione delle elezioni e la partenza degli adempienti di legge, forse perché parlano dalle ripartizioni Europa e Nord America, dove la pandemia sembra, ma forse non è, sotto controllo. Nei loro interventi Fassino e Petrocelli concordano con la necessità e l’urgenza del rinvio. La Costituzione italiana recita all’Art.77, comma 2: “Quando, in casi straordinari di necessità e urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere”.  Per il rinvio è quindi sufficiente l’emanazione di un  decreto legge di un paio di articoli, approvato dal Consiglio dei Ministri e inviato alle Camere. Fedele all’impegno preso, Fassino presenta una risoluzione per impegnare il Governo a fare quanto è stato chiesto dal CGIE richiamando l’esigenza di creare “…condizioni atte a garantire la più ampia partecipazione in sicurezza”.  Facilissimo, non vi pare? Tutto a posto, quindi! No! Non è così. Nei successivi scambi del CGIE con il MAECI, il sottosegretario con delega per gli italiani all’estero, Benedetto Della Vedova, si esprime più volte dicendo che è invece compito del Parlamento sancire il rinvio e lo ripete nella sua audizione presso il Comitato permanente sugli italiani nel mondo e la promozione del sistema Paese della Camera. Si è quindi avviata la più plateale e vergognosa operazione di scaricabarile sulla pelle degli italiani fuori d’Italia, che vedono le loro rappresentanze messe in crescente pericolo di delegittimazione e di esistenza stessa. La prima definizione di giocare a scaricabarile, formulata da Francesco Guicciardini nel 1540, è: “Palleggiarsi le responsabilità per opportunità di quieto vivere, difetto di carattere e di coraggio insieme”. Guicciardini è uno dei maggiori scrittori politici del Rinascimento italiano e la sua descrizione si attaglia perfettamente all’ignobile e miserabile rimpallo fra Governo e Parlamento di un intervento necessario, più che urgente, a parole voluto da ambedue i poteri dello Stato e richiesto a gran voce dalla maggioranza degli italiani all’estero attraverso Com.It.Es. e CGIE.  Si tratta soltanto di un semplice rinvio, reso indispensabile dal morbo che colpisce ancora ampie aree del mondo e che ha messo definitivamente in ginocchio la rete diplomatico-consolare già fortemente indebolita dalla mancanza di personale e di sostituzioni dei funzionari che vanno in pensione e non sono rimpiazzati. Gli elettori devono, infatti, esercitare l’opzione inversa, cioè manifestare la propria volontà di votare. Ma molti Consolati sono ancora chiusi, la campagna d’informazione è allo stadio embrionale e i portali per la registrazione online sono un incubo perfino per i digital natives. Non basta ancora: mentre si spendono (o sprecano?) un milione e mezzo di dollari per costruire, proprio ora, fra quarantene, ricoveri, morti e chiusure, una fantascientifica Cancelleria consolare a Montevideo, i fondi per le consultazioni sono risibili e riusciranno al massimo a coprire una partecipazione del 2% dell’elettorato. Nel frattempo, nel giardino delle mele d’oro delle Esperidi della burocrazia, i parlamentari chiedono al Governo di fare il suo dovere e il Governo rimbecca: “le leggi le fate voi”, ben sapendo che il 3 settembre è domani mattina, che i tempi di normale formazione delle leggi sono biblici e che l’unico modo per non cadere nel precipizio della disfatta elettorale, della delegittimazione e dell’obsolescenza di Com.It.Es. e CGIE è assumersi la responsabilità del decreto legge di rinvio.

Staremo a vedere.

Carlo Cattaneo (1801 – 1869)