Domani in Italia le metteranno via. Forse le bruceranno come in un rituale apache con canti tribali intorno al fuoco, forse le lanceranno con disprezzo nella differenziata, magari ne troveranno qualcuna ancora sigillata nel cellophane e la conserveranno per mostrarla un giorno ai nipotini per raccontare quei giorni della peste in cui si scoprirono non più invincibili ma fragili, addirittura solidali, con le strade deserte e i delfini che ridevano nel mare e le oche che passeggiavano tranquille nel Canal Grande e il fiume Sarno in cui scorrevano acque trasparenti e un presidente di regione che mandava carri armati e lanciafiamme per tenere in casa i napoletani e carabinieri che a capodanno piombavano in casa per contare quante persone fossero sedute intorno all'insalata di rinforzo e se le cassatine fossero in numero congruo agli invitati al cenone. O magari l'Alzheimer avrà fatto scempio della loro vita e guarderanno perplessi quelle mascherine incellophanate e ormai inutili chiedendo a loro stessi quale mestiere mai avessero fatto in gioventù. Insomma, domani, in Italia, faranno la barba sperando che sia rimasta una lametta dal 2019, usciranno da casa senza mascherina e incroceranno occhi sorridenti ma non si riconosceranno dopo quasi due anni. E intanto in Italia - beati loro! - stanno arrivando miliardi a vagonate ed è già scattata da tempo la corsa per mettere le dita nella marmellata mentre Mario Draghi, che di questi meccanismi finanziari affascinanti ne capisce molto, ha già detto che l'ingrediente principale della ricetta Rinascita Italia dovrà essere l'onestà, sennò impazzisce la maionese. E in attesa dei miliardi l'Italia è ripartita ma non si trova gente per lavorare perchè direbbe la buonanima di Catalano se Giggino Di Maio mi fa avere 800 euro per grattarmi la pancia e stare sbragato sul divano non capisco perchè dovrei girare sotto il sole tra i tavoli di un bar con gli spritz nel vassoio oppure lavare bicchieri dodici ore al giorno per gli stessi 800 euro. Fortuna che pecunia non olet diceva Vespasiano ( il danaro non ha odore...) e il lavoro nero è sempre apprezzato, e non c'è razzismo che tenga, soprattutto al sud dove il reddito di cittadinanza sommato agli spritz ai tavoli consente di guadagnare quanto un impiegato di banca. E i locali pubblici finalmente riaprono e i ristoratori non dovranno più incazzarsi e chiedere un sussidio per sopravvivere. I ristoratori, la categoria del doppio binario: se lavorano dichiarano un reddito annuo di 8 mila euro, se sono costretti al lockdown lamentano perdite di centomila euro all'anno. Chissà le denunce dei redditi dell'anno prossimo, chissà cosa dichiarerà il ristoratore ischitano che una pezzogna all'acqua pazza ("freschissima, stamattina nuotava ancora") l'ha fatta pagare ad un ignaro turista americano 38 euro. La povera pezzogna, catturata in mattinata, pesava 400 grammi, testa e lisca comprese. È stata venduta a 92 euro al chilo. Fatturati, quindi in regola. E poi Ischia è Ischia, si mangia si beve e si fischia. E l'estate è trasgressiva, c'è voglia di riprendere a vivere, è l'effetto tappo di spumante troppo a lungo represso e che esplode con un boato liberatorio e gioioso. Buona estate, e un pensiero commosso e perplesso per la pezzogna, che valeva quanto Ronaldo ma non l'ha mai saputo. Buona estate italiani d'Italia: noi, italiani in Sudamerica la mascherina ce l'abbiamo ancora... e chissà per quanto tempo dovremo tenerla...