di Stefano Casini

 

Fu a Domenica In, nel 1988, la mia esperienza con Raffaella Carrá. Mi avevano invitato ad un Congresso in Abruzzo e mi diedero un premio. I premiati,  eravamo 4, fummo invitati a Domenica In, nello stesso programma a cui partecipó il grande gruppo inglese “Level 42” e Raffaella Carrá ci presentó al pubblico italiano.

Alla fine dello spettacolo volle conoscerci e scambiammo 5 minuti di chiacchiere. Era una vera e propria diva, una donna straordinariamente preparata, bellissima, con un sorriso dolce e un “savoir faire” da fare storia. È stata un’emblema dello show e lo spettacolo italiano che ha varcato tutte le frontiere possibili.

Per la nostra generazione (noi del 50) Raffaella Carrá è stata una vera e propria ispirazione artistica. Vederla ballare, quando avevo 16 anni, era tanto eccitante come vedere Ursula Andres, Sofia Loren o Raquel Welch!!!! Lasciando gli scherzi, indubbiamente la Carrá ha marcato la storia moderna degli ultimi 40 anni del secolo scorso, fino al nuovo millennio.

Raffaella Carrà, pseudonimo di Raffaella Maria Roberta Pelloni  era una bolognese DOC ed è stata una, fra l’altro: showgirlcantanteballerinaattriceconduttrice televisiva, radiofonica, regista e conduttrice televisiva. Definita “La regina della televisione italiana” è stata presente nei palinsesti televisivi dalla fine degli anni sessanta fino alla sua morte. Durante la sua lunga carriera è diventata un'icona della musica e della televisione italiana, riscontrando grandi consensi anche all'estero, soprattutto in Spagna. Durante la sua carriera  ha venduto oltre 60 milioni di dischi e, durante una puntata di Domenica Incondotta da Pippo Baudo in cui era ospite, ha dichiarato di possedere 22 dischi tra platino e oro. La sua fama è stata tanto grande che, nell'autunno 2020 il quotidiano britannico “The Guardian” l’ha incoronata come sex symbol europeo, definendola «l'icona culturale che ha insegnato all'Europa le gioie del sesso».

Come abbiamo detto, Raffaella nasce a Bologna da padre romagnolo che gestiva un bar a Bellara, una cittadina della riviera adriatica all'epoca in provincia di Forlì, oggi di Rimini. La mamma era  Iris Dellutri (1923-1987), di famiglia siciliana. I genitori si separarono poco dopo le nozze  e la piccola Raffaella passò gran parte della sua infanzia tra il bar di papà e la gelateria di Bellaria-Igea Marina. Nella gelateria si innamoró della trasmissione più gettonata degli anni 59 “Il Musichiere”, mentre imparava a memoria titoli, balletti e ritornelli delle canzoni. A soli otto anni lasciò la riviera romagnola per proseguire gli studi direttamente a Roma, prima presso l'Accademia Nazionale di Danza, fondata dalla ballerina russa Jia Ruskaja, poi al Centro sperimentale di cinematografia. Indubbiamente aveva una predisposizione molto speciale per lo spettacolo, un sorriso accattivante, un corpicino da ballerina perfetto e la voglia di sfondare nell’arte.

La sua carriera cinematografica incominciò molto presto, agli inizi degli anni cinquanta, partecipando come attrice bambina, a otto anni, al film di Mario Bonnard Tormento del passatnel lontano 1952, un melodramma strappalacrime  nel quale interpretò il personaggio infantile di Graziella. Tra il 1958 e il 1959 prese parte, con piccoli ruoli in altri tre film.

Nel 1960 conseguì il diploma al Centro sperimentale di cinematografia; nello stesso anno, prese parte ai film “La lunga notte del '43” di Florestano Vancini e “Il peccato degli anni verdi” di Leopoldo Trieste. Contemporaneamente, incominciò anche il teatro, scritturata dalla compagnia Carli-Pilotto. Dopo un passaggio alla radio, dove su mandato di Luciano Rispoli, realizzò e condusse la rubrica Raffaella col microfono a tracolla, a metà 1962, il regista Stefano De Stefani la scelse come valletta di Lelio Luttazzi per il programma “Il Paroliere questo sconosciuto.”

Nella prima metà degli anni sessanta  le fu dato lo pseudonimo di Carrà, dal regista Dante Guardamagna, il quale, appassionato di pittura, associò il suo vero nome, Raffaella, che ricorda il pittore Raffaello Sanzio, al cognome del pittore Carlo Carrà. Tuttavia, Raffaella non riuscì a ottenere molto successo (in termini di popolarità) come attrice, tant'è che, all'inizio degli anni settanta, a seguito del successo ottenuto come showgirl in televisione, decise di abbandonare la recitazione e di concentrarsi sulla carriera di presentatrice televisiva, soubrette e cantante, con la quale invece ottenne successo e fama a livello mondiale. Le sue canzoni più emblematiche sono state tradotte in 28 lingue e, dove andasse, aveva davanti a se un tappeto rosso.

I suoi grandi successi furono: Agata e Tu, con Nino Taranto, poi Canzonissima, Chissá se va, Tuca Tuca e tanti altri, come Alló Raffaella , che ispiró in Argentina “Hola Susana” (di Susana Giménez), Domenica In ecc. Ecc.

Addio Raffaella, non ti scorderò mai

Stefano Casini

STEFANO CASINI