MARCO FERRARI

Non capita a tutti di avere un museo a propria disposizione: succede per Arrigo Sacchi, il mago del gioco del calcio, nella sua Fusignano, in provincia di Ravenna. È stata inaugurata al museo civico San Rocco una grande mostra dedicata al suo illustre concittadino. "Oltre il sogno. L'emozione del calcio totale di Arrigo Sacchi" celebra uno dei maggior artefici del pallone, così come Fusignano ha celebrato l'altro concittadino, Arcangelo Corelli, maestro del violino.

L'esposizione si snoda attraverso un mondo di ricordi inediti, maglie, immagini e oggetti ormai passati alla storia sportiva; filmati delle partite più significative; foto degli esordi nei campi polverosi della Romagna e istantanee dei grandi trionfi delle squadre da guidate dal tecnico; le casacche numero 10 di Baggio e Maradona. Strutturata in diverse sezioni tematiche, la mostra vede in esposizione anche le due Coppe dei campioni (1988/1989 e 1989/1990) e le due Coppe intercontinentali (1989 e 1990) vinte dal tecnico romagnolo con il Milan. A inaugurare l'evento erano presenti Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna, Gabriele Gravina, presidente Figc, Adriano Galliani, storico dirigente rossonero con cui l'allenatore ha scritto pagine indelebili della storia milanista, e numerosi ex calciatori che hanno vestito la maglia rossonera.

È stato inoltre presentato ufficialmente "Oltre il sogno", volume scritto da Sergio Barducci per Minerva Editore e dedicato alla vicenda umana del trainer romagnolo. Se allenare Fusignano, Alfonsine, Bellaria e Rimini è già di per sé una realizzazione personale, diventare uno dei tecnici più iconici e stimati del calcio è andare, appunto, oltre il sogno. Soprannominato "Il profeta di Fusignano", Sacchi si distinse nelle fila del Parma. Silvio Berlusconi lo scelse come allenatore del Milan e lui introdusse numerose innovazioni nel modulo di gioco e nelle tecniche di allenamento, dando un'impronta che segnerà la storia della squadra rossonera sfruttando a fondo le caratteristiche del gioco a zona, già praticato nel Milan di Nils Liedholm, e ponendo un'assoluta attenzione alla fase difensiva, cui aggiunse il pressing sistematico a centrocampo. Di lui si diceva che obbligasse la rosa intera a pesanti e severi allenamenti senza avere troppa compassione dei calciatori.

La sua filosofia si rifaceva ai principi tattici mutuati dal calcio totale della nazionale olandese di Johan Cruijff, che ammirava sin da ragazzo. Il suo Milan è ritenuto una delle compagini calcistiche migliori di ogni epoca, eletta nel 2007 la migliore squadra di club della storia, oltreché la quarta assoluta tra nazionali e club dalla rivista inglese "World Soccer". Da allenatore del Milan, club che ha guidato dal 1987 al 1991 prima di tornare per una breve esperienza nella stagione 1996-1997, ha vinto uno scudetto, una Supercoppa italiana, due Coppe dei campioni, due Supercoppe UEFA e due Coppe Intercontinentali, facendo parte della cosiddetta squadra degli "Immortali". Dal 1991 al 1996 ha allenato la nazionale italiana, guidandola al campionato del mondo 1994, dove raggiunse la finale, e al campionato d'Europa 1996. Dal 2010 al 2014 ha svolto il ruolo di coordinatore tecnico delle nazionali giovanili italiane, dalla Under-21 alla Under-16. 

Era il 2 agosto 1987 quando Arrigo Sacchi debuttava sulla panchina del Milan. Nessuno all'epoca immaginava che avrebbe fatto diventare quella squadra un simbolo di gloria, di rinnovamento e di rivoluzione calcistica. Come lui stesso ha spesso ricordato, già si era fatto la fama di eretico sconclusionato: l'Italia degli anni 80 viveva di entusiasmi, quella del calcio, dopo la sbornia di Spagna '82, aveva capito che bisognava invertire in qualche modo la tendenza per tornare a vincere coi club a livello europeo. Il calcio era cambiato, si era evoluto in modo assolutamente distante dalle nostre intenzioni e della nostra tradizione. Certo, vi era stata la Zona Mista, quell'artigianale eppure efficace fusione dei principi del catenaccio nostrano, creata da Radice e Trapattoni, ma era il massimo a cui si poteva aspirare? Davvero ci si doveva accontentare di quel 3-5-2 mascherato? Liedholm e Guy Thys avevano mostrato negli anni idee e percorsi importanti, ma non ebbero la portata rivoluzionaria che ebbe questo ex giocatore di modesto talento, che mai era riuscito ad entrare tra i professionisti. E così adesso anche il suo paese natale lo celebra come un grande innovatore del calcio ma anche del costume nazionale. La mostra, a ingresso gratuito, sarà visibile fino al 7 novembre ogni sabato e domenica dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18.