di Franco Esposito

 

Nell’Italia dominata dal trasformismo politico, fa tendenza l’imitazione. Quella vera, autentica, che ha avuto in Alighiero Noschese l’interprete sommo. In Tv sono tutti figli del grande indimenticabile, indimenticato Alighiero. Il principe vero degli imitatori. In Tv, appunto, si assiste, alla grande riscossa delle imitazioni. Un ritorno in pompa magna, ormai non si contano più le trasmissioni che propongono la copia dell’autentico. L’imitazione ben riuscita. Vince sempre la preparazione e con essa la professionalità.​

 

Le ragioni del successo? “Al pubblico piace riconoscere ciò che già conosce”, la butta lì Neri Marcorè, attore e conduttore. “La regola è unica, e io la applico sempre. La satira deve colpire il personaggio solo per le sue azioni”. Impazza l’arte del sosia, e non solo in tv. “Striscia la notizia” ne è un esempio, un modello. Forse il più lampante di tutti in materia di imitazioni. Oggi l’unico ostacolo è rappresentato dal politicamente corretto”, fa sapere Dario Ballardini.​

 

Arrivato a Striscia nel 1994, non ha mai smesso di proporre sosia di chi prende di mira. Il ministro Cingolani l’ultimo di una serie infinita. “Quando cominciai mi presero per matto: l’imitazione era obsoleta e io antico, perché la facevo alla Noschese”. Il tempo gli ha dato ragione e non solo a lui. Il successo sta baciando anche i professionisti più giovani. In cantiere le imitazioni di Andrea Purgatori e del maestro Muti.​

 

L’imitazione è studiata in psicanalisi e in psicologia, in linguistica e in sociologia. Hanno capito come funzionava fin dai tempi di Alighiero Noschese. Il successo risulta oggi ampiamente rinnovato e raggiunto attraverso trasmissioni tipo “Tale e quale show”. Voci, posture, gesti, mutuati da altri. Essere imitato, a quanto pare, porta fortuna. È il riconoscimento di una notorietà raggiunta, anche se attraversata dalla satira contro il potere. Oggi non più in grado di assicurare grande e sicura resa.​

 

Resistono Maurizio Crozza e Sabrina Guzzanti, lei che diventa Giorgia Meloni, Virginia Raggi, Maria Elena Boschi, Barbara Serracchiani. Come pure è conservata negli annali della tv la sua imitazione di Moana Pozzi. Il “mi consenta” di Silvio Berlusconi e il “disciamo” di D’Alena sono effettivamente più veri degli originali.​

 

Noschese era unico e insuperabile- Quando lavorava - gloriosi sabati televisivi degli anni Sessanta/Settanta -​ chiedeva scuse e permessi a personaggi politici imitati alla perfezione. Andreotti, Fanfani, Pannella, La Malfa. Oggi visti e rivisti a “Techetè-chetè”. I copia e incolla di Mariolina Cannuli, Ruggero Orlando, Tito Stagno, Ugo Zatterin. Gianni Morandi, Mike Bongiorno, Alberto Sordi. Lo stile di Noschese era quello di riprodurre esattamente voci, toni, gesti. In “Formula Due” lavorava con Loretta Goggi, personaggio importante nel mondo dello spettacolo italiano. Regina della giuria nel programma di Carlo Conti, sui talent, è uno dei motivi di successo della trasmissione. Una presenza incontestabile, da classica persona “informata dei fatti”.​

 

“Tale e quale show” è nato nel 2012. Il suo successo discende innanzitutto dall’improvvisazione. Non si tratta solo di scegliere le persone giuste che imitino e quelle da imitare. Bisogna prepararle, truccarle, e per ogni artista necessitano dalle quattro alle sei ore. Due per lo stucco, praticato con solventi speciali “per colle siliconiche, e dopo chili di creme oleose per restituire elasticità alla pelle dei concorrenti”.​

 

Si divertono, i concorrenti, lanciati verso una seconda giovinezza. Capitò a Fabrizio Frizzi e Amadeus. I grandi apparati comunque non sono sempre necessari. Fabio Fazio e Alberto Savino non devono cambiare niente del loro aspetto per diventare un’altra persona. Basta che parlino e sono Enzo Biagi o Adriano Celentano. Sono sufficienti voci e tic.​

 

Maurizio Crozza si piazza una parrucca in testa, un paio di occhiali, e la satira parte. Quando è fatta bene, con tanti o pochi mezzi a disposizione, l’imitazione riesce a cogliere l’essenza della persona imitata. E, inconsapevolmente, forse le ruba l’anima. La notorietà della persona fa scattare il meccanismo dell’identificazione.​

 

“En abi^me, direbbe un francese. L’espediente narrativo o pittorico, in cui un’immagine contiene una piccola copia di se stessa. E sembra ripetersi all’infinito. Dino Zoff, portiere monumento della nazionale italiana campione del mondo 1982, il portierone per antonomasia, imitato da Neri Marcorè, era la quintessenza della zoffittà e di tutta la ritrosia del mondo.​

 

A “Tale e quale show” opera una giuria composita, molto originale nella sua formazione: Gocci, Panariello, Malgioglio, con Alba Parietti che imita Damiano dei Mareskin. Ballardini fa il ministro Cingolani, Barbara Foria nei panni di Stefania Bortone, Ubaldo Pantani è Antonio Conte.​

 

Professionalità e alta preparazione, il divertimento è assicurato. Un fatto raro, un evento, succede quasi mai, con la tv di Stato.​