di Enrico Pirondini

 

Il​ calcio​ in Italia balla sul Titanic. È​ sommerso​ dai debiti, batte cassa, ma il governo Draghi ha finora ignorato tutte le sette richieste della FIGC e della Lega serie A. ​

 

Supermario, con il Consiglio dei ministri, ha respinto persino il riconoscimento della sospensione dei versamenti fiscali “arrivati in ritardo“ al Tesoro. Niente da fare. Ovvia la delusione e la rabbia degli sconfitti. Duro il commento di Gabriele Gravina presidente della Federcalcio.

 

“Pretendiamo rispetto e dignità come tutti gli altri settori del Paese”. Immediata la replica di Valentina Vezzali, Sottosegretario allo Sport: “Conosco bene i problemi del calcio e lavoriamo per sostenerlo“.

In Federazione tuttavia non si dispera convinti che la partita sia ancora aperta. Ripetono nei palazzi del calcio di non voler ristori – e ci mancherebbe – ma manovre fiscali “ che allo Stato non​ costerebbero proprio nulla “. Ma tant’è. Il Governo è dubbioso sugli aiuti al calcio, pur non sottovalutando la dimensione sociale​ ed economica dell’industria del pallone.​

 

Il momento è delicato,​ cruciale. E il tema caldo, accentuato dal fatto che siamo in autunno, snodo fondamentale per tutte le scelte di politica economica. Basti pensare alla individuazione dei criteri del Recovery Plan ( il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) promosso dall’Europa per la ripartenza dell’Italia. In tutto 222,1 miliardi, una parte dei quali in arrivo. Briciole allo Sport : 300 milioni per le palestre,700 per l’impiantistica sportiva.

 

Le perdite pallonare dovute al Covid sono notevoli. Si calcolano 1,2 miliardi. La biglietteria è la più colpita, ha perso 341 milioni, 302 solo in serie A. Sono calati i ricavi degli sponsor, gli ammortamenti e svalutazioni registrano una perdita di 221 milioni, le plusvalenze 326. Insomma, la pandemia ha messo alle corde il calcio italiano. Senza interventi immediati delle istituzioni – insistono FIGC e Lega – si rischiava di perdere un patrimonio. Il calcio in rosso batte cassa. I club sono in affanno mentre gli agenti dei calciatori sono sempre più ricchi.​ ​ Un disastro. Molti se la prendono​ con le società cicala essendosi indebitate con stipendi e folli commissioni ai procuratori. Troppo facile​ anche se comprensibile. Però non va dimenticato​ che il calcio è una attività economica ( produce redditi ) e sociale ( intrattiene, diverte ). Certo è imperfetto ma paga le tasse e tiene in piedi il resto dello sport italiano che senza il calcio non sopravvivrebbe. Per il Governo è un problema serio, complicato. E il calcio sta ballando sul Titanic. Una brutta storia.