di Lucio Fero

È abbastanza probabile che Cgil, Cisl e Uil contro ci faranno anche uno sciopero generale. Contro chi, contro cosa? Contro Mario Draghi, andando così a fare del sindacato forza, anima e corpo (a parte i No Vax) dell'opposizione radicale alla indispensabilità di Draghi premier. Là dove Salvini non si è mai spinto, là dove nemmeno Meloni arriva, là dove Conte si è limitato al mugugno...Là i sindacati stanno per approdare.

Stanno raggiungendo la sponda da cui si grida e si lotta contro il governo "sordo", la terra dalla quale contro il governo animato da cattive intenzioni si lotta. Stanno per lanciarsi contro l'asse di equilibrio su cui si regge la politica italiana (e forse l'Italia tutta): Draghi premier che garantisce finanziamenti Ue e benevola neutralità dei mercati, insomma i soldi. Stanno per dire, probabilmente con uno sciopero, che Draghi porti i soldi, a come spenderli ci pensano loro, i sindacati. Altrimenti...

Rottura, gelo tra Draghi e i sindacati all'ultimo incontro da "fumata nera": questo si legge sui giornali. Niente accordo sulle Quote, sulla età pensionabile reale, sul presente, l'immediato dopo che a dicembre scade quota 100, sul futuro della previdenza, sui miliardi da impegnare e come impegnarli. E c'è ancora qualcosa in più a mettere i sindacati all'opposizione, anzi agli antipodi con Draghi governante. Dissensi, trattative faticose e spinose, rotture e scioperi sulle pensioni i sindacati li hanno visti e gestiti anche con altri governi. Ma con praticamente tutti gli altri governi prima e diversamente da Draghi i sindacati condividevano un obiettivo di fondo: mandare in pensione più gente possibile.

Altri governi obiettavano mancassero i fondi oppure il contrasto era su "chi" e con "quanto" mandare in pensione più gente possibile. Ma l'obiettivo di imbarcare pensionati sulla nave della società era comune e condiviso: pensionare era cosa buona e giusta, voluta dalla gente (e dall'elettorato). I sindacati facevano il poliziotto buono, il governo talvolta faceva quello cattivo, ma nessuno stava dalla parte del non pensionare il più possibile. Quello era, semmai, il reato.

Che così stiano le cose lo ha ribadito di recente lo stesso Landini: "Quota 102 o quel che sia non serve a niente, manda in pensione poco più di diecimila persone". Per Landini e i sindacati tutti una legge è buona e serve in misura e in rapporto a quanta gente pensiona. I sindacati hanno detto chiaro e tondo che vogliono una "riforma" delle pensioni che mandi qui e oggi in pensione più gente possibile. E il contrasto con Draghi non è, come sempre avveniva con altri governi, con le dimensioni di questo possibile. La differenza è molto più profonda: là dove Landini vuole in pensione più gente possibile, là Draghi vuole più gente possibile al lavoro. 

Draghi intende usare il più delle risorse derivanti da fondi e finanziamenti Ue e da investimenti pubblici e privati per favorire, indirizzare, sostenere riconversioni produttive, comparti produttivi, nuovi ambiti di impresa...Draghi ha in testa e vuole trasferire nelle mani del paese una politica economica che aumenti il montante della forza lavoro in modo da poter generare e mantenere costante incremento del Pil, Draghi pensa di spendere per far lavorare. Landini all'opposto vuole spendere per mettere al riparo di una pensione più ex lavoratori possibile. Landini e i sindacati sulle pensioni sono la prima concreta ed esplicita opposizione all'idea di Next Generation Ue così come l'hanno confezionata, e finanziata, Draghi, Merkel, Macron, la Commisione Ue e i governi della Ue.

I sindacati hanno bollato come "insufficiente" la manovra, cioè la prossima legge di bilancio. Insufficienti i 23 miliardi? Peraltro tutti da spendere in deficit visto che non arrivano da nessuna posta fiscale? Vogliono i sindacati più spesa in deficit? Non proprio, anche se ai sindacati la spesa in deficit non basta mai. Vogliono che quei 23 miliardi vengano spesi in gran parte per ristabilire che in Italia si va in pensione a 62 anni. Ristabilirlo dopo che la legge Fornero ormai dieci anni fa aveva fissato (in teoria) età pensionabile a 67 anni.

In dieci anni l'età pensionabile media reale in Italia era giunta tra i 63 e i 64 anni. Continuando così secondo i sindacati andava e va in pensione troppo poca gente, quindi tornare a 62, di diritto e di fatto. Salvini che è Salvini ha capito che se contemporaneamente diminuiscono quelli che lavorano e aumentano quelli in pensione non è che poi la pensione te la pagano quelli di Bruxelles. Quindi media, tratta, ragiona. I sindacati invece con tutta probabilità faranno sciopero, la massima protesta e mobilitazione contro una politica economica che vuole più gente al lavoro e a favore di una politica economica che voglia più gente in pensione.