di Giulia Berlardelli

Per la Cina tenere a bada Taiwan - la "provincia ribelle" a meno di 200 chilometri dalla sua costa meridionale - sta diventando sempre più difficile. Per la prima volta la presidente di Taiwan, Tsai Ing Wen, ha confermato la presenza di truppe americane sul suolo taiwanese nel corso di un'intervista alla Cnn. La notizia non è tanto la presenza in sé di addestratori Usa a Taiwan – nell'ultimo anno diversi media avevano riportato indiscrezioni su questo, mai davvero smentite da americani e taiwanesi – quanto piuttosto la crescente sicurezza delle autorità taiwanesi nel comunicare al mondo la propria volontà di difendere una democrazia che Pechino vuole inghiottire a ogni costo. Una sicurezza che deriva sia dalla promessa di Joe Biden - "difenderemo Taiwan" da un'eventuale aggressione cinese - sia dal peso che l'Isola, piattaforma strategica dell'Indo-Pacifico, sta conquistando anche agli occhi degli europei.

Proprio in queste ore – secondo quanto rivela Politico.eu – il ministro degli Esteri taiwanese, Joseph Wu, si prepara ad atterrare a Bruxelles come parte di un tour europeo che sta aumentando le tensioni tra Ue e Pechino. Non solo: dopo aver visitato la Repubblica Ceca e la Slovacchia, firmando cinque memorandum d'intesa su argomenti che vanno dalla sicurezza informatica alla tecnologia verde, Wu starebbe valutando i pro e i contro di fare una tappa a Roma. L'occasione sarebbe una protesta anti-cinese organizzata a margine del G20, a cui non partecipa il presidente Xi Jinping ma il suo ministro degli Esteri, Wang Yi. Gli organizzatori della protesta – riporta Politico - si aspettano che Wu prenda parte, ma i funzionari taiwanesi non confermano che farà un passo così provocatorio.

Già così c'è abbastanza materiale per far andare in ebollizione Pechino, che – come ribadito dalla missione cinese presso l'Ue - "si oppone fermamente alle interazioni ufficiali di qualsiasi forma o natura tra la regione di Taiwan e i Paesi che hanno relazioni diplomatiche con la Cina. La posizione della Cina su questo tema è chiara".

Reinhard Bütikofer, presidente della delegazione del Parlamento europeo per le relazioni con la Cina, ha dichiarato a Politico di aver ricevuto conferma della visita di Wu. Un portavoce dell'Ue ha detto solo di essere "a conoscenza della visita" e ha insistito sul fatto che l'incontro sarebbe stato "non politico" - un suggerimento che non avrebbe incontrato rappresentanti politici, come il capo della politica estera Josep Borrell. "Ci impegniamo con Taiwan anche in assenza di riconoscimento diplomatico", ha aggiunto il portavoce.

Pechino aveva già tuonato contro le tappe del ministro taiwanese a Praga e Bratislava, definendo le visite come "promozione del secessionismo", un "atto provocatorio e malizioso". Taiwan e la Cina continentale hanno governi separati da quando i nazionalisti si ritirarono a Taiwan alla fine della guerra civile cinese più di 70 anni fa. Taiwan è ora una fiorente democrazia, ma il Partito comunista cinese (PCC) al potere nella Cina continentale continua a vedere l'Isola come una parte inseparabile del proprio territorio, nonostante non l'abbia mai controllata.

La Cina ha già minacciando di "reagire ulteriormente" se i legislatori del Parlamento europeo dovessero portare avanti un piano per recarsi a Taiwan. Secondo il South China Morning Post, sette deputati guidati dal francese Raphaël Glucksmann (membro dell'Alleanza Progressista dei Socialisti e Democratici, dichiaratamente critico della situazione dei diritti umani in Cina) dovrebbero visitare Taipei la prossima settimana.

"Il Parlamento europeo è un organo ufficiale dell'Ue. Se inviasse deputati in visita a Taiwan, ciò violerebbe gravemente l'impegno dell'Ue nei confronti della politica di 'una sola Cina', danneggerebbe l'interesse principale della Cina e minerebbe il sano sviluppo delle relazioni Cina-Ue. Seguiranno ulteriori reazioni in base all'evolversi della situazione", ha affermato la missione cinese presso l'Ue in una serie di tweet. Pechino non ha specificato quale sarebbe questa reazione, ma il Parlamento europeo – ricorda Politico - ha già sperimentato la rabbia cinese. A marzo il governo cinese ha imposto sanzioni a cinque eurodeputati e alla Commissione per i diritti umani del Parlamento europeo, dopo l'approvazione da parte del club dei 27 di sanzioni contro diversi funzionari cinesi coinvolti nell'incarcerazione di massa degli uiguri nella regione dello Xinjiang.

Le attenzioni europee per Taiwan arrivano in un momento in cui i rapporti tra Taipei e Pechino sono al punto più basso da decenni, a causa del rafforzamento dei legami tra Taiwan e Stati Uniti iniziato da Donald Trump e proseguito da Joe Biden. All'inizio di ottobre l'esercito cinese ha inviato un numero record di aerei da guerra in volo attorno a Taiwan, mentre diplomatici e media statali hanno avvertito di una possibile invasione a meno che l'Isola non si attenga alla linea del Partito comunista cinese.

Nella sua intervista alla Cnn, Tsai è diventata il primo presidente di Taiwan da decenni a riconoscere la presenza di truppe statunitensi per scopi di addestramento. L'ultima guarnigione ufficiale degli Stati Uniti è partita nel 1979, l'anno in cui Washington ha trasferito il riconoscimento diplomatico formale da Taipei a Pechino, anche se dall'anno scorso diversi media hanno riportato di piccoli schieramenti. L'esercito americano ha pubblicato e poi cancellato un video all'inizio del 2020 che mostrava l'addestramento di truppe taiwanesi da parte di forze speciali Usa. Nel novembre 2020 il ministero della Difesa di Taiwan ha annunciato e poi negato ai media locali che le truppe statunitensi stavano addestrando soldati locali. Tsai non ha voluto rivelare quanti militari statunitensi ci siano oggi sull'Isola, ma ha detto che "non sono tanti come alcuni pensano". "Abbiamo una vasta gamma di cooperazione con gli Stati Uniti che mira ad aumentare la nostra capacità di difesa", ha affermato, dicendosi sicura e fiduciosa sull'impegno americano a difendere Taiwan in caso di aggressione della Cina.

La risposta di Pechino non si è fatta attendere. "Nessuno, in nessun Paese, deve sottovalutare la forte determinazione, la ferma volontà e la forte capacità del popolo cinese di difendere la sovranità nazionale e l'integrità territoriale", ha scandito il portavoce del ministero della Difesa cinese. "Il compito storico della riunificazione della madrepatria deve essere adempiuto e sarà sicuramente adempiuto. Qualsiasi tentativo di ostacolare la riunificazione nazionale e il rinnovamento nazionale è destinato a fallire", ha proseguito Tan Kefei, aggiungendo che l'Esercito popolare di liberazione cinese "adotterà tutte le misure necessarie" per contrastare "le interferenze esterne e gli atti separatisti". La contrapposizione si fa sempre più aspra, ogni giorno di più.