di Claudio Madricardo

Più di 5 milioni gli elettori andranno domenica alle urne in Honduras per eleggere il nuovo presidente scegliendo in un ventaglio di 14 candidati. Dovranno anche eleggere 128 deputati del Congresso Nazionale e 298 sindaci. Dal ritorno alla democrazia negli anni ’80 saranno le undicesime elezioni generali.

Tra gli aspiranti alla carica presidenziale, parteciperà Xiomara Castro, leader del partito di sinistra Libertad y Refundación, moglie del presidente Manuel Zelaya, deposto nel 2009 da un colpo di Stato. Sembra essere la favorita e cercherà di mettere fine a quella che in Honduras viene chiamata la dittatura del Partido Nacional che ha governato negli ultimi 12 anni con Juan Orlando Hernández, il mandato più lungo della storia del Paese.

Per quanto Hernández sia solito ricordare come i narcotrafficanti honduregni siano stati estradati dal suo governo, la giustizia nordamericana lo sospetta vincolato al traffico della droga, dato che suo fratello ‘Tony’ nello scorso marzo è stato condannato all’ergastolo da una corte americana per aver introdotto 185 tonnellate di stupefacenti. Hernández è figura controversa anche perché nel 2017 si fece rieleggere nonostante il divieto costituzionale, facendosi confezionare una sentenza ad hoc, come già Evo Morales in Bolivia e Nayib Bukele in El Salvador, da una addomesticata Corte Suprema di Giustizia.

Chi vincerà la sfida elettorale si troverà di fronte a grandi problemi, in primo luogo quello delle carovane di migranti che periodicamente partono con la speranza di poter arrivare negli Stati Uniti. Oltre a quelli della crisi economica acuita dal COVID-19 e da una serie di disastri naturali.

Il Paese va alle elezioni fortemente spaccato tra Nasry Asfura, sindaco di Tegucigalpa, espressione del partito di maggioranza, e Xiomara Castro, l’unica donna candidata. Xiomara in campagna elettorale ha sostenuto che bisogna creare opportunità affinché gli abitanti dell’Honduras non siano spinti a emigrare per l’assenza di qualità della vita, determinata dalla mancanza di educazione e di lavoro, e dalla situazione di insicurezza che rende lo stato centroamericano uno dei luoghi più pericolosi della terra.

Asfura ha cercato di differenziarsi e farsi conoscere come candidato differente, dato che parecchi dirigenti del Partido Nacional sono stati coinvolti in casi di corruzione e talvolta sono stati accusati e perfino giudicati per narcotraffico nei tribunali statunitensi. Ha promesso di ridurre la disoccupazione, sostenendo che varerà politiche a favore della famiglia ed in contrasto con l’aborto.

Sessantatré anni, nasce come imprenditore delle costruzioni di infrastrutture, anche se il suo impegno in politica risale alla fine del secolo scorso, quando ha assunto vari incarichi, tra cui quello di ministro del fondo di investimento sociale. Volendo di molto semplificare, punto focale della sua campagna è stata la creazione di lavoro, vista come soluzione ai problemi vissuti dalla popolazione ora spinta ad emigrare.

L’opposizione lo accusa di essere una pedina di Hernández. È stato accusato di lavaggio di denaro, malversazione di fondi pubblici e abuso di potere, ma per il momento senza seguito. Il suo nome compare anche nei Pandora Papers assieme ad altri politici latinoamericani che hanno beneficiato dei paradisi fiscali. È la carta che il Partido Nacional gioca per perpetuarsi al governo per la quarta volta.

Per quanto riguarda Xiomara Castro, sessantuno anni, si è fatta conoscere capeggiando le manifestazioni di strada contro la destituzione del marito. Presentatasi candidata alla presidenza nel 2013 e ancora una volta nel 2017, è stata sconfitta da Hernández, che accusò di frode elettorale. Se le due volte precedenti si è candidata per formazioni liberali o anticorruzione, ora la sua scelta è per uno stato socialista e democratico, facendosi paladina dei diritti del popolo e della democrazia partecipativa.

Merita, infine, una menzione un altro imprenditore prestato alla politica, Yani Rosenthal, del Partido Liberal, che ha promesso un salario di cittadinanza di 62 dollari mensili alla popolazione maggiorenne. Anche lui, ma sembra quasi il comun denominatore  della politica honduregna, con qualche problema con la giustizia. Nel 2017 è stato condannato a tre anni a New York per lavaggio di denaro, ed è rientrato in Honduras dopo aver scontato la pena.