Beppe Grillo (foto depositphotos)

di Pietro Di Muccio de Quattro

Nulla è più patetico del comico che fa ridere malgré lui. Calato a Roma per rappattumare le testoline calde del suo movimento, Beppe Grillo ha confidato ai giornalisti di esserne il condom protettivo. Da Elevato a Profilattico!

Triste parabola politica ed umana. Dal teatro d'opera nazionale all'avanspettacolo di paese. E non vuole rendersi conto ch'è finita. Il rivoluzionario ha dovuto soccombere in pretura nientemeno, schiacciato dal fascicolo processuale della causa civile intentata da un condomino per la revoca dell'amministratore. L'avvocato del popolo giace strozzato dai suoi codicilli, mentre per capire la missione del guru di Sant'Ilario occorrerebbe un altro guru.

Non è rimasto nulla dell'ideologia distruttiva che animava i vaffa delle origini. Ciò è un bene per l'Italia, ovvio, che deve essere ricostruita, ma non con i bonus del 110 per cento. È davvero un bene per la politica nazionale che il partito più votato nel 2018 stia sfaldandosi. Ma la disgregazione avviene non già per lo scontro di linee politiche, come tanta stampa corriva vuol far credere, ma per i riposizionamenti determinati dal "si salvi chi può". A Luigi Di Maio, il deputato che ha saputo dimostrare che "zero" non vale "uno", è difficile attribuire una linea politica diversa da "superesse necesse est". Egli è terrorizzato dalla regola dei due mandati, con o senza il "mandato zero" di sua invenzione. A Giuseppe Conte, capo sospeso di un partito al quale è dubbio che sia iscritto, è altrettanto difficile ascrivere un progetto politico che ne faccia un leader almeno alle apparenze.

Se cercassimo di capire ciò che resta del grillismo ponendo le tre classiche domande della filosofia, "chi sono, perché sono, dove vado", avremmo tre risposte soltanto: "Nulla, ignoro, non so". Grillo, che furbo lo è, conosce le risposte. Tuttavia, cerca di tenere ancora in piedi la baracca temporeggiando fino alle prossime elezioni. Infatti, circa il terzo mandato parlamentare, egli dice e non dice perché il divieto gli serve per tenere a cuccia i riottosi che ne sarebbero colpiti ed allettare i beneficiari.

Mentre Giuseppe Conte non ha dove attaccarsi all'infuori delle sottane di Grillo, Luigi Di Maio ruffianeggia con quasi tutti gli altri partiti allo scopo di precostituirsi una candidatura di salvezza. Nulla a riguardo è più disgustoso di certi elogi al suo indirizzo pronunciati da parlamentari che non ne hanno mai nascosto la profonda disistima, per non dir altro, dovuta al suo dilettantismo facilone e supponente.

Al di là della sorte politica dei figuranti, il grillismo, come ideologia e come movimento, è destinato all'irrilevanza politica a partire dal prossimo anno, quando milioni di elettori lo abbandoneranno a causa dell'inganno patito e lo collocheranno all'opposizione, il suo posto appropriato. Se altri partiti non lo riportano in auge per mera brama di governo o per puntellare un declinante potere.