USA e Canada nel 2021 hanno raggiunto il +20%. Una crescita che per il settore export agroalimentare è stata seconda solo ai mercati della Corea del Sud e della Cina che hanno registrato un +40%. Sono solo alcuni dei numeri più significativi di un anno, il 2021, che complessivamente ha evidenziato un 'più' 15% rispetto al 2019, l'anno pre Covid, che ha permesso di toccare e superare la barriera del 50 miliardi di euro.

È anche interessante vedere come siano stati i salumi, ortofrutta e pasta i generi del made in Italy a tavola che maggiormente sono aumentati nelle richieste fuori dai confini nostrani. Il Nord America, a conferma di una fedeltà ormai divenuta tradizionale, per quello che concerne l'export totale ha chiuso l'anno scorso con acquisti per 6,1 miliardi, in assoluto la terza regione dopo UE-27 ed Europa extra UE.

L'analisi è stata effettuata in occasione del 6º Forum Agrifood Monitor organizzato da Nomisma in partnership con Crif che si è svolto a Bologna. "Il 2021 sarà ricordato come un anno straordinario per l'export agroalimentare italiano - ha sottolineato Denis Pantini responsabile di Nomisma per il settore - la crescita ha coinvolto tutti i prodotti con incrementi della quota mercato Italia in diversi mercati mondiali con performance superiori a quelle dei nostri diretti concorrenti".

Il boom post Covid dell'agroalimentare italiano nel mondo è stato analizzato nell'ambito del convegno con il contributo di diversi esperti e imprenditori tra i quali Paolo De Castro, europarlamentare, Alessandro Guerini che del Gruppo Vinicolo Santa Margherita è l'export director quindi Fabio Maccari amministratore delegato del gruppo Salov e Silvia Mandara, vice presidente del Consorzio tutela mozzarella di bufala Campana Dop.

Grande soddisfazione per i risultati raggiunti, che sicuramente sono andati al di là di tutte le più rosee previsioni, ma anche grande attenzione per l'anno in corso che presenta già ostacoli di differente natura, a cominciare dalla crescita dei costi alle tensioni internazionali.