DI MARCO FERRARI

 

Storia di una grande famiglia italiana, i Farnese (o, tradizionalmente, come plurale, i Farnesi), nobile dinastia del Rinascimento italiano, che governò il Ducato di Parma e Piacenza, dal 1545 al 1731, e il Ducato di Castro, dal 1537 al 1649. Una famiglia di antica origine umbra che ha avuto un papa, Paolo III, un cardinale Alessandro Farnese, il duca Alessandro Farnese che fu persino governatore dei Paesi Bassi spagnoli e la regina Elisabetta Farnese, consorte di Spagna e ultima erede della dinastia. Ma i Farnese sono passati alla storia anche come mecenati d'arte: durante i secoli collezionarono o fecero commissionare molte opere che fanno parte oggi della Collezione Farnese. Inoltre, la famiglia fece realizzare molti edifici, come il Palazzo Farnese e la Chiesa del Gesù a Roma. Da qui la mostra “I Farnese: Architettura, Arte, Potere” ospitata al Complesso Monumentale della Pilotta sino al 31 luglio 2022. Obiettivo dell’esposizione è quello d’indagare la straordinaria affermazione della casata nella compagine politica e culturale europea dal Cinquecento al Settecento, attraverso l’utilizzo delle arti come strumento di legittimazione. L’esposizione coinvolge gli ambienti più spettacolari del Complesso Monumentale parmigiano, i Voltoni del Guazzatoio, il Teatro Farnese, la Galleria Petitot della Biblioteca Palatina e la Galleria Nazionale. La rassegna presenta oltre 300 opere provenienti da collezioni pubbliche e private, italiane ed europee, insieme a opere della Collezione Farnese di Parma. Tra i prestiti più prestigiosi i due globi Coronelli dalla Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia e, per la prima volta in Italia dal Musée des Amériques-Auch, la “Messa di San Gregorio” eseguita in Messico dagli indios per ringraziare Paolo III della bolla Sublimis Deus, che riconobbe l’umanità dei nativi americani e ne condannò lo sfruttamento.

In mostra anche 200 disegni di architettura, provenienti dal Gabinetto dei Disegni e delle Stampe della Galleria degli Uffizi, dalle raccolte grafiche statali di Monaco di Baviera, dagli Archivi di Stato di Parma, Piacenza, Napoli, Roma e Modena, dalla Biblioteca Nazionale di Napoli, dalla Reverenda Fabbrica di San Pietro e dello stesso Complesso Monumentale della Pilotta. In esposizione anche 20 dipinti, capolavori provenienti dal Museo e Real Bosco di Capodimonte di Napoli, tra cui spiccano opere di Raffaello, Tiziano Vecellio, El Greco e Annibale Carracci, in dialogo con le opere del Complesso a rievocazione della galleria farnesiana, dove erano custoditi i 100 dipinti più significativi della collezione di famiglia. Infine, più di 80 oggetti dal Gabinetto delle Cose Rare del Museo e Real Bosco di Capodimonte, tra cui la Cassetta Farnese, insieme alla Tazza Farnese dal Museo archeologico nazionale di Napoli, monete e medaglie del Complesso Monumentale della Pilotta e pezzi della Collezione Gonzaga di Guastalla, confluiti nella collezione Farnese, permetteranno di ricostruire una camera delle meraviglie rinascimentale. Il percorso artistico è arricchito dal progetto musicale e artistico “Settimane Farnesiane” realizzato in collaborazione con La Toscanini che prevede, oltre alla programmazione di alcuni concerti in Teatro Farnese, l’allestimento di una sezione sulla cultura musicale in epoca farnesiana.

Ad accompagnare la mostra una serie di pubblicazioni edite da Electa, che approfondiranno la storia globale del collezionismo farnesiano, con contributi dei maggiori studiosi al mondo di questo tema.

Sembra quindi di tornare all’interno del Palazzo Farnese di Roma nel Cinquecento con l’immenso Ercole delle terme di Caracalla, l’Apollo citaredo, i magnifici ritratti di Tiziano, zanne di elefante africane intagliate, tazze alla giapponese, legni d’India dorati e miniati con uccelli e fogliami di diversi colori. Una raccolta messa a posto da Paolo III, papa dal 1534 al ’49, e dai suoi nipoti come segno dell’universalismo cristiano che, dalla vecchia Europa, si era allargata ai luoghi della Conquista grazie alle spedizioni di Cristoforo Colombo e Bartolomeo Diaz a fine Quattrocento. Proprio l’esotico del nuovo mondo conquistò il gusto dei Farnese, dominante nelle residenze di Campo dei Fiori, Caprarola e più tardi Parma. Insomma, il Papa si adeguò alle “Indie” del Cinquecento scaturite dalle corone della Spagna e del Portogallo. Proprio nella prima metà del Cinquecento

l’impero di Carlo V° era più vasto di qualunque altro conosciuto fino ad allora, su cui non tramontava mai il sole mettendo in crisi lo statuto e il magistero della Chiesa. Una sconvolgente rivelazione a cui il papa Farnese dovette far fronte in un mondo classico già sconvolto dai lanzichenecchi, dal protestantesimo, dagli Ottomani e dall’Islam in espansione nel Mediterraneo. Palazzo della Pilotta, sede delle collezioni di famiglia dalla metà del Seicento al 1734, data del loro trasloco a Napoli, approfondisce per la prima volta la committenza architettonica grazie all’esposizione di disegni progettuali di Vignola, Sangallo, Batistelli, Moschino, un’arte di rigenerazione cattolica dell’idea imperiale, indispensabile al pontefice per ristabilire l’autorità di Roma sull’Europa cristiana. Da Campo dei Fiori al ducato di Parma e Piacenza i Farnese riuscirono così a dare un futuro dinastico a figli e nipoti.