Venezia (Depositphotos)

DI MARCO FERRARI

L'acqua alta oltre 60 centimetri che arrivò al suo interno tre anni fa, l'emergenza sanitaria e lo stato di guerra dell'Europa non hanno impedito di ritrovare uno degli edifici di Venezia più suggestivi, Palazzo Pesaro degli Orfei, magico scenario del genio creativo di Mariano Fortuny y Madrazo e di sua moglie Henriette Nigrin. In stile gotico, lo stabile fu uno dei luoghi di riferimento agli inizi del Novecento per gli intellettuali europei e centro produttivo della cosmopolita Venezia di allora. Dopo i necessari interventi conservativi al piano terra, pesantemente danneggiato dall'"Acqua Granda", e il riallestimento complessivo dei piani nobili, Palazzo Pesaro degli Orfei riapre al pubblico non solo come spazio espositivo temporaneo, ma come museo permanente.

Il suggestivo percorso espositivo è stato curato dal maestro Pier Luigi Pizzi, regista, scenografo e architetto di fama internazionale con Gabriella Belli e Chiara Squarcina e il supporto di Massimo Gasparon per le complesse scelte illuminotecniche. Fra le mura del palazzo rimangono tracce del percorso esistenziale e artistico di chi lo animò: la cultura classica, le influenze orientali e moresche, il mito e il mondo wagneriano, i molteplici interessi e le passioni prendono corpo fra invenzioni di luci le scenografie teatrali. E poi tessuti e abiti meravigliosi ideati da Mariano e Henriette, archivi fotografici, dipinti, opere della collezione personale, documenti e brevetti. Tutto questo, assieme alle testimonianze degli artisti e degli amici in visita a Venezia, convive nel rinnovato Palazzo Pesaro degli Orfei, ora visitabile tutto l'anno grazie al percorso permanente dedicato alla contemporaneità.

Mariano Fortuny y Madrazo (Granada, 11 maggio 1871 – Venezia, 3 maggio 1949) è stato un pittore, stilista, scenografo e designer spagnolo naturalizzato italiano. Fortuny nacque in un ambiente creativo: il padre era il pittore catalano, Marià Fortuny y Marsal, sua madre Cecilia de Madrazo proveniva da una famiglia di artisti (era figlia di Federico de Madrazo e nipote di José de Madrazo). Rimasto orfano del padre all'età di tre anni, Mariano Fortuny si trasferì a Parigi con la madre e nella capitale francese si accostò per la prima volta alla pittura. Nel 1889 la famiglia si trasferì a Venezia e Fortuny stabilì il suo laboratorio proprio a Palazzo Pesaro Orfei. Il nuovo museo presenta la donazione Fortuny.

Una visita che inizia al primo al primo piano in cui spicca un giardino incantato di 140 metri quadrati realizzato da Mariano con l'artificio del trompe l'oeil, mentre tra due pareti emergono i suoi bozzetti di scena e alcune copie da Tiepolo, oltre al modello del Teatro delle Feste progettato nel 1910 dall'artista per l'Esplanade des Invalides, mai realizzato, con la collaborazione di Gabriele d'Annunzio e l'architetto francese Lucien Hesse. Qui troviamo anche tessuti fiabeschi e lampade originali. Il palazzo, entrato nel circuito della Fondazione Musei Civici Venezia, è ricco di novità e atmosfere. Oltre la biglietteria e il bookshop, sinotano subito le opere di artisti americani, tra cui Lawrence Carrol e David Simpson, donate alla Fondazione dalla Raccolta Panza di Biumo.

Al mezzanino scopriamo pannelli didattici e quindi nell'immenso "portego" del piano nobile le fotografie dell'epoca e opere e oggetti conservati nei depositi dello stesso palazzo, dalla pittura alla scenografia, dalla fotografia all'incisione e infine la decorazione dei tessuti che fu la vera attività della coppia artistica installata nel cuore della laguna, al punto che ancora adesso esiste la "Tessuti Artistici Fortuny", società che collabora con il museo per i prossimi cinque anni. Ma qui scoviamo anche il filo delle generazioni con i dipinti e le stoffe decorate di Mariano Fortuny e del padre Marià Fortuny i Marsal. Stupisce la raffinatezza del corredo funerario per il XIV duca di Lerma e dei costumi di scena realizzati l'Otello di Giuseppe Verdi. Accanto ci sono anche oggetti di alto artigianato, come le lampade ispirate ai pianeti e i mobili.

Merita una visita pure il giardino d'inverno, uno spazio dipinto da Fortuny tra 1915 e 1940 con figure allegoriche, satiri, animali esotici disposti in una loggia "alla Veronese", ricca di motivi vegetali e ghirlande fiorite. Bellissimo anche il modellino della "cupola" con cui Fortuny portò nei teatri di tutta Europa luce indiretta e diffusa. Molto intimo l'atelier di pittore con dipinti e molto suggestiva la sala con le armi e armature. Spazio anche alla moda con lo scialle Knossos e l'abito Delphos dei primi anni del Novecento, simboli dell'emancipazione femminile. Il secondo piano, visitabile solo a partire da giugno, ci porta negli atelier di Mariano ed Henriette con la raccolta di incisioni, la collezione di tessuti della madre Cecilia de Madrazo y Garreta, gli studi e le matrici per la stampa su tessuto, le attrezzature per la fotografia, gli scatti d'epoca, la biblioteca, con gli arredi da lui disegnati, gli schedari e oggetti curiosi che ci restituiscono l'identità di questa straordinaria coppia d'artisti.