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DI MARCO FERRARI

Torna a casa uno dei padri del Rinascimento fiorentino, Donatello, nome d’arte di Donato di Niccolò di Betto Bardi (Firenze, 1386 – 13 dicembre 1466), grande scultore, pittore e architetto italiano. L’evento è di portata storica, perché permette di ritrovare Donatello in due palazzi della città d’arte, Palazzo Strozzi e il Museo Nazionale del Bargello sino al 31 luglio. Il Rinascimento, Firenze, Donatello, il maestro dei maestri: un mix incredibile per la ripresa del turismo dopo la crisi delle città d’arte causa pandemia. La rassegna presenta oltre 130 opere provenienti dai più importanti musei e istituzioni del mondo, tanto da farlo diventare uno degli appuntamenti espositivi del 2022 da non perdere a livello internazionale. La straordinaria mostra, curata da Francesco Caglioti, professore ordinario di Storia dell’Arte medievale presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, propone un viaggio articolato in 14 sezioni cronologico-tematiche nell’universo di Donatello, grazie al dialogo fra le sue opere e quelle di artisti contemporanei e successivi. L’esposizione, realizzata grazie a una partnership tra la Fondazione Palazzo Strozzi e Musei del Bargello, coinvolge poli museali internazionali, da cui provengono sculture, dipinti e disegni. Si tratta di prestiti unici, alcuni dei quali mai concessi prima, provenienti da quasi sessanta tra i più importanti musei al mondo come la National Gallery of Art di Washington, il Metropolitan Museum of Art di New York, il Victoria and Albert Museum e la National Gallery di Londra, il Musée du Louvre di Parigi e le Gallerie degli Uffizi e tanti altri. Dopo Firenze, la mostra farà tappa al Skulpturensammlung und Museum für Byzantinische Kunst di Berlino e al Victoria and Albert Museum di Londra. Con questo evento riscopriamo Donatello, una forte personalità di riferimento del Quattrocento, simbolo del Rinascimento fiorentino e prediletto dalla famiglia Medici insieme a Brunelleschi e Masaccio. Un artista rivoluzionario che operò un’innovazione nel linguaggio scultoreo grazie a nuovi approcci plastici e prospettici, accantonando definitivamente le esperienze del tardo gotico e superando i modelli dell'arte romana classica. Inventò la tecnica dello "stiacciato", basato su minime variazioni millimetriche degli spessori, che non impedisce la creazione di uno spazio illusorio, e padroneggiò le più disparate tecniche e materiali (marmo, pietra serena, bronzo, legno, terracotta). Si dedicò anche al disegno, fornendo, ad esempio, i modelli per alcune vetrate del Duomo di Firenze. In questo modo le sue sculture sembrano acquistare un’anima, talvolta con accenti drammatici o di energia e vitalità. La mostra contiene così un volume di storia dell’arte fiorentina e italiana rendendo visibile per la prima volta l’insieme della creazione di Donatello, circa seicento anni fa. Questo perché sono stati spostati dal loro contesto il "Convito di Erode", la "Fede" e la "Speranza" dal fonte battesimale di Siena, e le porte bronzee della Sagrestia vecchia di San Lorenzo, che sono anche alcune tra le molte opere restaurate proprio per questa occasione. L'unicità dell’evento “Donatello, il Rinascimento” sta nel fatto che scopriamo quanto anticipatore fu l’artista fiorentino con le idee innovative e le soluzioni figurative di rottura. Una sorta di “terremoto Donatello”, come lo chiama Caglioti nel catalogo edito da Marsilio, che diede una scossa di assestamento per generazioni e generazioni, fino a due secoli dopo. La conferma viene dal raffronto con opere di artisti che, in qualche maniera, devono molto alla genialità del fiorentino, sino al Seicento: Brunelleschi, Masaccio, Mantegna, Filippo Lippi, Michelozzo, Giovanni Bellini, Andrea del Castagno, Desiderio da Settignano, Luca della Robbia, Paolo Uccello, Raffaello, Leonardo da Vinci e Michelangelo. Il viaggio dentro il lavoro di Donatello parte dagli esordi, dal dialogo con Brunelleschi, con il confronto tra i due crocifissi lignei provenienti da Santa Croce e da Santa Maria Novella. Si passa quindi al rilancio della terracotta, al grande lavoro di scultore, al tema degli "spiritelli", allo stiacciato, al periodo di Prato, alla lunga permanenza a Padova e all'ultimo grande cantiere in San Lorenzo. Il tutto scoprendo l’enorme profondità delle statue di Donatello che illustrano i sorrisi, il dolore, la sorpresa, il movimento. Al Bargello è stata pure riallestita la sala di Donatello con le opere più significative: il San Giorgio di marmo, il Marzocco e il David bronzeo. Capolavori messi a confronto con gli affreschi staccati dalla villa di Legnaia di Andrea del Castagno, il David Martelli di Desiderio da Settignano in prestito da Washington, fino alla Madonna della scala di Michelangelo proveniente da Casa Buonarroti.