di Luciano Neri

 

Quello che sta facendo Putin è criminale, come criminale è qualsiasi guerra. Anche le nostre. É la guerra in sé ad essere criminale. La guerra non serve mai per riconoscere diritti ma per ridefinire poteri, come diceva Hannah Arendt. Le guerre non le fanno quelli che le scatenano, e il prezzo più doloroso lo pagano sempre e solo i civili. É criminale questa guerra in Ucraina della quale tutto sappiamo, come criminali sono state e sono quelle rimosse nella ex Jugoslavia, in Yemen, in Iraq, in Siria, in Afghanistan, in Libia, a Gaza. Guerre i cui milioni di deportati, feriti e morti sono rimossi dal dibattito politico e dai media, perché prodotti dalle nostre armi o dai nostri eserciti. Ma il diritto morale di parlare e di condannare ce l’abbiamo noi, ce l’hanno i pacifisti, quelli che hanno sempre considerato le guerre e il possesso di armi convenzionali e nucleari un crimine in sé, come afferma papa Francesco. Al contrario, quelli che oggi, utilizzando le stesse dinamiche di geopolitica e di strategia della sicurezza nazionale, quelli che hanno riempito gli arsenali di armi, quei cinque Paesi del Consiglio di Sicurezza dell’Onu che sono anche i cinque principali produttori ed esportatori di armi del mondo, quei potenti e quelle potenze che sono egualmente complici complementari nello scatenare guerre, ecco quelli non hanno diritto di parola. Non è da loro che verranno verità e soluzioni. Oggi noi siamo mobilitati per fermare questa guerra, e le altre. Fermare i bombardamenti, i morti e le sofferenze. Ma quando, e speriamo prima possibile, le ceneri di questo tragico conflitto si saranno depositate, allora il movimento dei movimenti globale, la rete dei cittadini e dei movimenti del mondo, quelli che vogliono il superamento dei conflitti e la messa al bando della guerra, il disarmo e nuove norme e organizzazioni internazionali, dovranno tornare in campo per trovare le soluzioni che i potenti della terra non possono né vogliono trovare. Siamo la maggioranza dei popoli della terra, dobbiamo essere consapevoli della forza e della responsabilità inderogabile. Se non vogliamo che la guerra diventi tragica realtà che dalle periferia si espande fin dentro le capitali dell’impero. Fino a quella, ultima, che in ogni momento può deflagrare, quella nucleare. Una guerra che non può essere vinta da nessuno e che costituirebbe solo una tragedia per tutti. É a partire da questo impegno e da questa responsabilità che si deve ridefinire il nuovo movimento pacifista mondiale.