Per la prima volta sono state scoperte delle microplastiche nel sangue umano, minuscoli frammenti di plastica di diametro inferiore a 5 mm. Secondo quanto riportato dal Daily Mail, scienziati della Vrije Universiteit Amsterdam, nei Paesi Bassi hanno prelevato campioni di sangue da 22 donatori adulti sani e anonimi e li hanno testati scoprendo minuscole particelle di plastica nell’80% dei volontari. Una scoperta definita “estremamente preoccupante”.

Microplastiche sono state scoperte nel cervello, nell’intestino, nella placenta e nelle feci di adulti e bambini, ma mai prima d’ora nei campioni di sangue.

“Il nostro studio è la prima indicazione che abbiamo nel sangue particelle di polimeri: è un risultato rivoluzionario”, ha detto a The Guardian l’ecotossicologo Dick Vethaak a capo del team che ha condotto la ricerca. Ma dobbiamo ampliare lo studio e aumentare le dimensioni del campione, il numero di polimeri valutati, ecc. Ulteriori studi da parte di diversi gruppi sono già in corso. Non possiamo non essere preoccupati. Le particelle sono presenti nel sangue e vengono trasportate in tutto il corpo. Sappiamo inoltre che neonati e bambini sono più vulnerabili all’esposizione a sostanze e particelle. Questo mi preoccupa molto”.

Un problema che andrà affrontato con urgenza: è previsto che i rifiuti in plastica presenti negli oceani raddoppieranno di quantità entro il 2040. Gli effetti sulla salute dall’ingestione di microplastiche attualmente non sono chiari ma uno studio del 2021 ha affermato che negli esseri umani possono causare morte delle cellule e reazioni allergiche.

Le precedenti ricerche
Secondo un altro studio sempre del 2021, le microplastiche possono causare infiammazioni intestinali, disturbi del microbioma intestinale e altri problemi negli animali e malattie infiammatorie intestinali negli esseri umani. Sul loro potenziale danno sono necessarie ulteriori ricerche ha sottolineato il Vethaak.

“Il grande interrogativo è: cosa sta succedendo nel nostro corpo? Le particelle sono trattenute nel corpo? Vengono trasportate a determinati organi, ad esempio oltrepassando la barriera ematoencefalica? E questi livelli sono sufficientemente alti per scatenare la malattia? Abbiamo urgente bisogno di finanziare ulteriori ricerche così da poterlo scoprire”.