DI CLAUDIA ZANELLA

L’Occidente inonda la Mosca di sanzioni, ma i russi più ricchi e potenti sanno come aggirarle. Il Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi (Icij)  - di cui fanno parte giornalisti di diverse testate, tra cui El Pais e il Washington Post - ha scoperto i nomi di 800 cittadini russi, alcuni anche molto vicini al presidente Vladimir Putin, dietro a diverse società offshore. Tra loro banchieri, politici, addirittura un ex ministro. Questa indagine rivela il sistema con cui molti riescono a proteggere i loro beni nascondendoli dietro a imprese dall'amministrazione opaca e con l'aiuto di prestanome, aggirando di fatto le sanzioni. Persone che hanno messo al sicuro enormi ricchezze nei paradisi fiscali con l'aiuto di facilitatori occidentali. L’inchiesta ha attinto principalmente ai dati dei Pandora Papers, milioni di documenti finanziari offshore che hanno alimentato un'indagine globale aperta nel 2021.

Secondo l’Icij, oltre ai politici, sono più di 45 oligarchi coinvolti. Dall'8 aprile, almeno 12 di loro sono stati presi di mira dalle recenti sanzioni. Si tratta di membri della Duma, ex ministri, banchieri, imprenditori e i loro nomi sono stati collegati a 163 società offshore distinte. Sono più di quelle possedute dai politici di qualsiasi altro paese. Il consorzio ha pubblicato, insieme ai media che hanno participato all'inchiesta, le prime informazioni su quanto hanno scoperto.

Alpha Consulting è uno dei 14 fornitori di servizi offshore i cui documenti sono trapelati all’Icij, mettendo in moto l'indagine Pandora Papers. I fornitori di servizi offshore sono specializzati nella costituzione e gestione di società, trust e fondazioni tipicamente utilizzati per proteggere i beni in giurisdizioni segrete lontano dalla vista delle autorità fiscali e di polizia, i tribunali e il pubblico in generale. Secondo l’Icij Alpha Consulting nel 2019 ha riferito che la sua base di clienti era per il 75% russa.

Tra questi, secondo Icij, c’è Roman Avdeev, 54 anni, un importante uomo d'affari russo che ha iniziato a vendere componenti radio e decoder per televisori alla fine degli anni Ottanta. Negli anni Novanta, Avdeev ha acquistato la Credit Bank of Moscow, che è sotto sanzioni dall’inizio del conflitto ucraino. Possiede anche una catena di farmacie e ha interessi nell'industria delle costruzioni, del legname e del petrolio. Dal 2014 ha creato la fondazione Arithmetic of Good, che aiuta gli orfani e le famiglie adottive. Nel 2017, infine, ha comprato la squadra di calcio Torpedo Moscow nel 2017. Forbes stima che la sua ricchezza ammonti a circa 1,4 miliardi di dollari. I registri di Alpha Consulting mostrano che le società offshore collegate ad Avdeev sono registrate nelle Seychelles, Isole Vergini Britanniche e Belize. Una di queste, la Hi Capital Corp, è nominata nei registri come una società di risparmio personale.

I politici - Tra chi cerca di aggirare le sanzioni ci sono diversi politici russi. Tra loro anche l'ex ministro, Leonid Reiman, 64 anni. Laureato in quella che ora è l'Università Statale delle Telecomunicazioni di San Pietroburgo, ha lavorato come ingegnere e poi ha ricoperto posizioni di rilievo in quella che ora è la rete telefonica della città di San Pietroburgo. È stato nominato ministro delle Comunicazioni e delle tecnologie dell'informazione della Federazione Russa nel 1999. Al ministero è rimasto in qualità di ministro o vice a più riprese, fino al 2008 quando è diventato consigliere del presidente Putin, ruolo che ha ricoperto fino al 2010. Dal 2000 è anche il presidente del consiglio di amministrazione della Open JSC Svyazinvest, la più grande società di telecomunicazioni del Paese. Nel 2006, il Swiss arbitration panel ha scoperto che Reiman aveva usato un fondo di investimento offshore come copertura per controllare gli interessi nell'industria delle telecomunicazioni russa mentre era ministro delle Comunicazioni. Reiman ha sempre negato. I registri di Alpha Consulting mostrano che le aziende offshore collegate a Reiman avessero come scopo la compravendita di titoli.

Tra i nomi anche Mikail Gutseriev, 64 anni, fondatore della grande compagnia petrolifera russa RussNeft ed ex membro della Duma, e suo fratello Sait-Salam Gutseriev, 62 anni, altro ex membro della Duma, sono legati a 84 società offshore registrate da Alcogal e Dadlaw. Sono i politici russi che possiedono il maggior numero di società offshore nei Pandora Papers.

Oligarchi - Oltre ai politici, più di 45 oligarchi appaiono nei dati dei Pandora Papers. Vanno da uomini d'affari miliardari che gestiscono le maggiori compagnie petrolifere ai re del mondo dello sport. Dall'8 aprile, almeno 12 di loro sono stati presi di mira dalle sanzioni occidentali che sono scattate quando la Russia ha attaccato l'Ucraina.

Come il miliardario Suleyman Kerimov, 56 anni. Il Washington Post racconta che i controllori finanziari di una delle banche più famose di New York (la BNY Mellon) si erano resi conto di come centinaia di milioni di dollari (più di 700 milioni) si muovevano attraverso conti offshore ma non fosse chiaro chi ci fosse dietro. Cercando di rintracciare le società nominate nei trasferimenti di fondi, arrivavano a persone che non potevano essere i reali proprietari. In un caso, per un pagamento di 100 milioni di dollari, si sono trovati davanti al nominativo di un commerciante britannico specializzato in vendita di frutta e verdura.

In realtà, i fondi spostati erano parte di un vasto impero offshore associato al miliardario russo Kerimov. Si tratta di una delle persone più ricche della Russia – secondo Forbes la sua fortuna ammonta a 14,5 miliardi di dollari -, è membro della camera alta del parlamento ed è un alleato politico del presidente Vladimir Putin. È anche l’attuale proprietario della compagnia mineraria Polyus. Ha accumulato rapidamente un enorme patrimonio acquistando e rivendendo colossi industriali in crisi. Tra le società delle quali ha detenuto partecipazioni ci sono Gazprom, Sberbank e Uralkali. Lo ha fatto, secondo i resoconti di funzionari statunitensi e giornalisti, con l'aiuto di miliardi di dollari in prestiti da banche sostenute dal Cremlino.

La carriera di Kerimov è stata segnata da accuse di corruzione. Nel 2017, per esempio, è stato arrestato dalla polizia francese all'aeroporto di Nizza e accusato di riciclaggio di denaro ed evasione fiscale in relazione all'acquisto di alcune ville in Costa Azzurra. Caso - poi caduto dopo l’intervento diplomatico del Cremlino - a cui è associato un altro nome: Alexander Studhalter. Al manager svizzero sarebbero state intestate le abitazioni di lusso dell’indagine e altri beni che, in realtà, erano utilizzati da Kerimov. Ma ricompare spesso anche nei Pandora Papers. A lui, spiega il Washington Post, erano intestate alcune società offshore. Proprio tra queste e altre controllate dalla dalla famiglia di Kerimov risulta lo spostamento di flussi di denaro.

Ci sarebbe ancora Studhalter dietro a una delle società – che risulta intestata a un prestanome, un tatuatore di Lucerna - che avrebbe trasferito un centinaio di milioni di dollari a una società controllata dal nipote di Kerimov alle Isole Vergini britanniche, la stessa che risultava posseduta dal commerciante di frutta.

Kerimov è stato anche proprietario della squadre di calcio russa Anži, e nel 2004, su consiglio del suo amico e oligarca russo (a sua volta proprietario del Chelsea) aveva manifestato il suo interesse nel comprare la Roma, ma poi le trattative si sono arenate. L’oligarca è stato messo sotto sanzioni dagli Stati Uniti nel 2018. E, con l’invasione russa in Ucraina, anche il Regno Unito e l'Unione europea hanno preso decisioni analoghe.

Ma le lacune nei rapporti bancari mostrano quanto sia difficile individuare e congelare realmente i beni collegati a Kerimov e ad altri membri dell’élite russa, che hanno trasferito parte del proprio patrimonio nei paradisi fiscali negli ultimi dieci anni.

Poi c’è un altro uomo vicino al Cremlino tra i nomi che risultano dall’inchiesta giornalistica sui Pandora Papers: Sergey Chemezov, 69 anni, amministratore delegato di Rostec, la gigantesca azienda statale russa di armi. Ex agente del Kgb, è diventato amico di Putin quando entrambi erano di stanza nella Germania Est negli anni Ottanta.

Secondo El Pais, sua moglie, Ekaterina Ignatova, e la figliastra, Anastasia Ignatova, sono al centro di una rete di nove società in diverse giurisdizioni segrete legate a più di 350 milioni di dollari. Attraverso Anastasia, Chemezov ha anche controllato diversi beni in Spagna per anni: uno yacht di 85 metri, trattenuto dalle autorità spagnole, una villa vicino a Girona e un altro a Estepona.

Banchieri - El Pais elenca anche una serie di banchieri - russi o legati alla Russia - che in questa decada hanno trasferito parte dei propri patrimoni nei paradisi fiscali, mettendoli al sicuro dalle sanzioni. Tra questi ci sono Andrei Akimovm di Gazprombank, Yuri Solivev di Vtb e Igor Shuvalov di Veb che hanno usato società opache per investire in ville di lusso a Londra e Cipro. Herman Gref, amministratore delegato della più grande banca russa (Sberbank), ha usato un sistema analogo a Singapore nel 2015 per riorganizzare 75 milioni di dollari in un trust familiare.

Peter Eve, German Khan, Alexei Kuzmichev e Mikhail Fridman, i fondatori e proprietari di Alfa Bank, sono i quattro beneficiari finali di un gruppo di società che controllano almeno 1,8 miliardi di dollari in attività, presumibilmente utilizzate per il trading di strumenti finanziari. Alfa Bank, la più grande entità non direttamente controllata dal Cremlino, è stata sanzionata a febbraio dagli Stati Uniti e dall'Unione europea, che sostengono che i quattro direttori abbiano "una stretta relazione" con Putin, il quale avrebbe compensato la fedeltà del gruppo offrendo sostegno politico nei suoi piani di investimento all’estero.

I Pandora Papers, racconta El Pais, rivelano che i quattro magnati, che hanno legami con società opache dai primi anni Novanta, hanno trasferito a un "azionista designato" a Cipro le azioni della società di comodo che usavano per "consulenza" e "commercio di strumenti finanziari" che ha accumulato 1,8 miliardi di dollari. La transazione, effettuata nel 2014 dopo l'annessione della Crimea da parte della Russia e il conseguente giro di sanzioni occidentali, ha permesso a quell'azionista di essere registrato come l'unico vero proprietario nei documenti pubblici. La società, con sede nelle Isole Vergini, è stata sciolta nel 2019.

L'uomo più ricco - Tra loro c’è anche Alexey Mordashov, 56 anni, che è stato recentemente classificato dalla rivista Forbes come l'individuo più ricco della Russia – la rivista stima che il suo patrimonio ammonti a 19,1 miliardi di dollari - . Si tratta del principale azionista del gruppo siderurgico Severstal - che ha gestito come amministratore delegato per 19 anni prima di dimettersi nel 2015 -, che ha propagandato l'uso dei suoi materiali ad alta resistenza nei veicoli blindati russi. Le autorità sanzionatorie europee hanno anche citato le sue quote in una banca russa che ha arricchito gli alleati di Putin, così come in società di media accusate di trasmettere propaganda anti-Ucraina.

Il suo yacht di 65 metri, il Lady M, è stato recentemente sequestrato dalla polizia italiana per applicazione delle sanzioni europee. Ma Mordashov potrebbe essere riuscito a spostare altri beni fuori dalla portata delle autorità europee. Secondo El Pais, il gigante della consulenza PriceWaterhouseCoopers (PwC) - che ha detto al quotidiano spagnolo di aver smesso di fare affari in Russia dopo l'inizio del conflitto ucraino e che sta chiudendo le sue relazioni con le persone sotto sanzioni - ha aiutato un’azienda di proprietà dell'imprenditore dell'acciaio a creare e gestire almeno 65 società opache nelle Isole Vergini Britanniche e in altri paradisi fiscali. I dossier mostrano come questa rete di imprese sia stata utilizzata per incanalare gli investimenti nelle imprese europee e, in Russia, per intervenire nelle miniere di carbone, nel settore del legname e nei media.

I divieti sulle importazioni dalla Russia, però, spiega El Pais, colpiscono Mordashov direttamente: possiede Severgroup, con cui controlla Severstal, il quarto produttore russo di acciaio, che esporta circa tre milioni di tonnellate all'anno nei paesi dell'Unione europea.

Ma, per tutelarsi, dopo l’inizio dell’invasione in Ucraina e poco prima che scattassero su di lui le sanzioni europee, ha venduto una quota di circa il 30% del gruppo Tui, compagnia di viaggi tedesca, alla società Ondero Ltd, controllata da sua moglie Marina Mordashova, con sede alle Isole Vergini britanniche.

Secondo il Washington Post, questa transazione probabilmente riuscirà, almeno per ora, a smussare l'impatto delle sanzioni europee, che a differenza di quelle statunitensi, non includono generalmente disposizioni che coinvolgono parenti del bersaglio principale. E poi Mordashov non è stato colpito da sanzioni americane, per ora. Il suo nome non è ancora apparso sulla lista di obiettivi sanzionatori "prioritari" degli Stati Uniti, ma potrebbe essere nel mirino.