di ROCCO SCHIAVONE
Molti soldati italiani ritornarono traumatizzati dal fronte, o dalla prigionia, della Seconda guerra mondialeAlberto Sordi in un memorabile film dell’epoca recitava la parte di un imbroglioncello che viveva di espedienti e che, ogni qual volta veniva beccato, iniziava a piagnucolare così: “A me m’ha rovinato la guera”. Alla romanesca, rigorosamente con una erre sola. Si diceva sarcasticamente che “guera” è come “tera” (terra), se ha due “ere” è “erore”. In quella atmosfera, a metà tra la farsa e la tragedia che caratterizzò il Dopoguerra nel nostro Paese, venne fuori una categoria di disadattati che era nota come “gli scemi de guera”.
Ora, guardando nei talk-show italiani alcuni sedicenti esperti, ossessivi e narcisisti nello spararla sempre più grossa, viene in mente che gli “scemi de guera” siano in realtà niente altro che una categoria dello spirito. Persone contente di fare da fenomeni da baraccone in tv, magari anche in cambio di più o meno sostanziosi gettoni di presenza. Giovedì a “Piazzapulita” uno di loro, il più noto, si è beccato una bella reprimenda da un nostro ambasciatore che gli ha ricordato come “lei deve ringraziare Dio che queste cose le può dire in tv in un Paese democratico come il nostro, se fosse in Russia o in Cina come minimo si ritroverebbe in un manicomio psichiatrico”.
Ovviamente, però, la colpa di questo stato di cose non è da ascrivere a questi “scemi de guera” che vagano da una tv all’altra. Ma di chi ce li invita per fare audience, buttandola in caciara. Così passa il concetto che, per par condicio, se si invitano coloro che condannano l’aggressione russa si devono anche invitare coloro che la giustificano. Che è un po’ come se in un dibattito sulla violenza contro le donne venissero fatti accomodare in studio Henri Désiré Landru e Barbablù. Siamo arrivati a questo. E allora non meravigliamoci più di nulla: dopo due anni di pandemia e due mesi di quasi Terza guerra mondiale è il minimo che ci si possa aspettare. Gli “scemi de guera” e i loro cinici utilizzatori finali mediatici continueranno a imperversare.