di ROBERTO ZANNI

 

Lo scorso marzo il cargo Felicity Ace è affondato al largo delle
Azzorre: nella stiva trasportava 4.000 auto compresi pezzi
pregiatissimi del gruppo Volkswagen a cominciare dalle Lamborghini,
per un valore complessivo di circa 400 milioni di dollari. Purtroppo
non è stata la prima volta che un incidente simile si è verificato, ma
vedere sparire sul fondo del mare auto nuove di zecca ha fatto
riportare alla mente quanto successe il 25 luglio 1956, l'affondamento
dell'Andrea Doria, transatlantico italiano che all'epoca era vanto
della nostra marina, simbolo di avanguardia, tecnologia e lusso.
Varata il 16 giugno 1951, il 26 luglio di cinque anni dopo, in seguito
a una collisione con una nave svedese, la Stockholm, sparì per sempre
inghiottita dall'Oceano Atlantico al largo delle coste del
Massachusetts. Una tragedia, dovuta alla nebbia, ma con responsabilità
da parte della Stockholm, che portò via 46 vite dei 1706 imbarcati (in
totale i morti furono 51, compresi 5 uomini dell'equipaggio della nave
investitrice) e il salvataggio di quasi tutti i passeggeri fu grazie
al suo comandante Piero Calamai che rifiutandosi poi di abbandonare la
nave fu costretto a farlo solo dai propri ufficiali. La rotta era
Genova-New York e l'impatto provocato dalla Stockholm squarciò la nave
italiana per quasi tutta la sua lunghezza. Ma oltre a trasportare
passeggeri, la Andrea Doria nella stiva aveva un carico che
comprendeva anche automobili. Tra queste una Norseman, modello frutto
della collaborazione tra la Chrysler americana e la Ghia, celeberrimo
marchio italiano costruttore di carrozzerie, fondato a Torino nel 1916
e chiuso, per sempre, nel 2001. La Norseman era un modello speciale,
per certi versi futuristico, in particolare il tettuccio a sbalzo, un
prototipo assolutamente unico frutto di 50.000 ore di lavoro con un
investimento, all'epoca, tra i 150.000 e i 200.000 dollari, mentre la
Ghia per la realizzazione ne impiegò 15.000 di ore per un totale di 15
mesi. Era partita da Torino per arrivare fino a Detroit, ma la
Norseman non giunse mai a destinazione. Affondata con l'Andrea Doria,
quel modello, quell'idea, sono rimaste per sempre in fondo
all'Atlantico in quanto poi la Norseman non è mai arrivata sul
mercato, restando un sogno perchè quelle caratteristiche che portava
con sè non sono mai state trasferite in un veicolo di produzione della
Chrysler. Dubbi anche sul colore di quell'esemplare perchè i
progettisti non ebbero mai la possibilità di vederla. Ma se la
Norseman fosse arrivata a destinazione e poi conservata fino a oggi,
si stima che potrebbe avere un valore di oltre un milione di dollari.
Nessuno però l'ha più vista dopo l'imbarco a parte un subacqueo,
l'americano David Bright che, alla ricerca di un collega scomparso
nella ricerca del relitto, nel 1994 osservò i resti dell'auto e la
cassa nella quale era stata imbarcata. "L'acqua salata dell'oceano -
il suo racconto all'epoca - ha corroso la carrozzeria, la maggior
parte dell'auto è ruggine, solo le gomme erano ancora visibili e sono
state quelle a contribuire alla sua identificazione". Bright scrisse
anche in un blog che si era immerso diverse volte raggiungendo la
Norseman, ma poi aveva smesso in quanto il deterioramento della nave
aveva reso l'area troppo pericolosa. "È difficile - disse anche - che
qualcun altro possa avere mai la possibilità di vederne i resti".
Previsione purtroppo che si è avverata l'8 luglio 2006: Bright in una
nuova immersione per raggiungere la nave infatti morì a 49 anni, dopo
aver visitato almeno un centinaio di volte il relitto dell'Andrea
Doria.