Vladimir Putin (foto: depositphotos)

Tornano i blocchi. Di qua NATO, Usa, Europa; di là la Russia e i suoi satelliti. Comunque vada a finire il conflitto in corso. Conflitto che in ogni caso da regionale è diventato globale.

Certamente ormai sovra-nazionale. Molte cose stanno cambiando nell’assetto geo-politico. Vediamo. Seguendo le indicazioni dei maggiori analisti.

1. LA GUERRA FREDDA

Tornerà la contrapposizione politica, ideologica, militare che si era creata intorno al 1947 tra le due  potenze principali emerse vincitrici dalla seconda guerra mondiale. Cioè Stati Uniti e Unione Sovietica. Sono nati così i due blocchi internazionali ostili. Occidente e Oriente. Due ideologie diverse. Di qua la democrazia-capitalista, di là il socialismo reale-comunismo.

Per decenni questi due blocchi si sono guardati in cagnesco influenzando fortemente l’opinione pubblica. È stato mezzo secolo di tensioni ma mai un conflitto militare. Solo competizioni di ogni genere : militare, spaziale, tecnologico, sportivo, eccetera. Poi il miracolo del 1990: i due ex rivali alleati nella guerra del Golfo contro l’Iraq ( agosto 1990-febbraio 1991).

Addio cortina di ferro, riunificazione della Germania , separazione delle repubbliche sovietiche. Un generale sospiro di sollievo. La follia di Putin ha riportato indietro l’orologio della storia.

2. UN NUOVO CONCETTO STRATEGICO

Ci sarà un rivolgimento politico-strategico. L’Alleanza lo ha fatto capire avvisando per tempo il tiranno russo. Dicono: “Putin ha ucciso il futuro. È tornato indietro. Ha soppresso  l’opposizione, imbavagliato i media e la società civile. Mobilita artificialmente la popolazione a sostegno della sua tirannia come gli eventi di massa. Incentiva le denunce, indottrina i ragazzi. No. Per noi non va assolutamente bene”.

Dunque, se due più due fa ancora quattro, cesserà ogni interlocuzione con la Russia. Il segretario della NATO ha anticipato tutti ripudiando esplicitamente “ogni opzione di dialogo significativo”. Resta da capire gli alleati europei alle prese con la mannaia della dipendenza energetica dalla Russia. Macron (ma potrebbe essere una mossa elettorale per raccogliere voti a sinistra) e Scholz vorrebbero continuare il dialogo. Stanno avanzando le vecchie paure. La caduta del Muro di Berlino (9 novembre 1989)le aveva cancellate, l’aggressione dell’Ucraina le ha resuscitate.

3. GLI EFFETTI DEL CONFLITTO

Sono già  iniziati. Budapest ha scelto Mosca. Varsavia, Praga  Bratislava no. Helsinki teme una aggressione e vuole entrare subito, con la Svezia, nella NATO. Crescono le tensioni e i distinguo. I russofoni della piccola Moldavia (schiacciata tra Ucraina e Romania) propendono per lo zar.

La Trandsnistria si è autoproclamata indipendente nel 1990, ha la tutela russa ma la Moldavia la rivendica. La Bielorussia si è già trasformata in una retrovia sanitaria dei feriti russi (migliaia) e soprattutto in un retroterra funzionale all’invasione. La Serbia è sempre più filo Putin ed il focolaio Balcani torna davvero a far paura.

Il quadro va completato dai costi umani ed economici che si potranno valutare  meglio nel medio e lungo termine. A cominciare dalla peggiore emergenza umanitaria dal secondo dopoguerra che l’Europa sta registrando accogliendo 5 milioni di profughi ucraini. Ed è già visibile in Russia lo sconquasso economico, procurato dalle sanzioni, in termini di disoccupazione e inflazione. La distanza tra i due blocchi è già incolmabile.