di Sara Roversi

 

Agire in modo audace, innovare in modo ampio e implementare in modo equo. Questi sono stati i punti cardine intorno ai quali è ruotata la Giornata Mondiale della Terra, celebrata lo scorso 22 aprile, ma che ricordano quanto “investire nel nostro Pianeta” per riunire sostenibilità e prosperità non possa essere una priorità di una sola giornata.

Soprattutto quest’anno, in cui l’Italia coordina il network UNESCO delle Comunità della Dieta Mediterranea attraverso la Comunità Emblematica Pollica, il nostro Paese ha una grande occasione.

Quella di andare oltre i luoghi comuni che da sempre aleggiano intorno ad uno stile di vita, quello mediterraneo, ridotto spesso solo ad un semplice elenco di cibi buoni e sani, per disseminare i valori e gli aspetti che rendono la Dieta Mediterranea un modello di sviluppo sostenibile a 360 gradi, ambientale, sociale, umano, culturale, politico e anche economico. E non soltanto nei suoi aspetti comuni e trasversali a tutte e sette le Comunità Emblematiche della Dieta Mediterranea, ma anche nelle linee e tratti unici tipicamente italiani.

Dietro gli ingredienti, le modalità di lavorazione dei prodotti, i piatti della Dieta Mediterranea “Italian way” si cela la maestranza, l’attenzione, la qualità, l’autenticità, la tipicità di un popolo che da sempre ha visto nel cibo i valori di unione, connessione, cura. Tutti aspetti che non siamo ancora riusciti a valorizzare, a comunicare, a disseminare adeguatamente, nonostante oggi il mondo oggi chiami a gran nome la qualità del Made in Italy.

La prima missione internazionale della delegazione italiana in rappresentanza delle Comunità mediterranee è partita dagli Stati Uniti perché fu lo scienziato americano Ancel Keys a renderla nota al mondo attraverso le sue ricerche scientifiche; da New York, capitale del mondo e quartier generale delle Nazioni Unite. Così la culla degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile è stata identificata come la destinazione ideale dove piantare i semi della Dieta Mediterranea: le scuole di New York, per diffondere, partendo dalle nuove generazioni, i valori di uno stile di vita che ha saputo esprimere un incredibile soft power attraverso il quale è possibile “coltivare” comunità sostenibili, inclusive e resilienti.

Attraverso la Dieta Mediterranea, è allora possibile valorizzare l’indiscusso patrimonio italiano, che necessita di un'adeguata disseminazione internazionale.

Il prezioso confronto con l’ICE, l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, lo ha evidenziato chiaramente così come altrettanto chiari sono i dati dell’export del agrifood italiano che nel pieno dell’emergenza pandemica globale, ha raggiunto performance sorprendenti: +20% negli USA e Canada, + 46% in Cina rispetto al 2019. Un’economia sorretta dalle piccole e medie imprese che trainano l’export italiano e l’economia delle denominazioni (DOP, IGP, STG) e che, proprio perchè così radicate nel territorio, possono rilanciare il nostro Paese nell’economia della territorialità e della qualità.

“In questo momento anche il mercato vuole sostenibilità. L’Italian way alla base della Dieta Mediterranea sa e ha saputo salvaguardare la sostenibilità, non ci sono paragoni” - ha spiegato Antonino Laspina, Direttore ICE New York Coordinatore Uffici ICE Rete USA.

Questo è il vero potenziale della Dieta Mediterranea per l’Italia: la riprova che modelli di rigenerazione ecologica integrale possano sostenere anche economicamente un intero Paese, le nostre filiere che decidono di investire nella qualità piuttosto che la quantità. Questo è infatti il lavoro che stiamo portando avanti, da Pollica insieme alla delegazione di rappresentanza italiana delle Comunità Emblematiche della Dieta Mediterranea.

Perché la sostenibilità vera è in primis consapevolezza, che non a caso è la ragione per cui 52 anni fa si celebrava la prima giornata mondiale della Terra.