Immagine d'archivio (Depositphotos)

di Marina Sereni*

Quanto durerà questa guerra? C’è davvero il pericolo di un’escalation verso l’arma nucleare? Dare armi all’Ucraina significa essere in guerra contro la Russia? Sentiamo queste domande, queste preoccupazioni e queste paure tra i nostri concittadini e anche tra gli iscritti ed elettori del Pd. Sono dubbi e paure che vanno ascoltate e a cui è giusto dare risposta. Siamo ormai a due mesi dall’inizio della guerra scatenata da Putin contro l’Ucraina. I fatti sono del tutto evidenti. La crisi iniziata il 24 febbraio ha origine dall’aggressione della Russia verso uno stato sovrano, una violazione del diritto internazionale senza alcuna giustificazione. Ne’ l’Ucraina, ne’ l’Occidente o la NATO minacciavano il territorio russo.

Il tentativo di inglobare l’Ucraina come parte della grande Russia è fallito per la straordinaria ed eroica resistenza delle istituzioni e del popolo ucraino, determinati a difendere la loro libertà e indipendenza.
La liberazione di parti del territorio ucraino dall’occupazione russa ha portato alla luce degli orrori che pensavamo consegnati al passato remoto del nostro continente: civili torturati e uccisi, donne stuprate, fosse comuni, ospedali, scuole, case, musei distrutti.

Lo spostamento del conflitto verso i territori e le città dell’Est e del Sud dell’Ucraina ha comportato l’intensificazione dello scontro bellico e continua a colpire migliaia di civili ucraini. Nonostante tutto questo nelle settimane scorse il Presidente Zelensky ha chiaramente mostrato un’apertura verso la trattativa: accettando di rinunciare all’ingresso nella NATO e di avviare il suo Paese verso uno status di neutralità, accettando di discutere del destino dei territori del Donbass e della Crimea. A questa disponibilità non è corrisposta una analoga volontà da parte del Presidente Putin. Questi sono i fatti, incontrovertibili, che non dobbiamo mai dimenticare.

Da un lato un Paese che si difende e che, nonostante i morti e le distruzioni, non chiude la porta alla trattativa. Dall’altro un Paese che aggredisce e che esplicitamente minaccia di estendere ulteriormente lo scontro ad altre porzioni del territorio di un altro stato. Di fronte a questi fatti l’Italia, l’Europa, la NATO stanno molto semplicemente aiutando l’Ucraina a resistere e a difendersi fornendo supporto finanziario, umanitario, militare.

Non c’è nessuna guerra della NATO contro la Russia, come la narrativa di Putin cerca di affermare. Il nostro obiettivo è quello di far cessare le ostilità e di creare le condizioni perché l’Ucraina possa sedersi al tavolo del negoziato in una posizione di equilibrio e dignità. Prima si riuscirà a fermare lo scontro militare - anche in modo temporaneo - prima si potrà ridare la parola alla diplomazia, evitando così anche rischi di escalation che non possono essere sottovalutati. Ma anche qui non bisogna giudicare dalle parole, che nella guerra sono sempre intrise di propaganda e di avvertimenti, bensì dai fatti. La possibilità di far cessare le ostilità è nelle mani di Putin e dobbiamo constatare con preoccupazione che per ora il leader russo non ha alcuna intenzione di muoversi in quella direzione. Le bombe russe di ieri su Kiev, mentre il Segretario Generale dell’Onu Guterres era in missione nella capitale ucraina, sono l’ultima dimostrazione di questa triste verità.

Nonostante ciò credo sia da mandare a memoria il discorso che qualche giorno fa il Presidente Mattarella ha pronunciato di fronte all’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa. Riporto testualmente solo due frasi invitando chi non lo avesse fatto a leggerlo tutto: “La guerra è un mostro vorace, mai sazio. La tentazione di moltiplicare i conflitti è sullo sfondo dell’avventura bellicista intrapresa da Mosca.(….) Alla comunità internazionale tocca un compito: ottenere il cessate il fuoco e ripartire con la costruzione di un quadro internazionale rispettoso e condiviso che conduca alla pace.”

Ecco perché l’Italia e l’Europa non possono lasciare nulla di intentato per far prevalere la logica della pace su quella della guerra. Ecco perché non credo che questo conflitto possa essere inquadrato nel confronto e nella competizione tra democrazie ed autocrazie, che certo esiste e che ci vede ovviamente schierati tra le prime. Ma per fermare la guerra, questa guerra, dobbiamo essere in grado di sollecitare grandi Paesi come la Cina, l’India, il Sudafrica….

Questo sforzo non è affatto in contraddizione con il nostro essere chiaramente e nettamente a fianco del popolo e del governo dell’Ucraina. Sapere di essere dalla parte giusta, a difesa dei valori della libertà, della democrazia, della legalità internazionale, è una ragione in più per cercare di contrastare il “mostro vorace” della guerra.

*Marina Sereni
Viceministro Esteri