Franco Esposito 

Profondo rosso. Quello di Tim. I conti del primo trimestre sotto l'egida di Labriola non tornano. Anzi di più, sono molto chiari nello spietato linguaggio dei numeri. In quanto tali, quindi non confutabili. Relativo al trimestre gennaio-marzo, il profondo rosso dell'azienda telefonica è  di 204 milioni di euro. Più o meno come un anno fa. Dall'interno, infatti, l'esito del triemestre viene caratterizzato “da un andamento del business e dei risultati in sostanziale continuità, con una tendenza già evidenziata nell'ultima parte del 2021”. 

In realtà, al tempo stesso, la situazione presenta “un segno di discontinuità nella gestione del gruppo, con una forte attenzione al rispetto delle guidance”. Dovrebbe quindi risultare facile e centrata la previsione che indica quale prossimo protagonista “lo scorporo della rete”. Il progetto di riorganizzazione sarà presentato al mercato, superando in tromba il nodo dell' integrazione verticale”. Lo scorporo della rete permetterà di accelerare il percorso verso  una generazione sostenibile di flussi di cassa. E di provocare “la riemersione degli asset di gruppo”. 

In attesa delle mosse della statunitense Kkr. Lo stop è la causa del marcato accordo (fino a ora) con Open e Fiber.  

Quelle previsioni che il mercato aveva accolto bollandole come “poco ambiziose”. E che oggi non prestano il fianco alle sorprese nei numeri. I ricavi licenziati dal Consiglio d'amministrazione scendono del 2,5% a 3,39 miliardi; in calo anche il business domestico del 5,3% a 2,61 miliardi. Ma non finisce qui. 

Tim sconta anche la scelta di concentrare poste non ripetibili da 400 milioni nei conteggi di anno fa. Quel 2021  con Gubitosi amministratore delegato. La componente domestica ha registrato punte del -18,3%. Laddove l'utile operativo, l'ebit, passa contabilmente da 28 a 209 milioni. Senza poste straordinarie cala del 36,4% a 280 milioni. 

Telecom, di suo, dà vita a una cassa operativa di 304 milioni di euro.  Cresce però il debito di 9,5 miliardi. L'ad Labriola, nei primi tre mesi del suo mandato, ha preferito il mantenimento di una strategia di “posizionamento premium”. La preferenza si è manifestata in direzione del valore dei volumi, “a dispetto del difficile contesto competitivo e dell'assenza del piano voucher per i clienti consumer”. Il piano aveva avuto un impatto estremamente positivo sulle performance nello stess periodo dell'anno scorso. 

Voci di dentro danno Labriola out, sostituito dal capo della società di servizi Apple Sud America, Elio Schiano: Proprio lui ì destinato a dirigere la nuova futura Top-Co. La società in cui saranno riuniti i servizi ai grandi clienti. In virtù di questa tendenza-progetto, la Cvc ha espresso il suo interesse ad acquisire una minoranza. L'azionato Tim, allo stato, presenta questo assetto: Investitori Istituzionali 41,28%, Vivendi 23,75%, Altri azionisti 20,48%, Cassa Depositi e prestiti 9,81%, Investitori istituziinali italiani 3,57%, Gruppo Telecom Italia 1,01%. 

Il fisso cala più del mobile, rispettivamente  -5,8% e -3,9%. Marciano, cioè rendono, i ricavi da servizi innovativi. Parte del progetto va in direzione di una pagina da cancellare. O comunque da riconsiderare in maniera drastica innanzitutto nella misura: la revisione del contratto Dazn, Ma di questo si parlerà il 7 luglio, quando la stagione calcistica 2021-22 si consegnerà agli archivi. La rottura sembra però inevitabile. “Sarà presentato un progetto di riorganizzazione destinato a superare il modello verticale”. In realtà precisazione e annuncio dicono e non dicono, anche se tutto sembra destinato a subire una vigorosa accelerata con lo scorporo annunciato della rete. 

Notizie e previsoni sulla rete unica? Tim tratta con Cassa Depositi e prestiti sulla lettera di intenti; resta invece bloccato l'accordo tra Tim e Open Fiber. Dovesse andare in porto permetterebbe a Open Fiber l'uso nelle aree bianche di cavi e pali a fronte di un canone che varrebbe ben oltre 200 milioni. 

In una situazione di palese incertezza, comunque ancora non chiara, sono manifestii dubbi di Kkr, socio di FiberCop  con il 37,5%, che ha diritto di veto e prima di concedere il via libera vuole testare la convenienza economica e la conguità regolamentare. Quale lo scopo? Kkr intende evitare che non venga fuori l'ennesima forzatura per la rete unica. Prima che si sia proceduto allo scioglimento dei nodi fondamentali dell'intera questione. 

Kkr è disponibile all'acquisto, ma chiede certezze. Quelle che Tim, al momento, non è in grado di dare. Ma forse non può, più che non vuole. Il profondo rosso impone azioni urgenti, ma al tempo stesso consiglia prudenza nelle decisioni. Duecentoquattro milioni non sono bruscolini. Anche per un colosso come Tim. 

                                                 Profondo rosso Tim, 204 milioni, i conti del primo trimestre    frenano l'assalto dei compratori Kkr e Open Fiber