Donne e uomini che cadono, e riescono a rialzarsi. In fuga dal pietismo, la bandiera bianca della resa mai sventolata, certi che ci sia sempre un domani migliore. In vetrina Bebe Vio, Assunta Legnante, Monica Caironi, Ambra Sabatini, Oney Tapia. Al loro fianco, vincitori anch’essi, decine, centinaia di atleti con disabilità. Lo sport come terapia vincente, per stare bene insieme, divertirsi, sorridere. Imprese meravigliose. Come meravigliose sono le persone che le vivono e le raccontano. Regista di classe la Fispes, acronimo di Federazione Italiana Sport Paralimpici e Sperimentali. Lo sport ha sdoganato a titolo definitivo la vecchia immagine dei disabili sfortunati. Oggi possono essere atleti capaci di gesti tecnici sensazionali. Sono l’Italia che ha messo in riga il mondo alle Paralimpiadi di Tokyo 2020. Questo libro racconta le loro storie...

DI MATILDE GERICKE

Mi ero riproposta di leggerlo nel week end, tra sabato e domenica.  Ma l'ho letto tutto d'un fiato. Un libro tosto. Profondo. Duecentonovantotto pagine pregne di umanità, condivisione, storie di cadute e risalite. Una  lunga scia di rivincite. Un lavoro fatto col cuore l'ultimo del nostro collega e valente editorialista  Franco Esposito. La parola sport e la sua funzione sublimate da atleti non fortunati, bersagli di un destino non grato, tenuti a convivere con la disabilità. Persone con un pezzo un meno ma tante cose in più. Campioni di tenacia e resilienza, in questo veri fenomeni. I protagonisti veri, palpabili, effettivi di ogni pagina del libro dal titolo che già dice parecchio alla immediata lettura: L'Insuperabile è imperfetto, Absolutely Free Libri, prezzo 20 euro. 

Il titolo è uno dei mantra della splendida federazione che si occupa di queste meravigliose persone. Donne e uomini proprietari ciascuno di loro di una prerogativa: l'esclusività, l'unicità di spingersi sempre Olteemodoltre. A significare un'altro dei tanti matra della Fispes, Federazione Italiana Sport Paralimpici e Sperimentali. Dall'atletica leggera paralimpica al calcio per atleti amputati e quello a cinque per paraplegici. 

Pagine che prendono il cuore e rubano gli occhi a chi riesce a trovare i giusti pensieri tra un racconto e l'altro. Franco Esposito racconta le storie di queste sensazionali persone  in grado di scalare montagne e scavalcare gli ostacoli più alti. L'impossibile per loro non esiste. 

Veri eroi? Guai a definirli tali: tutti insieme si allenano, gareggiano, conquistano posizioni per stare al passo dei normodotati. E ci riescono magnificamente, sublimando anche il concetto dello “sport come spinta per vivere”. 

Vincono insieme, mai da soli. Vincono di squadra, il successo di uno è il successo di tutti. Questo fondamentale dettaglio viene evidenziato in maniera molto alta, da una perfetta fuoriclasse della scrittura qual è  Emanuela Audisio, a lungo inviata di punta de La Repubblica. Un immenso arricchimento la sua prefazione a supporto della fatica letteraria numero 23 di di Franco Esposito. 

Un libro pieno. Le storie delle meravigliose, magnifiche sorelle d'Italia, Ambra Sabatini, Martina Caironi e Monica Contrafatto, prima, seconda e terza ai Giochi Paralimpici di Tokyo 2021. Solo l'Italia sul podio dei 100 metri piani, le tre avvolte nella bandiera tricolore, le tre dita stese e mostrare a significare che avevano vinto insieme, tutte e tre, e nel Blu dipinto di blu cantato a  squarciagola, sostitutivo del patrio inno di Mameli. 

Tante storie, tutte da brividi, un'emozione intensa, costante, presente dalla prima all'ultima pagina. Racconti appassionati, generatori di sentimenti puri, puliti. La storia di Assunta Lagnante, campana, già campionessa d'Europa tra i normodotati, la lanciatrice che ha perso la vista, e da non vedente ha vinto Paralimpiadi e campionati del mondo, e punta alla partecipazione alla prossima edizione dei Giochi. A Parigi 2024. 

Le punte dell'iceberg, i picchi loro e Oney Tapia, cubano naturalizzato, reso cieco dalla rovinosa caduta dell'enorme ramo di un albero mentre lavorava su una bilancia a trenta metri da terra. Il ballerino privo del bene della vista vincitore in coppia con una professionista finlandese, alla televisiva rassegna Ballando con le stelle. Gli sportivi da copertina dell'intero strepitoso movimento gestito, animato, organizzato dalla Fispes. La grande mamma, l'insostituibile magnifico 118. Il pronto soccorso per persone che sembravano senza un domani, quando si presentano alla casa di tutti, a Roma.  E quasi sempre un domani lo trovano tra le braccia della Fispes generosa, mai restia a spalancare le braccia. 

La nobiltà del progetto ha trovato in un importante istituto bancario, Unicredit, il prezioso determinante sostegno. Protagonisti gli atleti e in uguale strepitosa misura i genitori. Le famiglie delle persone sportive con disabilità sempre pronte, sollecite, a condividere, sostenere, accompagnare la figlia o il figlio con problemi, e a stargli vicino per tutta la vita. 

La partecipazione diretta esplicitata con magnifica levità. Sempre, sempre. L'autore non nasconde di avere talora  volta pianto nel registrare storie grondanti commozione, umanità, dolore, gioia. Sì, anche gioia: zampilli quando il figlio o la figlia abbracciano la vittoria. Sotto forma del piacere di gareggiare, non necessariamente di vincere. Il concetto decoubertiano di partecipare elevato al massimo. Partecipare, stare dentro, avercela fatta, aver recuperato, riprendere, competere: queste le cose preziose, che contano e fanno sentire noi un tantino disabili. Loro no, predicatori della normalità, esempi certi di normalità: proprio quello che il lavoro di Esposito si propone di dimostrare. 

Riferire ed evidenziare alcune  storie contenute in questo minuzioso, serio, appassionato lavoro significherebbe togliere al lettore-compratore il piacere, la curiosità, l'emozione di scoprire un mondo che stupisce. Questo delle persone con disabilità capaci di sdoganare pregiudizi e superficialità antichi: un vasto mondo guardato e giudicato con sopportazione al confine col disinteresse, fino a qualche anno fa. La vittoria più bella, la più preziosa. 

Attenta lettura evidenzia in ogni riga la necessità da parte dell'autore di inseguire un equilibrio non facile, sottile come il filo di un coltello: l'esigenza assoluta  di non scivolare nella compassione e nel pietismo. Se fosse accaduto, ciascuno degli appartenenti al mondo delle persone con disabilità e del paralimpismo non avrebbe perdonato. 

Cuore a parte, alla prima presentazione ufficiale (Firenze, Fondazione Zeffirelli, giovedì 28 aprile, 136 persone presenti), l'autore ha rivelato di sortire da questa coinvolgente ed emozionante esperienza di gran lunga  migliore. Innanzitutto come persona. Il contagio è riuscito in maniera totale. 

Vale la pena leggerlo il libro che racconta di un mondo abitato da generosità, altruismo, resilienza, condivisione.