Ucraina, l'acciaieria Azovstal di Mariupol (foto depositphotos)

Quelli della Azovstal, quelli che sono ancora nelle viscere dell’acciaieria, quelli della Azov, i soldati che Mosca chiama nazisti, quelli dei marines ucraini, i soldati che Mosca definisce con spregio “nazionalisti”. Quelli della Azovstal, forse mille, che al giorno 82 della guerra sono ancora lì, ancora combattono. Circondati, bombardati più volte al giorno. Questione di giorni, difficile supporre ancora molti, e quei mille saranno mille cadaveri. Mille cadaveri di uomini e donne morti con le armi in pugno, morti combattendo. Oppure saranno mille passati per le armi dopo essersi arresi. Oppure saranno portati, disarmati, fuori dall’Ucraina. Ciascuna di queste tre possibilità darà la misura della guerra. La misura in durata, ferocia e possibilità di tregue e trattative. 

Le ultime parole da Mosca su quelli della Azovstal sono state: “sono criminali di guerra”. Non è detto sia l’ultima e definitiva parola di Mosca ma finora da Mosca altro linguaggio e agire verso quelli della Azovstal non è venuto. Criminali di guerra, cioè, se si arrendono, per loro non prigionia ma processo, forse, e probabile sentenza di condanna a morte. O, ancora più probabilmente, se si arrendono, per loro esecuzioni sbrigative e sul posto. Uno di quelli della Azovstal ha detto: se ci arrendiamo ai russi sappiamo quel che succede, ci portano in un campo di segale, ci decapitano e mandano la foto alla famiglia, l’hanno già fatto. Forse la decapitazione postata alla famiglia no, ma una fucilazione sul posto è probabile più che possibile. I russi li considerano criminali di guerra nazisti, sentenza già emessa, solo da eseguire quando li avranno in mano.

Per quelli della Azovstal la resa non è un’opzione reale, equivale al morire uccisi dal nemico. E, se non c’è alternativa al morire, meglio allora morire combattendo. Alla Azovstal bandiera bianca non vale, né per gli ucraini né per i russi.

Al momento è l’ipotesi con minori probabilità di realizzarsi, anzi al momento questa probabilità è vicina a zero. Occorrerebbe un accordo e un impegno sul terreno internazionali: chi garantisce e vigila sull’estrazione ed evacuazione non potrebbe che essere organizzazione (Croce Rossa?) internazionale protetta da garanzie offerte da Stati terzi (la Turchia?) e la logistica (navi?) dovrebbe essere altrettanto internazionale. Cose difficili ma non impossibili. Quel che finora non è mai venuto è la disponibilità russa ad una cosa del genere. Sono i russi che decidono che fine fanno quelli della Azovstal e mai finora i russi si sono detti neanche lontanamente disponibili a salvare loro la pelle sia pur dopo averli disarmati e spediti fuori dall’Ucraina.

Quelli della Azovstal, sono i russi che decidono che fine fanno. Ed è, sarà quella dei russi, una scelta che marchierà quantità e qualità della guerra tutta. Quelli della Azovstal, forse mille, valgono per l’una e l’altra parte perfino più di mille vite di fratelli o nemici. Quelli che in ogni parte del mondo lavorano con sincero sforzo o parlano a vanvera o si imboscano dietro la parola pace farebbero bene a prestare molta attenzione a quel che sarà di quelli della Azovstal.

Se quelli della Azovstal avessero salva la vita e fossero tirati fuori, disarmati e spediti in Turchia, allora sarebbe aperto e giunto il tempo della tregua, della trattativa, del cessate il fuoco da trattare, se non della pace almeno della non guerra. Questo, questo tanto vale e significa la pelle di quelli della Azovstal sia a Kiev che a Mosca, sia per Putin che per Zelensky. Se quelli della Azovstal dovessero arrendersi per sfinimento e poi fossero di fatto e in gran parte giustiziati sul posto, allora sarebbe il marchio, inconfondibile e indelebile, di una guerra lunga nel tempo perché profonda nelle anime e menti, profonda quanto l’odio. Odio tra due eserciti, odio tra due popoli.

Se quelli della Azovstal dovessero infine morire tutti o quasi e tutti combattendo fino all’ultima pallottola nell’ultimo cunicolo, anche in questo caso la fine di quelli della Azovstal darà il marchio alla guerra. In questo caso, con quelli della Azovstal tutti cadaveri combattendo, la Russia di Putin continuerebbe a non vincere la guerra e ad avviarsi a perderla. Avrebbe fatto di quelli della Azovstal mille martiri ed eroi, avrebbe creato un mito e sempre, nel lungo della guerra, i miti hanno più carburante di un tank, più invulnerabilità di un caccia, più potenza di ogni artiglieria.