di Matteo Forciniti

 

Da bambini partecipavano con le loro famiglie alle feste dell’associazione, oggi dopo un lungo periodo di inattività hanno deciso di raccogliere quell’eredità: è appena iniziato un nuovo capitolo nella storia del Centro Laziale, un’associazione rifondata in Uruguay.

Intorno alla metà degli anni ottanta Ennio Colafrenceschi -a cui seguì l’impegno del figlio Italo- decise di riunire per la prima volta i corregionali e i loro discendenti presenti nel paese sudamericano dando vita a questa associazione che funzionò fino al 2009-2010. Per il gruppo laziale sembrava ormai inevitabile lo scioglimento definitivo, un destino analogo a quello vissuto da tante altre realtà italiane nel corso del tempo. E invece, un mese fa, un gruppo di soci è tornato a riunirsi per cercare di fare qualcosa per salvare questa istituzione. Il primo passo è stato fatto la scorsa domenica con l’elezione formale del nuovo presidente e l’inizio di un qualcosa di nuovo salutato con grande speranza.

“Da un po’ di tempo volevamo fare qualcosa per salvare la nostra associazione” racconta a Gente d’Italia la presidente Laura Gardi subito dopo lo storico trionfo della Roma in Conference League seguito con passione dai tifosi anche a Montevideo. “Visto il lungo periodo di inattività qualcuno aveva proposto lo scioglimento ma noi ci siamo opposti e a tempo di record siamo riusciti ad aggiornare i nostri elenchi, contattare tutti i soci e riunirci per le prime elezioni come prevede lo statuto. Abbiamo deciso di riprendere il controllo di questa associazione per difendere la nostra storia e quella dei nostri genitori. Il nostro è stato un atto di ribellione” sostiene la presidente con grande emozione.

Così come tutti gli altri che oggi hanno deciso di impegnarsi in prima persona, anche per lei il Centro significava la famiglia: “Io avevo 10 anni quando ho iniziato a partecipare seguendo i miei genitori. Poi nel 2004 mi hanno offerto l’incarico di segretaria che ho mantenuto fin quando è stato possibile organizzare qualcosa. Noi avevamo un appoggio fondamentale da parte della Regione che ci aiutava attraverso progetti, borse di studio e viaggi tanto per anziani come per i più giovani. Avevamo anche un consultore che poteva portare la nostra voce presso le istituzioni in Italia ma poi -a partire dal 2009- le cose sono cambiate con la nuova politica regionale che ha deciso di tagliare tutti gli aiuti. Con meno opportunità da offrire, la voglia di partecipare si era persa”. “Adesso” -prosegue- “noi vogliamo innanzitutto rafforzarci come gruppo, organizzarci a livello interno e poi pensare alle attività che abbiamo già in mente. Ovviamente avere un appoggio da parte dell’Ambasciata oppure dalla Regione sarebbe di grande aiuto ma in ogni caso cercheremo di poter fare qualcosa da soli per ripartire puntando soprattutto sui giovani e sui nuovi soci affinché questa tradizione possa mantenersi e rafforzarsi”. 

Anche la nuova segretaria Virginia Sertaje Del Duca era poco più di una bambina quando iniziò a muovere i primi passi all’interno della collettività laziale come ricorda: “Tutti noi che eravamo amici dall’infanzia con il tempo avevamo smesso di vederci. Ognuno di noi era impegnato con le sue cose, il lavoro, la famiglia ma adesso ci ritroviamo in una tappa della vita diversa che ci consente di raccogliere l’eredità lasciata dai nostri genitori”. “Anche se abbiamo quasi quarant’anni di storia oggi stiamo rifondando da zero un’associazione e questo ci è costato tantissimo in termini di energie” dice in conclusione. “L’obiettivo adesso è quello di crescere e dare il nostro contributo alla collettività italiana in Uruguay”.