di Gabriella Cerami

Arriva Beppe Grillo a Roma su un cumulo di macerie M5s che raccontano un partito svanito nel Paese e anche quando il centrosinistra riesce a vincere nelle grandi città lo fa a prescindere dall’apporto, o meglio dall’insostenibile leggerezza dell’essere, di quel che resta del movimento grillino. In questo contesto si consuma l’ultimo scontro su una delle regole cardine del mondo pentastellato: derogare o no al limite dei due mandati. Una decisione definitiva, dopo ore e ore di colloquio sulla terrazza dell’Hotel Forum tra il Garante e il presidente Giuseppe Conte, non c’è. “Deroga? Con la cravatta”, scherza Grillo dicendo qualcosa per non dire nulla, come fa di solito. Mentre l’ex premier preferisce tacere, come fa di solito quando le cose non vanno particolarmente bene.

Si è scelto di non votare, racconta un esponente M5s molto vicino a Conte, quindi di non far decidere gli iscritti, almeno per adesso. Si aprirebbe una nuova voragine che risucchierebbe altri 5Stelle mandandoli poi dritti dritti nelle braccia di Di Maio. In fondo Beppe Grillo era stato chiaro: no a modifiche, niente terze candidature. L’ex premier però insiste e chiede al Garante di fare un’eccezione per Giancarlo Cancelleri che aspira a partecipare alle primarie del Campo largo pur avendo già consumato i due mandati come deputato regionale (a lui è stato concesso anche di dimettersi per fare il sottosegretario ai Trasporti). Inizia un tira e molla tra i due e si rimanda il tutto a "incontri interlocutori", così vengono definiti, che saranno nelle prossime ore. Conte vorrebbe scrivere per Cancelleri una regola ad hoc da far ratificare dal Consiglio nazionale entro il 30 giugno, giorno in cui i 5Stelle dovranno indicare il loro candidato alle primarie di centrosinistra che andrebbe a sfidare Claudio Fava e Caterina Chinnici. Cancelleri è convinto di essere l’unico che può far vincere il Movimento così da avere un proprio candidato alla Regione sostenuto dall’intera coalizione e sta cercando di convincere Conte, il quale ha tentato per tutto il pomeriggio di convincere Grillo.

Il punto però è che bisogna convincere di questo anche il Consiglio nazionale M5s e non è affatto facile. Basti pensare che ieri sera, quando si era sparsa la notizia che nel Consiglio nazionale si sarebbe parlato di deroga alla regola dei due mandati, è iniziato un bombardamento di sms e di whatsapp sul cellulare di Beppe Grillo e alla fine l’argomento non è stato sfiorato. Così lo staff di Conte è corso a chiarire con una nota che “il tema dei due mandati non è in agenda”. Eppure Conte aveva già deciso tutto. Da solo. Cosa che sta imparando, a sue spese, a non fare perché Beppe vuole sempre l’ultima parola o per meglio dire, è lui che decide.

Comunque sia Conte ha capito che è troppo presto per parlarne concretamente, ma nulla toglie che in vista delle Politiche le deroghe ci saranno. Tanti sono rimasti nel Movimento con questa garanzia. Ma tanti altri, al primo mandato, sono rimasti nel Movimento perché ritengono di avere la strada libera e spianata per la ricandidatura senza essere in competizione con chi di mandati ne ha già fatti due. Insomma, è l’ennesimo rompicapo 5Stelle. Ma ora la priorità resta Cancelleri, che brama per conoscere quale sarà il suo destino: “Conte decida”, continua a dire. E chi lo conosce bene è pronto a scommettere: “Se non viene candidato, se ne va con Di Maio”.

Tra i nodi della matassa che Grillo sta sbrogliando a Roma c’è anche quello dei soldi e delle casse vuote ed è per questo che il Garante ha incontrato il tesoriere Claudio Cominardi. La scissione porta via a M5s circa due milioni e mezzo di euro. A tanto ammonta la perdita dei rimborsi ai gruppi parlamentari da ora alla fine della legislatura: nove mesi in tutto. Infatti, per ogni deputato eletto, un partito riceve circa 50 mila euro di rimborsi annui (per i senatori la cifra sale a 58 mila). Tutti questi fondi saranno dirottati verso ‘Insieme per il futuro’ e saranno una base di partenza per la prossima campagna elettorale di Luigi Di Maio. Mentre chi è rimasto nei 5Stelle si chiede: “E adesso chi paga la costosa sede di Via Campo Marzio?”.