Giorgia Meloni (foto depositphotos)

Inutile girarci intorno. Da qui al 25 settembre, giorno delle elezioni, ne sentiremo di cotte e di crude. La campagna elettorale dei vari partiti non avrà alcuna sosta. Ieri a far la voce 'grossa' sono stati due partiti agli antipodi, come Fratelli d'Italia e Partito democratico. Detto fra… noi, fra queste due fazioni dovrebbe uscire il nuovo premier. Ad aprire le danze, la leader di FdI, Giorgia Meloni, che tramite Facebook ha accusato i competitor di cominciare già a subire pesanti attacchi: "Con la campagna elettorale è ripartita, puntuale come sempre, la macchina del fango contro me e Fratelli d'Italia. Aspettatevi di tutto in queste settimane, perché sono consapevoli dell'imminente sconfitta e useranno ogni mezzo per tentare di fermarci. Se ci riusciranno o no, quello dipenderà da voi". Nel mirino, è finito un articolo pubblicato ieri dal quotidiano 'Repubblica' dal titolo 'Il passato che non passa. Quell'ombra nera mai fugata da Meloni', dove in pratica il giornalista Paolo Berizzi la prende da lontano per veicolare l’immagine di una pericolosa fascista che potrebbe impadronirsi delle istituzioni repubblicane. Il post della Meloni non è piaciuto al segretario dem Enrico Letta: "Il Centrodestra? "Il vittimismo è una delle cose che ci differenzia da Meloni e Salvini. Noi siamo quelli della responsabilità, per Lega e FdI la responsabilità è sempre di altri. Un vittimismo che non apprezzo". Letta è poi tornato a parlare della caduta del governo Draghi: "Credo che quello che si è compiuto sia stato un suicidio collettivo della politica italiana e credo che le nostre istituzioni, la nostra politica esca molto ammaccata. Questa maggioranza era unica e irripetibile, perché con Salvini mai più. Ma andava fatto per il bene del paese, con l'occasione eccezionale di avere Mario Draghi come presidente del Consiglio. Man mano che ci si avvicinava alle elezioni gli atteggiamenti si divaricavano anziché diventare più responsabili, invece bisognava che le cose rimanessero con equilibri e formule del governo poi caduto". Letta ha poi rivendicato: "Siamo molto più progressisti noi del Movimento 5 Stelle, su tanti temi". E ha anticipato: "Chiameremo la lista Democratici e Progressisti. Ne ho parlato con Roberto Speranza, Demos, Psi, sono pronto a parlare con altri. Vorrei 100mila volontari, li guiderà Silvia Roggiani". I requisiti per fare parte di questa lista? Letta ne elenca tre: portare valore aggiunto, avere uno spirito costruttivo e tenersi alla larga dalla logica dei veti. Poi la conferma dell'addio alla collaborazione con il M5s: "La rottura è irreversibile, ma non farò una campagna astiosa contro i grillini, abbiamo fatto un percorso insieme che rivendico e di cui non mi pento. I 5 stelle di inizio legislatura hanno combinato quello che hanno combinato, poi c’è stata una evoluzione che ha consentito di fare il governo che ha gestito la pandemia e il governo Draghi. Conte poi ha abbandonato quella evoluzione».