DI MATTEO FORCINITI

A sentire le interviste sugli organi d’informazione locali sembrerebbe che quello dell’Uruguay sia uno dei Comites più attivi del mondo. Pochi mesi dopo il suo insediamento, in base al racconto che viene fatto, l’organismo di rappresentanza è riuscito grazie alla collaborazione di un partito politico (il Maie) a portare una nuova Cancelleria Consolare a Montevideo facendosi interprete di una rivendicazione storica della collettività iniziata quasi due decenni fa. Peccato, però, che senza un intervento concreto del Ministero degli Esteri con nuovi funzionari la nuova sede della cancelleria consolare non risolverà certo i problemi come qualcuno vuole far credere: al momento l’unico miglioramento ottenuto è una sala d’attesa molto più grande anche se -in realtà- per potervi accedere bisogna prima prenotare l’appuntamento. Di questa interpretazione ampiamente condivisa all’interno della collettività sui mezzi di informazione uruguaiani non se n’è trovata alcuna traccia durante i grandi festeggiamenti. Il dubbio rimane: le interviste auto-celebrative ai politici realizzate sotto il logo dell’Ambasciata sono pubblicità a pagamento oppure -volendo essere più innocenti- sono il frutto di una profonda ignoranza sulla realtà italiana in Uruguay?

Il tema da facile consenso sui servizi consolari è emblematico per capire come sta funzionando questo attuale Comites, protagonista al momento di scattare una foto ma irraggiungibile in tutto il resto, lontano dalle esigenze reali. E pensare che uno dei primi provvedimenti dell’organismo era stato quello di aggiungere nelle sue fila altri due persone come consiglieri, i cosiddetti membri cooptati, votati dalla maggioranza nel mese di febbraio con una fretta “anomala” prima ancora dell’autorizzazione da parte delle autorità consolari. I più ingenui avrebbero potuto pensare che quelle due nomine erano il segno di una grande voglia di fare, di un Comites che si metteva subito al lavoro in un contesto difficilissimo segnato dalla ripresa della post pandemia e dalla crisi delle associazioni. E invece niente di tutto questo è avvenuto, la nomina dei due consiglieri Jorge Castiglia e Nery Pinatto è servita solo a ingrossare le file del consenso intorno ad Aldo Lamorte per le elezioni del Cgie (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero) da lui stravinte dopo un periodo di illegalità alla guida del Comites.

Da allora cosa è stato fatto? Il nulla più assoluto, il Comites è scomparso e non si riunisce ormai dal mese di maggio. Nel mezzo c’è stata l’organizzazione della Festa della Repubblica del 2 giugno alla Casa degli Italiani che può essere considerato come il minimo sindacale considerato che il 25 aprile è stato cancellato in combutta con la rappresentanza diplomatica.

E il prossimo passo quale sarà? C’è da scommettere che l’organismo controllato dal Maie/Partido Nacional tornerà presto sulla scena in vista delle imminenti elezioni politiche italiane per fare quello che gli riesce meglio, ovvero la campagna elettorale. Con l’inaugurazione della nuova sede consolare la propaganda è già cominciata.