(foto depositphotos)

Ultimo sondaggio, Pagnoncelli per il Corriere della Sera, ultimo in base alla discutibile legge per cui i sondaggi d’ora in poi si possono fare ma non si possono dire. Per il pubblico, per gli elettori d’ora in poi i sondaggi sono per così dire secretati, neanche fossero informazioni “sensibili”. Per l’elettorato sui sondaggi d’ora in poi un omissis. Per non turbare l’elettore…

I sondaggi comunque da qui al 25 settembre si continueranno a fare, i loro risultati saranno non più comunicati ma sussurrati, in modo semi clandestino. L’ultimo sondaggio per così dire in chiaro dice che nella partita principale non c’è partita.

Percentuali e seggi. Ovvie esigenze di semplificazione e comprensibili abitudini di comunicazione e comprensione portano a stilare la classifica del consenso elettorale in termini di percentuali di voti raccolti partito per partito. Così facendo si omette, stavolta, la forte differenza tra percentuali di voti ottenute e seggi parlamentari conquistati. Differenza che, se non vista, non dà le esatte proporzioni del risultato in arrivo. La presenza di circa un terzo del totale dei seggi parlamentari assegnati in collegi uninominali (dove il primo prende tutto e non c’è percentuale che valga dal secondo in poi) e il fatto che nei collegi uninominali la Destra ha un candidato/a mentre gli altri ne hanno 3 se no 4 fanno sì che i seggi di questi collegi andranno alla Destra in una percentuale che, a seconda delle stime, varia dal 65 allo 85 per cento. E questo con una Destra tra il 45 e il 50 per cento come percentuale di voti ottenuta.

Coalizioni. C’è chi ha saputo farle e chi no. La Destra ha fatto una coalizione, coalizione che all’ultimo sondaggio fa 45,7 per cento. Forza Italia resiste all’otto per cento. Lega Salvini scivola giù fino al 12,5 per cento, Fratelli d’Italia della Meloni si inerpica fino al 25,2 per cento. Di contro la mini coalizione intorno al Pd (Letta non ha saputo allestire di meglio e di più) fa il 27,2 per cento. Il Pd ansima al 20,5 per cento, Sinistra Italiana più Verdi staziona al 3,4 per cento, +Europa della Bonino arranca al 2,5 per cento, Impegno Civico di Di Maio boccheggia allo 0,8 per cento. Tutti insieme 27, 2 con la coalizione di Destra al 45,7: circa 18 punti percentuali di differenza. Distacco che sarà maggiore in termini di seggi. Sul campo principale non c’è partita.

Il campo degli anti. Nel campo degli anti (anti sistema, anti Draghi, anti Ue, anti più o meno tutto) crescono prestazioni e dimensioni del partito del Reddito di Cittadinanza. E’ questa l’identità primaria volutamente assunta dal M5S di Conte. Partito del Reddito di Cittadinanza, del Super Bonus e di ogni bonus. Questa identità porta M5S di Conte al 20 per cento circa nel Sud e al 14,5 per cento a livello nazionale. Un trend di successo, considerando che M5S di governo e responsabilità i sondaggi precedenti a lungo lo hanno dato al 10 per cento o giù di lì. Il rituffo nell’anti sistema e, soprattutto, l’identificazione col Reddito Cittadinanza hanno portato a M5S Conte circa il 4 per cento in più. Sempre nel campo degli anti, Italexit il sondaggio la fissa al 3 per cento, il che non sarebbe pochissima cosa, anzi.

Nel campo dei riformisti. Lo chiamano Terzo Polo ma secondo sondaggio è ancora di taglia elettorale troppo small per meritare la qualifica "geografica" di polo. Azione di Calenda più Italia Viva di Renzi fanno secondo sondaggio 6,8 per cento. Un risultato che, se fosse, in termini politici varrebbe un sei stiracchiato in pagella o forse un più meritato e meno indulgente cinque e mezzo. In termini di seggi il 6,8 per cento nazionale potrebbe essere un quattro in pagella. Ai riformisti, più o meno immaginari, l’ultimo sondaggio assegna una collocazione da mediocrità, non aurea. D’altra parte una esplicita proposta riformista in Italia, esplicita e non solo mimata e recitata, è sempre stata punita dall'elettorato italiano.