Cifra che si è verificata nel 2015 per la prima volta, poi soprattutto per la pandemia è stato come ricominciare dall'inizio. Ma quest'anno, nei primi otto mesi, si è toccato quota 448.907 e anche se è lontana dal 2019 (748.960) indica che il ritorno alla normalità non dovrebbe essere molto lontano
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di ROBERTO ZANNI
Era il 2015, sette anni fa, ma sembra lontanissimo. Un'annata record per quello che riguarda gli arrivi italiani negli Stati Uniti. Si superò il milione di ingressi per la prima volta, tra turisti e chi negli States ci andava per business. Un momento che, secondo le stime, si sarebbe dovuto moltiplicare nel tempo. Dove andavano gli italiani? New York in prima battuta e poi Miami, le due mete più ricercate. Solo nella Big Apple l'Italia rappresentava l'ottava mercato internazionale e quarto europeo anche nel 2018 con 563.000 visitatori, crescita del 6% rispetto all'anno prima. Poi qualche calo dovuto a diversi fattori, quindi la pandemia che in pratica ha azzerato quei numeri, e non solo italiani. Ma se gli USA rappresentano il maggior importatore di servizi turistici dell'Italia al di fuori dell'Unione Europea, la ripresa non poteva mancare e puntualmente si sta verificando, nonostante altri gravi problemi, dall'economico all'instabile alla situazione internazionale. Le frontiere a stelle e strisce hanno riaperto completamente le porte al turismo internazionale alla fine del 2021 e da quel momento, anche gli italiani, certo timidamente hanno ricominciato a vedere l'America come nei periodi pre-Covid. Recentemente sono stati infatti resi noti i dati relativi ai primi otto mesi di quest'anno, numeri ufficiali del National Travel and Tourism Office. E gli italiani che sono sbarcati negli States hanno toccato quota 448.907, quando nel 2019 erano stati 748.960. D'accordo, cifra non esaltante che però apre nuovi scenari per le prossime stagioni. Infatti è stato previsto da Brand USA Interactive Data - Oxford Economics che nel 2023 i viaggiatori tricolori negli Stati Uniti dovrebbero diventare 890.200 per poi finalmente superare nuovamente la fatidica quota del milione nel 2024 (1,1 per la precisione). La crescita dell'Italia rientra in un panorama più vasto che comprende in particolare per gli USA l'enorme mercato asiatico che ancora oggi incontra grandi difficoltà e anche per questo gli americani fanno affidamento e molto sull'Europa. "Stiamo investendo e crediamo tanto nel potenziale dell'Europa e del Regno Unito - ha spiegato Chris Thompson, Ceo di Brand USA - e se le previsioni ci dicono che per il ritorno ai ritmi del pre-pandemia si dovrà attendere il 2025, io sono ottimista e credo che la normalità possa verificarsi anche prima". E dare ossigeno alle sue parole c'è infatti un dato che può dare l'idea che qualcosa sta cambiando. Lo riferisce un altro esperto come Nejc Jus, grande capo della ricerca del World Travel & Tourism Council. "Già adesso -  ha aggiunto - possiamo notare come la lunghezza media del soggiorno dei turisti europei si sia allungato: siamo arrivati a una media di 17 giorni, quando invece, prima del Covid ci si fermava a 13. Senza dimenticare che le quote relative a Francia, Germania e Regno Unito stanno toccando l'80% rispetto al 2019". Dati che portano a un contenuto ottimismo che potrebbe confermare una ripresa della normalità in anticipo rispetto alle statistiche presentate. E in questo settore si inserisce anche l'Italia la cui ripresa non è sottovalutata dagli americani e che potrebbe contribuire a riportare il turismo negli Stati Uniti come un tempo. E per dare un'idea dell'importanza di questo settore nell'economia americana (mercato turistico che è il primo al mondo) basta ricordare che nel 2019 ha portato 1,9 trilioni di dollari, l'8,6% del PIL.