Roberto Menia (foto da Facebook)

Se c'è un uomo al quale Silvio Berlusconi ha affidato la sua agenda internazionale negli ultimi 20 anni, quello è Valentino Valentini. Se c'è un uomo che è stato sempre al fianco di Silvio Berlusconi nei suoi viaggi a Mosca, quello è Valentino Valentini. Se c'è un uomo che oggi potrebbe far piantare qualche grana nel neonato governo Meloni, quello è sempre Valentino Valentini.

Bolognese, classe 1966, Valentini è il Gianni Letta poliglotta del leader di Forza Italia. Formato a Publitalia, entra da subito nelle grazie del Cavaliere, frequenta il Parlamento Europeo, cresce all'ombra di di Silvio che nel 2001 lo nomina consigliere speciale per le relazioni estere e tutor delle imprese italiane in Russia. Valentini certamente parla molte lingue, fra cui un po' di russo, ma comunque parla poco, c'era prima degli accordi di Pratica di Mare tra Nato e Russia, c'è stato dopo, c'è stato sempre durante i venti anni in cui l'amicizia tra Putin e Berlusconi cresceva e cresceva la dipendenza dell'Italia dal gas russo. Tra un volo e l'altro in giro per il mondo, ha navigato attraverso quattro legislature, ma questa volta non ce l'ha fatta a rientrare.

Per lui ora Berlusconi vuole un ruolo di primo ordine nel sottogoverno, lo vuole proprio agli esteri dove Antonio Tajani è arrivato non senza imbarazzi e una necessaria investitura last minute del Ppe a Bruxelles. Forse lo vuole proprio per dare avvio a quell'operazione di disturbo che ha chiaramente delineato con le dichiarazioni di Mulé. Ed ecco che uno dei registi della politica dell'engagement con la Russia potrebbe diventare una spina nel fianco del Governo Meloni. Non piacciano le sue frequentazione passate con la Russia, soprattutto oggi che il caposaldo di Giorgia Meloni nell'affermazione della sua leadership sia l'atlantismo senza sé e senza ma. Lo vorrebbero altrove nonostante proprio nelle ultime settimane Valentini non sia sottratto ai microfoni per delineare la sua posizione sul conflitto in Ucraina.

"Sfido chiunque a riprendere un mio discorso che non sia a favore del nostro sostegno all'Ucraina.  La posizione di Berlusconi non ha mai influenzato la posizione politica di Forza Italia negli ultimi 5 anni", ha affermato.
Viene da pensare che dopo aver portato con successo gli applausi finti in tv, Berlusconi li abbia introdotti anche negli incontri con i suoi. Dalle parti di via della Scrofa, proprio dopo gli audio clamorosi del Cavaliere, il link Valentini, Berlusconi, Russia viene facile e per questo alla Farnesina non ce lo vorrebbero. Non giova neppure il suo essere un ronzulliano  quella corrente di governisti scettici che vorrebbe guidare l'opposizione di maggioranza. Giorgia Meloni di problemi ne ha già molti e di portarsi in casa oltre alla frizione con Forza Italia, anche le schegge della competizione tutta nuova all'interno del partito di Berlusconi, non ne vorrebbe proprio sapere. Ecco perché potrebbe non finire agli esteri dove, per inciso, Fdi dovrebbe occupare la casella con il capo del dipartimento degli italiani nel mondo Roberto Menia.