«Francesca non ti preoccupare, che a Japigia e a Libertà siamo forti, quelli sono tutti amici. Specialmente a Japigia, basta che Tommy Parisi dice “aho, votate” e quelli votano come a Berlusconi...». Parlava così un procacciatore di voti nell'agosto 2019 in una conversazione intercettata con Francesca Ferri, la consigliera comunale barese che è finita in carcere assieme ad altre 18 persone. Tommy Parisi, figlio del boss di Japigia Savino Parisi, è citato nelle intercettazioni ma estraneo all'inchiesta. Ferri invece è accusata di avere comprato voti per le elezioni comunali di Bari e Valenzano del 2019.

Il sistema di compravendita però non sempre funzionava bene. Dice la Ferri: «Ci sono i furbi che fanno la foto e la girano agli altri, a me così è successo alle regionali e mi hanno fregata». Il riferimento era alle elezioni del 2015, quando la consigliera era candidata con Forza Italia. Per le regionali del 2020, invece, il compagno Dentamaro dice al telefono alla Ferri: «Io ho più difficoltà ad avere un voto da una persona che a fare un accordo per 500 voti. Oggi ho trovato le liste di Zaccaro (un “portatore” delle comunali) con 800 nomi, numeri di telefoni e indirizzi di gente che ti ha votato. Tu ora devi fare un bel gruppo WhatsApp, ringraziarli e metterti a disposizione».

Nel trionfo della politica concepita come scambio. Anzi, un vero e proprio «mercimonio della funzione pubblica», scrive la gip Rossana De Cristofaro nell'ordinanza di custodia cautelare. Sempre la Ferri fa due conti per le regionali del 2020, nelle quali non sarà eletta: «Per andare alla Regione come facciamo noi servono 300mila euro». Secondo la Procura, invece, nelle elezioni comunali di Valenzano, il presunto boss Salvatore Buscemi avrebbe trovato voti per Francesca Ferri e anche prestato al compagno Filippo Dentamaro i soldi necessari per acquistare alcuni pacchetti di voti. «Io sono come il mercato, chi vota centrodestra, chi vota il centrosinistra, abbiamo tutto«, diceva Ferri per far capire che il suo obiettivo era ottenere quattro consiglieri su dieci a Valenzano in modo da poter tenere sotto scacco la giunta e il consiglio.

«Il tempo di fare il piano regolatore, un paio di fatti nostri, e il sindaco lo mandiamo a casa», spiegava Filippo Dentamaro a Salvatore Buscemi. E aggiungeva: «Terreni ne hai? Li rendiamo edificabili». Ovviamente in cambio dell'appoggio elettorale. All'imprenditore barese Nicola Canonico, patron del Foggia Calcio, non vengono invece contestati rapporti con la criminalità organizzata, ma «l'attività svolta nelle retrovie» per indirizzare la campagna elettorale delle comunali 2019 di Bari verso i suoi candidati. Nelle stanze del suo ufficio si sarebbero tenute riunioni con i portatori di voti e con la stessa Ferri, alla quale diceva: «Gli lasci 20mila euro se loro ti trovano 1.100 persone. Laddove trovi 800 voti io ti do la differenza dei voti, tanto 10mila euro ce li ho da parte». E aggiungeva: «Io in dieci minuti faccio un'operazione da 300 voti».