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Franco Esposito

Il motivo della protesta? Contro l'uso del carbone nelle grandi aziende responsabile del cambiamento climatico. E fin qui potremmo anche condividere. Ma la forma di protesta? No, su quella no: è decisamente ignobile, non solo non giustificabile. Un atto deprecabile fatto d arte per catturare sensazionalismo. Allora non ci siamo: giusto condannare e punto. Altrettanto giusto che vengano perseguiti in nome della legge. Intanto, si valutano i danni provocati dal clamoroso squallido irresponsabile gesto. 

Una zuppa di verdura contro un quadro. E che quadro, non una roba così': "Il Seminatore al tramonto" di Van Gogh. La firma in calce all'atto di una inciviltà colossale gli ambientalisti di Ultima generazione. La zuppa di verdura scagliata contro l'opera, per fortuna, non l'ha rovinata in maniera irreparabile. Il quadro del 1888 era esposto a Palazzo Buonaparte, a Roma, proveniente dal Museo Kroller-Muller di Otterlo, in Houlkampweg, nei Paesi Bassi. 

L'atto viene definito "ignobile" dal neo ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. "Si può protestare in mille modi, ma non danneggiare un quadro così importante". La reazione del ministro è tutto sommato composta. Il ministro si è recato immediatamente sul luogo dove è avvenuto l'imbrattamento. "Siamo un Paese democratico che rende possibile ogni forma di protesta. Ma così no, non va". 

La sicurezza è intervenuta con immediatezza a Palazzo Buonaparte. Le sale delle mostre chiuse con altrettanta immediatezza. I visitatori allontanati. La parete su cui era esposto il quadro è rimasta spoglia. Resta solo la descrizione del quadro, rimosso per l'effettuazione dei rilievi e tutti i lavori di pulizia. 

Ma chi sono stati gli autori di questa profanazione di una importante opera d'arte? I carabinieri hanno proceduto all'identificazione di quattro ragazze, probabili responsabili dell'assurdo blitz, tutte attiviste. Tre sono state subito identificate, mentre la quarta avrebbe preso parte al blitz, ma non alla parte finale della disgustosa azione. 

L'opera ribadisce la profonda simpatia di Vincent Van Gogh verso il mondo dei contadini. Realizzato nel giugno 1888 nel sud della Francia, in Provenza, ed è testimonianza da una missiva scritta dall'autore indirizzata all'impressionista australiano John Peter Russell, cui allegò un abbozzo di "un difficile soggetto da trattare", proprio il "Seminatore al tramonto". Il colore del dipinto è chiaramente e clamorosamente autonomo rispetto alle opere precedenti di Vincent Van Gogh. In virtù soprattutto dello scambio cromatico tra cielo e terra; il cielo di un giallo carico e il campo di grano striato di venature azzurre, blu e viola. 

Le quattro attiviste fermate dai carabinieri hanno circa venti anni e risiedono nel Nord Italia. Sono note a polizia e carabinieri in quanto già fermate in occasione di altee manifestazioni. Fermi che hanno portato a provvedimenti di allontanamento da alcune città. 

La posizione delle quattro attiviste verrà valutata in base al topo di danneggiamento. Intanto, le stesse hanno rivendicato l'atto su Twitter. "Agiamo per amore della vita. Dunque, per amore dell'arte. In un futuro dove faticheremo a trovare da mangiare  per tutti, come possiamo pensare che l'arte sarà ancora tutelata?". Argomentazioni deliranti, come da delirio alla rovescia è il gesto. "Anche il caldo anomalo di questi giorni, così come la siccità, hanno danneggiato l'agricoltura italiana. E questo è nulla rispetto a quello che ci aspetta se i governi continuano a sviluppare programmi che ci legano sempre di più ai combustibili fossili".  

Francesca Valani, curatrice della mostra, informa che "in questo momento non possiamo dire come stia l'opera". Gli operatori in servizio a Palazzo Buonaparte hanno fatto tutto il possibile, sul piano del dovere e del potere. In volo, dall'Olanda, è arrivato un conservatore del museo di Otterlo. E subito si messo al lavoro per "verificare le condizioni dell'opera". Sta a lui dare l'ok su da farsi per restituire al quadro di Van Gogh la bellezza e lo splendori originari. 

Resta l'effetto figuraccia: come custodi di opere d'arte che ci vengono affidate in prestito non siamo granché.