di Ilaria Betti

Transnistria, Repubblica della Catalogna, Repubblica dell'Artsakh, Repubblica turca di Cipro del nord, Repubblica araba democratica dei Sahrawi: c'è qualcosa che accomuna tutti questi luoghi, così distanti tra loro. Sono Paesi "che non esistono": si proclamano indipendenti, ma - per diverse ragioni - non sono riconosciuti dalla comunità internazionale. Raccontare la realtà di chi ci vive dentro, di chi ogni giorno cerca di definire la propria identità, pur non trovandola scritta nero su bianco sulla carta, è l'obiettivo dei fotografi romani Lavinia Parlamenti e Manfredi Pantanella. I due stanno portando avanti un progetto fotografico denominato "Atlante dei Paesi che 'non esistono'", col quale vogliono stimolare la riflessione attorno al concetto di appartenenza di un popolo e rispondere a due fondamentali domande: cos'è che definisce un'identità, sia personale che nazionale? Ciò che si è dipende da un riconoscimento esterno? "Camminando in questi luoghi, parlando con le persone, conoscendole, si ha come la sensazione di trovarsi in un limbo, in cui anche i gesti per noi più ovvi risultano impossibili. La mattina ti svegli, fai colazione, decidi di fare un acquisto online e non puoi farlo perché magari non sei sulla lista dei Paesi autorizzati. È un qualcosa che intacca la quotidianità", spiega Manfredi.

I due fotografi hanno lavorato al loro "Atlante" dal 2018 al 2022, ma l'idea di "scavare" all'interno di territori così poco raccontati è venuta molto prima. "Ci siamo conosciuti in Egitto nel 2011, dove stavamo entrambi documentando la realtà del Paese in subbuglio - ci racconta Lavinia -. Proprio mentre eravamo lì, per caso, abbiamo scoperto, vedendola su una mappa, la Repubblica turca di Cipro del nord, autoproclamatasi indipendente nel 1983, e siamo venuti a conoscenza della sua storia di isola divisa. Abbiamo iniziato ad esplorarla, ci siamo fatti degli amici, ci siamo appassionati alla loro situazione. Passeggiando per Nicosia ci siamo imbattuti in un negozio con pieno coppe di calcio, e abbiamo scoperto che il Paese ha una squadra nazionale, pur non avendo, di fatto, una nazione per come la intendiamo noi. Un vero e proprio paradosso. Da lì abbiamo conosciuto la realtà di CONIFA (Confederation of Independent Football Associations), una federazione internazionale di calcio alla quale sono affiliate squadre che rappresentano le nazioni, le dipendenze, gli Stati senza un riconoscimento internazionale, le minoranze etniche, i popoli senza Stato, le regioni e le micronazioni non affiliate alla FIFA. Attualmente sono 58 i Paesi che ne fanno parte ed esiste anche una Coppa del mondo CONIFA in cui giocano tutti questi Stati 'invisibili'. Abbiamo iniziato ad immergerci in questo mondo e ci è venuta l'idea di portarlo a galla. Volevamo raccontare spaccati di questi luoghi - spesso segnati da storie travagliate - con un timbro leggero, leggendoli attraverso le nostre lenti". 

Il progetto originale dell'Atlante doveva includere dieci territori sparsi in tutto il mondo, per trasmettere una visione più globale di una condizione condivisa. A causa della pandemia di Covid-19, i due fotografi hanno deciso di terminare e produrre un primo capitolo, un Tomo Uno, attraverso il quale sperano di poter ottenere in futuro i fondi necessari per produrre il secondo e ultimo capitolo. Per questo hanno avviato una campagna su Kickstarter con lo scopo non solo di produrre il primo capitolo, ma anche di far conoscere ancora meglio il progetto, che è quello di "un vero e proprio atlante fotografico cartaceo, pensato e strutturato per far dialogare i diversi luoghi e suggerire analogie tra territori che condividono lo stesso status di invisibilità. Per conoscere queste situazioni, viaggiare con la mente e farsi altre domande ancora". "La provocazione visiva ultima del nostro lavoro - scrivono - è, infatti, mescolare le diverse identità dei Paesi che 'non esistono' per proporre l'utopia di un unico Stato comunitario 'federale' e 'inesistente'. Un'unica 'isola che non c'è', in cui le diverse identità comunicano in un universo visivo coerentemente surreale, per far risuonare ancora più forte il paradosso identitario vissuto dalle popolazioni che vivono in questi luoghi".

L'atlante si basa sulle caratteristiche fisiche, storiche, cuturali e politiche attraverso le quali questi territori ed loro abitanti compongono la propria identità nazionale e personale. Da una parte va alla ricerca degli elementi che costituiscono l'identità di una persona: il modo in cui si viene al mondo, quello in cui si viene conservati dopo la morte, la famiglia, la celebrazione dei riti di passaggio; dall'altra indaga gli aspetti alla base dell'identità nazionale: il territorio locale, la flora, la fauna, i luoghi storici, quelli politico-amministrativi, il folklore, le tradizioni, la lingua, i personaggi piu celebri a livello locale. 

Ma quanti sono i Paesi del mondo che "non esistono"? Manfredi e Lavinia hanno avuto due riferimenti principali nella costituzione del proprio Atlante: un volume omonimo, redatto dal geografo inglese Nick Middleton ed edito in Italia da Rizzoli (2015), che presenta un breve resoconto scritto della situazione di circa 60 aree geografiche non riconosciute, e la realtà dell'UNPO (Unrepresented Nations and Peoples Organisation), con sede a Brussel, che rappresenta circa 40 nazioni de facto, non riconosciute,  riconosciute parzialmente, diaspore e minoranze etniche. I territori presentati dai due fotografi sono stati selezionati scegliendo come criterio comune il fatto che, a differenza di altri Stati presenti nel lavoro di Middleton o nella lista dell'UNPO, questi si sono dichiarati indipendenti a seguito di un Referendum popolare. La prima selezione di immagini si riferisce ai luoghi fotografati ed editati tra il 2017 e il 2021, ovvero: Repubblica moldava di Pridnestrovie (o Transnistria), Repubblica della Catalogna, Repubblica dell'Artsakh, Repubblica turca di Cipro del nord e Repubblica araba democratica dei Sahrawi.

Ad un'esperienza in particolare, quella fatta a Cipro del Nord, i due hanno dedicato tempo fa un libro fotografico autoprodotto, intitolato Roundabout#Cyprus, selezionato tra i finalisti dell'International Photobook Dummy Award 2013 di Kassel. Il titolo riassume tutti i paradossi incontrati sull'isola: se c'è una parola che sembra mettere d'accordo i ciprioti di parte turca e quelli di origine greca, questa è "roundabout", nel significato di "rotatoria" perché il Paese ne è pieno, anche se poi ognuno, da parte sua, gestisce e abbellisce le rotatorie come meglio crede. "Roundabout" rispecchia la situazione politica dell'isola, che gira, gira, gira intorno e non si risolve. Così come tanti dei territori esplorati dai due fotografi, ancorati a conflitti imperituri  ed antiche controversie, che sembrano non risolversi mai.