di Maria Antionietta Calabró

Papa Francesco si è offerto di ospitare in Vaticano colloqui sulla sicurezza condivisa di Stati Uniti, Europa, Russia e Ucraina. Lo ha annunciato Leonid Sevastianov, presidente dell'Unione mondiale degli antichi credenti russi, organizzazione religiosa con sede in Svizzera vicina al Metropolita russo ortodosso Hilarion, che ha parlato nei giorni scorsi con il Pontefice ed è in contatto personale con lui fin da a maggio quando aveva ricevuto un biglietto autografo di Bergoglio che benediva i suoi sforzi di pace. Sevastianov, intervistato dalla TASS ha detto: "A seguito delle dichiarazioni del ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov e del portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, il Papa offre la Città del Vaticano come sede per i colloqui tra Stati Uniti, Unione europea, Russia e Ucraina" sulla sicurezza. Sevastianov aggiunge che "il Vaticano è nella lista dei paesi amici della Russia ed è neutrale. È anche amico dell'Ucraina, degli Stati Uniti e della Nato. Quindi il Vaticano è un luogo ideale per i colloqui". 

Nella stessa intervista alla TASS, Sevastianov aveva riferito della sua telefonata personale con papa Francesco, in cui gli avrebbe anticipato questa volontà di ospitare i negoziati tra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky nella Città del Vaticano nel tentativo di risolvere il conflitto. Si tratta di una novità rilevante se non di una vera e propria svolta, che fa comprendere meglio il grande attivismo della Chiesa cattolica nelle ultime settimane: l'iniziativa per la pace al Colosseo organizzata da Sant'Egidio, gli interventi del presidente della Cei Matteo Zuppi, la stessa partecipazione del fondatore di Sant'Egidio, Andrea Riccardi alla manifestazione pacifista di piazza San Giovanni. E il giornaliero ormai riferimento del Papa alla "martoriata Ucraina". E che avviene in contemporanea alle rinnovate pressioni del presidente americano Joe Biden sul presidente ucraino Zelensky perché accetti negoziati di pace, così come ha rivelato oggi il New York Times.

È stato il presidente francese Emanuel Macron (ricevuto per un'ora da Francesco il 24 ottobre) a giocare a tutto tondo la carta vaticana. A Roma per partecipare all'incontro interreligioso per la pace organizzato dalla comunità di Sant'Egidio, Macron aveva avuto un colloquio di quasi un'ora al palazzo apostolico con il Papa. E a Francesco, al quale si rivolge con il "tu", ha suggerito di telefonare a Vladimir Putin, al patriarca russo Kirill, e a Joe Biden, col quale ha un rapporto di fiducia, perché - ha confidato lo stesso Macron al settimanale Le Point - "abbiamo bisogno che gli Stati Uniti si siedano attorno al tavolo per favorire il processo di pace in Ucraina". Parole salutate da Mosca con una certa apertura. "Siamo pronti a discutere tutto ciò con gli americani, con la Francia e con il Pontefice", aveva commentato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Sullo stessa lunghezza d'onda il ministro degli Esteri Lavrov. In due settimane sono stati fatti alcuni passi in avanti. Anche se il segretario Vaticano di Stato Pietro Parolin, nelle sue dichiarazioni pubbliche rese nel frattempo, è stato molto prudente.

Adesso la rivelazione di Leonid Sevastianov dell'Unione mondiale degli antichi credenti (cristiani ortodossi orientali che mantengono le pratiche liturgiche e rituali della Chiesa ortodossa russa, come lo erano prima delle riforme del patriarca Nikon di Mosca tra il 1652 e il 1666). Il 7 maggio, Sevastianov ha ricevuto una lettera manoscritta personale da papa Francesco. La lettera era indirizzata anche a Svetlana Kasyan, famosa cantante lirica russa e moglie di Leonid. Il Papa li ha ringraziati per il loro "atteggiamento di pace" aggiungendo: "Noi cristiani dobbiamo essere ambasciatori di pace, portare avanti la pace, predicare la pace, vivere in pace".