Franco Esposito

Fuga dalla Chiesa. Come fermare l'emorragia di preti che si allontano dalla casa di Dio? Femarla non si può, frenarla sì. E come? I preti sposati forniscono un'indicazione, disegnano una traccia. Il 12,8 dei sacerdoti ha messo su famiglia. "Siamo l'antidoto alla fuga dei fedeli". Già, i fedeli, proprio loro sconcertati, sconvolti, perfino disgustati che si allontanano dalla Chiesa, quasi invitati a farlo da episodi che, in tempi recenti, hanno macchiato la figura del  sacerdote. Violenze su minori, pedofilia, omosessualità, e quant'altro. "La nostra testimonianza per contrastare l'abbandona della Chiesa". 

In Italia, nel 1990, furono registrate 48.941 crisi di vocazione. I preti sono oggi 33.941. La fonte è la Confrenza Episcopale Italiana. Indubbiamente basso, il numero sta a significare l'attuale crisi di vocazioni e la fuga in atto dalla Chiesa. L'idea del clero celibe si fece strada col Sinodi di Elvira, nel 306. L'imposizione è del 1139, in occasione del Concilio Lateranense, Il Concilio di Trento, 1545-1563, votò la nascita dei seminari per la formazione di uomini celibi al sacerdozio. Il codice di diritto canonico del 1983 conferma il celibato obbligatorio per i preti di rito laico. Anglicairum coetibus nel 2009, con Benedetto XVI, ammette nella Chiesa gli aglicani che vogliono riunirsi a Roma. Anche sposati. 

Età media sessant'anni, i preti sposati formano già un piccolo esercito. La carica dei 5mila in Italia. Sono preti fino all'ultimo respiro. Presbiteriani comunque perché è la dottrina a rammentare che "il sacramento dell'ordine sacro non si cancella". Quel 12,8% comprende anche gli ordinati al presbitariato, i 33.941 "regolari, come tali estromessi al ministero attivo di una Chiesa che a dispetto dei cristiani protestanti o ortodossi, non ammette i presbiteri sposati. Tanpoco le unioni di fatto. 

Al celibato aprì per primo in Vaticano il cardinale Claudio Humen. Il clima è cambiato con l'avvento di Papa Francesco. Il Santo Pontefice, nel 20026, ha incontrato sette preti sposati e le loro famiglie. A questo si aggiunge la volontà di Papa Bergoglio di sciogliere il nodo del celibato e di interpellare la base. Argomento, questo, chiave di ogni Sinodo dei vescovi. 

In occasione dell'assise sull'Amazzonia del 2018, l'assemblea si dichiarò "a favore dell'ordinazione presbiteriale dei viri probati- anziani di provata fede – anche sposati". L'indicazione posta in essere anche a costo di cocenti delusioni. Infatti, sulle conclusioni del vertice Papa Francesco preferì sorvolare. 

Il responsabile di "Vocatio", l'associazione dei preti sposati in Italia, ritiene che "il Papa abbia tanti, troppi nemici all'interno della Chiesa". Natale Mele, napoletano, ha settatantasette anni. I presbiteriani hanno ottenuto dal Vaticano la dispensa dagli obblighi sacerdotali, celibato compreso. Possono sposarsi in chiesa. Al netto di quelli che la dispensa non l'hanno mai chiesta o ricevuta. 

Don Mele chiarisce che "non tutti gi iscritti vogliono tornare a dire messa, chiedono piuttosto di poter essere parte attiva nell'evangelizzazione , così come siamo, con le nostre famiglie e la nostra sensibilità". La testimonianza viene ritenuta l'arma per combattere "l'abbandono diffuso dei sacramenti: anche tanti di noi hanno vissuto una crisi della fede o con un conflitto con l'istituzione". 

L'emorragia dei preti ha presentato numeri e contenuti significativi tra il Settanta e la metà degli anni Ottanta. La fuga si è sviluppata sull'onda dello spirito del Vaticano che vide Paolo VI "avocare a sé il tema del celibato obbligatorio del clero per paura che i vescovi in assise cambiassero la norma in senso progressista". 

Ma oggi com'è la situazione e qual è la tendenza? Chi lascia la Chiesa per ragioni di cuore lo fa in modo molto sommesso mediamente dopo un decennio di ministero. Rispetto a venti anni fa, non viene più confinato nel dimenticatoio. Come i preti sposati del famoso romanzo "I cinque figli del vescovo" di Lino Tonti. Va da sé che i nomi dei presbiteri sposati spariscono ancora dagli annuari diocesani. Ma non in tutte le diocesi. 

A Napoli il vescovo Domenico Battaglia ha nominato proprio don Vincenzo Mele e la moglie Anna Ferretti "commissari del Sinodo diocesano". La decisione può essere interpretata come un segno di riavvicinamento all'altare per i preti sposati. Una sorta di rimozione dall'indice dei dimenticati. "E non più da soli, con moglie e figli dei preti a messa saprebbero cosa dire".  

Appaiono comunque lontani i tempi – roba distante secoli – di don Giovanni Franzoni, l'abate rosso dello scandalo con moglie giapponese, perseguitato anche per il suo presunto appoggio al Partito Comunista Italiano. Rinnegato dalla Chiesa, soffrì tanto, fino ad essere tradito dal cuore a ottantotto anni, nel 2017. Dom Franzoni fu condannato da Papa Paolo VI, nel mezzo di una vita di scelte radicali. Nell'autobiografia si definì "un cattolico marginale". 

Una brutta storia, quella.