DI MATTEO FORCINITI 

Si avvia inesorabilmente verso l'archiviazione il processo sulla morte di Luca Ventre in Uruguay. L'ultimo colpo di scena di una vicenda piena zeppa di misteri si è avuto ieri con la perizia dei medici uruguaiani che hanno confermato la prima versione dei fatti -molto contestata dalla famiglia- escludendo qualsiasi responsabilità.

"Non c'è stato nessun omicidio, nessun reato" ha stabilito la commissione medica incaricata dalla Fiscalía di Montevideo a studiare il caso dal mese di settembre. Secondo questa ricostruzione, la morte di Luca Ventre avvenuta il primo gennaio del 2021 sarebbe stata causata da un mix tra la cocaina che l'uomo aveva assunto nei giorni precedenti all'evento e i farmaci calmanti che i medici gli somministrarono al momento dell'arrivo in ospedale.

"Incassiamo la prima brutta sconfitta in Uruguay. Secondo loro non c'è alcun reato. Tutto normale. Comportamento del poliziotto esemplare". Sono parole piene di rabbia quelle che pronuncia a caldo Fabrizio Ventre, il fratello della vittima che continua a puntare il dito innanzitutto sulla responsabilità delle istituzioni italiane in Uruguay pesantemente coinvolte nel fatto: "Le 8 pagine di relazione consegnate dalla Procura di Montevideo sono l'ennesima conferma che grazie alla totale assenza dell'Italia possono scrivere e inventarsi ogni cosa convinti e certi di restare impuniti. "Siamo arrivati al punto che secondo l'Uruguay il poliziotto non lo ha nemmeno tenuto per il collo. Stupidi noi che abbiamo scambiato un gesto di affetto in qualcos'altro" rincara Fabrizio, citando un passaggio della perizia dove "viene scritto nero su bianco che la presa del poliziotto non poteva arrecare alcun danno, nemmeno la perdita di sensi".

La mattina di quel primo gennaio del 2021 Luca Ventre, 35enne imprenditore italiano residente nel paese, morì misteriosamente dopo aver scavalcato il cancello dell'Ambasciata italiana a MontevideoSecondo la perizia della Procura di Roma la causa del decesso sarebbe da attribuirsi invece al soffocamento provocato dalla manovra violenta del poliziotto uruguaiano che ha tenuto a terra Ventre, immobilizzandolo, per 37 minuti come si può vedere dai video pubblicati. Nelle indagini italiane venne pesantemente criticato l'intero impianto investigativo portato avanti in Uruguay partendo dal medico legale (Natalia Bazan) accusato di non aver indagato a fondo e poi il poliziotto coinvolto nel placcaggio (Ruben Dos Santos) iscritto nel registro degli indagati con l'accusa di omicidio preterintenzionale. L'inchiesta della Procura di Roma, tuttavia, al momento è ferma in attesa delle notizie da Montevideo che aprono la strada verso l'archiviazione.

"Sempre secondo l'Uruguay, l'autopsia del dottor Sacchetti è stata fatta in modo diverso da loro quindi non ne possono tenere conto" puntualizza Fabrizio Ventre nel suo commento. "L'Uruguay ha un metodo diverso: fa autopsie sulla base di racconti dei poliziotti. Non su dati scientifici e analisi mediche. Ne abbiamo passate così tante che tutto sommato questa sentenza non pesa nemmeno" conclude amaramente. "L'epilogo era già scontato, già tutto scritto dal 2 gennaio. D'altra parte quando il tuo stesso paese dichiara "deceduto a seguito di un malore mentre scavalcava il muro" non puoi aspettarti qualcosa di diverso. Detto questo, andiamo avanti. Con o senza l'Italia. Non è ancora finita".