DI MATTEO FORCINITI

Non è stata la manovra violenta di un poliziotto durata 37 minuti a uccidere Luca Ventre in quella drammatica mattina del primo gennaio del 2021 all'interno dell'Ambasciata italiana a Montevideo. Così ha deciso una sentenza della commissione medica che forse ha messo la parola fine sulla ricerca della verità in Uruguay facendo finire il caso nell'impunità più assoluta: ad anticipare la notizia a Gente d'Italia è una fonte della Fiscalía General de la Nación.

La commissione medica in pratica ha confermato la prima perizia che era stata fatta a Montevideo e che era stata subito contestata dalla famiglia: secondo questa ricostruzione, la morte sarebbe stata causata da un mix tra la cocaina che l'uomo aveva assunto nei giorni precedenti all'evento e i farmaci calmanti che i medici gli somministrarono al momento dell'arrivo in ospedale. 

"Con questa decisione" -spiega la fonte della Fiscalía- "i medici hanno stabilito che non c'è stata alcuna responsabilità da parte di tutte le persone intervenute: il poliziotto, l'agente di sicurezza, l'Ambasciata italiana e il personale medico. Ovviamente, ci sono una serie di elementi tecnici nella perizia che sono riservati e che saranno informati prima di tutto alla famiglia".

La sentenza è destinata a far discutere e potrebbe creare un serio conflitto diplomatico tra Italia e Uruguay.

Per la magistratura italiana, infatti, a uccidere il 35enne imprenditore di origine lucana sarebbe stato un soffocamento come aveva stabilito la perizia della Procura di Roma emessa lo scorso anno. 

In questa perizia era stato pesantemente criticato l'intero impianto investigativo portato avanti in Uruguay partendo dal medico legale (Natalia Bazan) accusato di non aver indagato a fondo e poi il poliziotto coinvolto nel placcaggio (Ruben Dos Santos) iscritto nel registro degli indagati con l'accusa di omicidio preterintenzionale.