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DI SILVANA MANGIONE

La notte del 31 dicembre vedremo la nascita dell'anno nuovo nel mondo, cominciando dall'Australia che è la prima a inviarci le immagini dei fuochi artificiali sullo sfondo della bellissima Opera House di Sydney. Vedremo il Colosseo e la Piazza di San Pietro, la Tour Eiffel e la caduta della sfera iridescente a Times Square e altre celebrazioni in tutti i Paesi in cui siamo emigrati. Parafrasando Gianni Rodari, noi che viviamo fuori d'Italia canteremo: "Mi hanno detto, caro anno nuovo, che tu riempi la calza di lana, che tutti i bimbi, se stanno buoni, da te ricevono ricchi doni. Noi buoni siamo sempre stati ma i doni mai me li hai portati". Cosa vogliamo da questo Anno Nuovo? Una volta tanto facciamo la lista della spesa e inviamola, tutti insieme, alla Signora Presidente del Consiglio dei Ministri e ai Presidenti del Senato e della Camera. Limitiamoci alle cose più urgenti, che abbiamo ripetuto ad nauseam e che citiamo qui di seguito sullo stesso piano di priorità assoluta.

Il rapporto fra le comunità e le autorità diplomatiche - Crediamo fermamente che il dialogo fra le collettività e le autorità diplomatico-consolari non possa essere gestito a macchia di leopardo: in alcuni casi ottimo o almeno soddisfacente, in altri inesistente per non dire negativo. Abbiamo compreso che fra i compiti dei diplomatici della Farnesina ha crescente importanza la promozione del sistema Italia. Ma proprio per questo la rete comunitaria, con le sue infinite sfaccettature di capacità e imprenditorialità, costituisce uno zoccolo duro sul cui supporto e apporto si può edificare e consolidare l'aumento esponenziale dell'esportazione di beni e servizi italiani nel mondo. Ma esiste ancora una dicotomia nei dialoghi paralleli da una parte con l'emigrazione tradizionale, dall'altra con la nuova mobilità, non soltanto con Consoli e Ambasciatori, ma spesso anche fra loro. Questo distacco a compartimenti stagni e caste diverse va superato per il bene della proiezione internazionale del Bel Paese "dove il sì suona" e di tutti noi che non vi risiediamo.  

I servizi consolari e i patronati - Non possiamo più aspettare mesi per il rinnovo del passaporto oppure anni per una richiesta di riconoscimento di cittadinanza attraverso antenati, nonni e genitori. La soluzione alla lentezza e all'insufficienza dei servizi erogati sta, lo sappiamo tutti, nell'assunzione di un maggior numero di contrattisti all'estero e di personale amministrativo da destinare alle sedi consolari. Ma il bilancio del MAECI ha subìto ulteriori tagli e deve far fronte a spese obbligatorie che gli derivano dagli accordi internazionali. D'altra parte il finanziamento ai Patronati deriva dall'accumulo di punteggi per una tipologia limitata di servizi. Da anni si sta cercando di definire e concludere una Convenzione fra MAECI e Patronati per affidare loro formalmente il ruolo di sussidiarietà che già rivestono, pur non ricavandone ricompensa per le attività svolte. Si era costituito un tavolo di lavoro, con la partecipazione anche del CGIE, ma siamo ancora in attesa della firma di un accordo che sia mutualmente utile. 

L'insegnamento della lingua e della cultura italiane all'estero - Negli innumerevoli incontri, conferenze e Stati generali si è ribadita con forza l'importanza della diffusione della lingua e della cultura italiane all'estero, perché la lingua italiana è fattore portante dell'identità nazionale e l'italianizzazione dei gusti nei paesi che ospitano la nostra diaspora è, a sua volta, fattore portante del sistema Italia. L'insegnamento dell'italiano dall'asilo alla maturità viene impartito dalle scuole italiane all'estero e dagli enti gestori. Le due ultime circolari emanate dalla Farnesina su questa materia, applicate a partire dal 2020, hanno messo in ginocchio la rete degli enti gestori e vanno riviste con rapidità e con la massima semplificazione dei percorsi e puntualità nell'erogazione dei contributi. Non abbiamo ancora i dati relativi alla chiusura e, in alcuni casi, il fallimento di non pochi enti gestori, né il numero degli studenti di italiano nei diversi Paesi per gli anni scolastici 2020/21 e 2021/22, mentre è già in corso l'anno scolastico 2022/23. Gli enti gestori in tutti i continenti hanno stilato e sottoscritto documenti in cui domandano profonde revisioni della normativa per poter sopravvivere e il CGIE è al loro fianco.

Gli strumenti di informazione per gli italiani all'estero - Una situazione simile a quella degli enti gestori si verifica nel sostegno ai quotidiani e ai periodici cartacei ed elettronici per l'Italia fuori d'Italia. Basta la presa di posizione di un qualsiasi Com.It.Es., al quale magari sta antipatico il direttore di un giornale, per provocare ritardi inaccettabili oppure mancate erogazioni dei contributi gestiti dal Dipartimento editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Un esempio eclatante, più volte presentato su Gente d'Italia, riguarda proprio questo nostro quotidiano, che ha subìto un ingiustificato e illegittimo attacco alla linea editoriale da parte del Com.It.Es. di Montevideo, inspiegabilmente avallato da Sua Eccellenza l'Ambasciatore Iannuzzi. Il normale parere obbligatorio deve invece riguardare soltanto l'esistenza, la distribuzione e il servizio alla comunità, come stabilito dalla legge  Prima della cancellazione della Commissione Nazionale per la stampa italiana all'estero ciò non sarebbe stato possibile. Bisogna quindi intervenire anche su questo, risolvendo la questione locale in Uruguay e ristabilendo la Commissione nazionale.

Le rappresentanze degli italiani all'estero - Molti problemi presentati in questi flash sulle maggiori criticità che complicano la vita degli italiani all'estero non hanno potuto essere sanati per due ragioni. La prima consiste nel quasi totale rinnovamento dei componenti dei Com.It.Es. che, insediati a dicembre del 2021, stanno ancora facendo il necessario rodaggio.  Quelli europei vicini al confine con l'Ucraina sono scesi immediatamente in campo insieme al CGIE per assistere i profughi. Altri stanno svolgendo un corretto lavoro di contatto concreto con la propria collettività. Altri, un po' dovunque, sono in preda al delirio creativo di iniziative scintillanti, con alta visibilità e riscontro, che non rispondono alle esigenze sostanziali dei loro elettori. Di altri ancora si sa poco o nulla. Il problema vero e maggiore sta nel fatto che al Consiglio Generale degli Italiani all'Estero, i cui componenti che rappresentano le comunità sono stati eletti il 9 aprile del 2022, è stato e viene tuttora impedito, a partire dal 26 dicembre del 2021, di svolgere alcuna attività. Ciò è dovuto a una stranissima concezione dell'ordinaria amministrazione, che consente al Comitato di Presidenza di dare pareri obbligatori sull'apertura di Ambasciate e l'elevazione di grado dei Consolati, ma null'altro, nell'eterna attesa che il Presidente del Consiglio di turno firmi il decreto di nomina dei Consiglieri di nomina governativa. Per assurdo, se nei prossimi 5 anni nessun presidente del Consiglio firmasse quel decreto, i 6 milioni e mezzo di italiani nel mondo rimarrebbero privi della propria voce ufficiale e costante di sintesi e raccordo con il Governo e il Parlamento. Se e quando il CGIE verrà completato nei suoi ranghi, e ufficialmente insediato, dovrà prima di tutto porre mano alla riforma delle due leggi istitutive delle rappresentanze e occuparsi delle principali materie che abbiamo evidenziato in questa presentazione di quanto di più urgente c'è da fare nel 2023. C'è molto altro che non funziona, ma basterebbe partire da questi cinque punti per fare già un notevole passo avanti. A tutti i lettori di Gente d'Italia auguriamo un meraviglioso 2023, in cui si ristabiliscano una normalità di vita e gli interventi necessari per tutti noi, che viviamo fuori dai confini dell'Italia, ma con il nostro Paese profondamente radicato nel cuore. 

In alto i calici! Buon Anno!

Silvana Mangione